Emergenza rifiuti a Napoli e deficit di cittadinanza (di Fabio Pascapè)

Mentre scrivo vedo dalla finestra (e a Napoli e dintorni sono in buona compagnia) una piramide di immondizia che invade il marciapiede e la sede stradale. Stamane per accompagnare i bimbi a scuola dovrò passarci molto vicino e per la prima volta attrezzerò i bimbi con le mascherine bianche provando a tamponare le esalazioni venefiche che provengono dai cumuli che ormai invadono inesorabilmente il quartiere Materdei come altri quartieri di Napoli e come altre cittadine della Provincia di Napoli. Come Assemblea NAPOLICENTRO ci accingiamo ad organizzare (come tante altre assemblee) l’VIII Giornata della Sicurezza nelle Scuole. Confesso che ieri sera ho sentito il Presidente del Consiglio di Istituto per definire dettagli organizzativi della giornata e lei mi ha prontamente chiesto di attivare l’associazione sulla tematica dei rifiuti dandomi la sua disponibilità. Questo è un dato di enorme concretezza.

Sono convinto che la enormità del problema che affligge la mia comunità richieda uno sforzo: occorre mutare il punto di vista.  Il problema non è stabilire se spingere sui termovalorizzatori oppure sulla differenziata, a poco serve stabilire se è colpa di quelli che c’erano prima o di quelli che sono venuti dopo, a poco serve scagliarsi contro il livello di governo immediatamente superiore al nostro chiedendone l’intervento (sia come cittadini che come aderenti a Cittadinanzattiva).

Siamo di fronte ad un dato di fatto: non riusciamo a venire fuori dalla crisi rifiuti nella quale ci dibattiamo da oltre quindici anni. Questa è una cosa che risiede nel regno dell’oggettività e non necessita di ulteriori commenti. Le altre comunità hanno affrontato crisi anche peggiori e dopo un cammino piu’ o meno lungo e tribolato sono riuscite a lasciarsi alle spalle il problema. E noi? Mah! un termovalorizzatore che funziona a scartamento ridotto, una quantità imprecisata di ecoballe da smaltire, discariche sature, differenziata al 19% e rifiuti per le strade. Questa è la cruda realtà. Credo che sia venuto il momento di prenderci le nostre responsabilità come cittadini assenti. O almeno presenti al momento di votare e al momento di protestare… e in mezzo? In mezzo c’è una delega totale ed incondizionata che viene interrotta solo da contatti clientelari nell’ambito dei quali si chiede per piacere quello che si dovrebbe avere di diritto. Quest’è. Naturalmente c’è uno zoccolo duro di cittadini che resiste che partecipa, che si fa sentire anche “in mezzo”. Ma sono sempre di meno e sempre piu’ demotivati soprattutto alla luce della cocente delusione che sono stati gli ultimi 15 anni.

Che fare? Non è facile dirlo. Nell’immediato sicuramente c’è da risolvere il problema dei rifiuti che però, paradossalmente, è molto piu’ semplice da risolvere del vero problema: un consistente deficit di cittadinanza. Lo stesso vale per la nostra classe dirigente che, non dobbiamo mai dimenticare, è esattamente quella individuata dalla comunità o perchè l’ha eletta o perchè non ha saputo trovare unità e lucidità tali da individuare alternative efficaci.

Guardo perplesso i miei concittadini svolgere la propria attività tra i cumuli di immondizia senza ormai articolare alcuna reazione significativa. Questo è inquietante… Significa che il guasto prodotto interessa il senso profondo di appartenenza ad un territorio dal quale quando si può si scappa e, se questo non è possibile, dal quale ci si difende. Questo è il compito che a mio avviso attende Cittadinanzattivae e le altre associazioni della cittadinanza attiva. Non: trovare soluzioni tecniche (ce ne sono tante e tutte piu’ o meno valide), ma trovare una soluzione al deficit di cittadinanza riuscendo validamente a invertire il trend e riportando i cittadini a partecipare in piena responsabilità alle scelte che li riguardano. Questo è un processo lungo, faticoso e delicato: è bene averne consapevolezza. Occorre tenere bene a mente che il deficit di cittadinanza è alla radice di tutte le grandi problematiche che attanagliano la nostra terra: crisi economica, criminalità organizzata, etc.

A riguardo segnalo gli spunti alla riflessione nati in sede di Convention nazionale dei Coordinatori di Cittadinanzattiva a partire dai fatti di Terzigno tra i rappresentanti di alcune delle assemblee della delegazione campana..

In buona sostanza i punti nodali emersi sono quattro.

1 – condanna della violenza  “Non riuscire a tenere in piedi un tavolo di confronto è incapacità di chi governa e miopia di chi è governato”. Il ricorso a forme di violenza è inaccettabile non solo per principio ma anche perchè di fatto allontana parti di un confronto che in ogni modo ed a ogni costo debbono essere tenute in collegamento.

2  – difetto di cittadinanza  “La verità è che la nostra terra, il nostro bene comune richiede una cura costante ed assidua. Richiede partecipazione. Richiede presenza in ogni luogo di decisione. Non possiamo permetterci piu’ il lusso di delegare tutto al momento del voto all’eletto di turno”. La partecipazione del cittadino deve avvenire in ogni luogo in cui ciò sia possibile. Il decisore deve essere sempre costantemente rifornito di feed-back che provengono dai cittadini.

3 – si finisce con il penalizzare le comunità che in modo responsabile hanno affrontato il problema “La Campania è una regione che, relativamente al problema dei rifiuti, viaggia a diverse velocità e questo comporta spesso che alcuni cittadini campani sopportino il prezzo della inefficienza di altri senza averne alcun vantaggio. E’ venuto il momento di chiedersi perchè cio’ accade e di individuare delle soluzioni per ripristinare una condizione di equità'”. Questa è una condizione assai delicata per la quale le comunità virtuose finiscono col pagare l’inefficienza di altre. Non è possibile che ciò duri in eterno, ma è possibile solo nelle more di una risoluzione veloce e definitiva delle problematiche.

4 – che fare? “Rispolveriamo l’esperienza fatta dalla Provincia di Torino quando per la localizzazione del termovalorizzatore si è realizzato un processo di consultazione delle popolazioni dei comuni della provincia stessa, con il risultato che ben due comuni finirono addirittura con il contendersi quella che vedevano come opportunità e non come minaccia. Altro che sindrome NimBY!” Occorre coinvolgere le comunità nei processi decisionali prima che le scelte vengano fatte e non dopo.

Concludo con una battuta finale tratta dal documento di Roma: “E non si dica che non c’è tempo! Il tempo perso in quindici anni di inefficienza ed inefficacia dell’azione politica è un prezzo che non puo’ pagare il cittadino”.

Fabio Pascapè Cittadinanzattiva Assemblea Territoriale Napolicentro

1 commento
  1. Angela dice:

    A noi cittadini non bisogna lasciare alcuna scusante… le ordinanze, gli avvisi e tutto quanto concerne la problematica dei rifiuti deve essere portata a nostra conoscenza come un tam tam continuo, anche magari ritornando ai banditori, poichè se come accade è visibile sul sito, la scusante sarà “non tutti possediamo un computer, internet…”; con l’affissione non è capillare e finirà col “non abbiamo letto l’avviso, dov’era?” e potrei dirne tante, la cosa che più mi sconcerta è che l’immondizia e comunque più in generale la non cura del territorio è sotto gli occhi di tutti noi, ma solo in pochi credo la vedano veramente!
    Per questa ragione bisogna essere martellanti fino all’inverosimile, magari nella campagna rieducativa far partecipare gli idoli della maggior parte della popolazione, come i calciatori….
    Non sono pessimista, continuo a cercare di fare il mio dovere di cittadina, ma vorrei anche qualche diritto.
    Angela Tè

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