Brittany e la morte con dignità

Brittany ha posto termine alla sua vita come aveva annunciato. La morte entro poco tempo era stata data per inevitabile dai medici. Un tumore al cervello l’avrebbe uccisa dopo un degrado del suo stato fisico e cognitivo che si può solo immaginare o che solo un esperto può conoscere.

Brittany si è suicidata anticipando la morte che stava per darle scacco matto. Invece del silenzio o dell’umana comprensione che dovrebbe accompagnare scelte così drammatiche qualcuno ha voluto parlare per impartire una lezioncina di morale.

E chi se non un portavoce del Vaticano poteva farlo? Ce lo aspettavamo e così abbiamo potuto leggere che Brittany non ha avuto o, meglio, non si è data una morte dignitosa. Ah sì? E quale sarebbe stata una morte dignitosa? Distrutta nel fisico e con il cervello annientato da un male che nessuno avrebbe potuto arrestare, ridotta ad un corpo in disfacimento. Questa sarebbe stata una morte dignitosa? Inutile commentare affermazioni così stupide che purtroppo tocca ascoltare ogni volta che si mette in gioco la libertà di disporre del proprio corpo e della propria vita.

Avevamo sentito nel caso di Eluana Englaro cose molto peggiori delle poche parole di monsignor Carrasco De Paula. Avevamo assistito ad improbabili presidi con pane e acqua da offrire ad Eluana. Avevamo ascoltato un Presidente del Consiglio parlare della possibilità che Eluana rimanesse incinta.

Per Pier Giorgio Welby la chiesa negò i funerali religiosi perché egli aveva deciso di interrompere il suo calvario senza aspettare oltre. Pier Giorgio Welby non muoveva più un muscolo e anche per lui si è trattato di anticipare ciò che sarebbe accaduto comunque.

Tutto rientra in un gioco delle parti che fa parte della nostra cultura. Qualcuno si è assunto il compito di dare lezioni di morale a tutti. E va bene che adesso non ci si occupa più della masturbazione e dei rapporti sessuali prematrimoniali che nel passato erano un must, ma si cerca di volare alto. Il vecchio vizio di impicciarsi delle scelte estreme di chi non può più vivere una vita degna di questo nome, però, resta.

Vabbè ci vuole pazienza. Però, parlando di vita e di morte, magari una risposta sul perché un criminale come Enrico De Pedis sia stato seppellito nella basilica di Sant’Apollinare dopo tanti anni ce la potrebbero pure dare. O non la si può dare perché è più rivoltante di qualunque immaginazione? (per chi vuole approfondire si veda su google alla voce Emanuela Orlandi)

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