Contro la corruzione un piano di attacco del Governo

Due avvocati, Sergio Erede e Alessandro Musella, hanno scritto una lunga lettera a Repubblica nella quale indicano le misure per combattere la corruzione.
Il punto di partenza del loro ragionamento è che occorrerebbero più investimenti pubblici, ma anche se si facessero la corruzione è in grado di renderli inefficaci. Inutile quindi invocare più spesa pubblica se non si creano le condizioni perché i soldi non finiscano nelle tasche dei corrotti. Un “attacco frontale” alla corruzione è necessario, ma deve essere fatto di provvedimenti concreti. La prima area di intervento è quella penale e tocca i seguenti punti: 1) estensione della durata e interruzione/sospensione della prescrizione; 2) pene e sanzioni economiche efficaci e dissuasive (inclusa l’estensione ai reati di corruzione delle misure di sequestro/confisca previste dal Codice Antimafia); 3) reintroduzione del falso in bilancio; 4) non-punibilità per chi si auto-denuncia e collabora con la giustizia; 5) procedibilità d’ufficio per la “corruzione tra privati”; 6) estensione dell’ambito di ammissibilità delle intercettazioni per i reati contro la pubblica amministrazione.
piano contro la corruzioneLa lotta alla corruzione, però, non è fatta solo di misure penali e nemmeno può essere affidata solo all’Autorità per la prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione.
La lotta alla corruzione è fatta di repressione, di prevenzione verso le imprese private, di riorganizzazione amministrativa e di comunicazione. Tutto ciò va oltre le ristrette competenze dell’Anac e deve provenire da una decisione politica del Governo.
Un esempio cui ispirarsi potrebbe essere il piano anticorruzione recentemente adottato dal governo inglese, che consta di 66 azioni specifiche. Nessun governo italiano ha mai fatto nulla di paragonabile, ma un piano di questo tipo potrebbe davvero segnare una svolta di grande impatto.
Cosa c’è dentro quel piano? Ecco le aree di intervento:
1) Potenziamento dell’attività di “intelligence”, mediante creazione anche in Italia di un’unità investigativa dedicata all’anticorruzione e al sequestro/confisca dei patrimoni di corrotti e corruttori; impiego di banche dati e dei sistemi informatici in grado di scoprire i segnali di possibili condotte illecite su cui investigare; impiego di agenti infiltrati; creazione di un ufficio pubblico dedicato a raccogliere le denunce di corruzione anche via internet, che garantisca ai denuncianti protezione, anonimato e una ricompensa economica commisurata al beneficio ottenuto dallo Stato.
2) Prevenzione: ulteriori azioni per dare concretezza ed effettività al piano di prevenzione varato dall’Anac; azioni specifiche di prevenzione per singoli settori a rischio, come grandi opere, sanità, previdenza, fisco, giustizia.
3) Collaborazione delle imprese: incentivare le imprese private ad adottare programmi anticorruzione e ad aderire a “iniziative collettive” (patti tra un gruppo di imprese con cui ciascuna di esse si impegna ad astenersi da qualsiasi pratica corruttiva e accetta di subire sanzioni in caso di violazioni del patto); condizionare all’adozione di tali misure l’accesso ad appalti, concessioni e finanziamenti pubblici.
4) Riorganizzazione amministrativa: rafforzare il sistema dei controlli; ridurre i tempi dei procedimenti decisionali delle amministrazioni; ampliare gli istituti di interlocuzione dell’amministrazione con i privati, rendendo più trasparente ogni rapporto; razionalizzare e ridurre i centri decisionali, in modo particolare nei settori più a rischio di corruzione.
5) Comunicazione: campagna di informazione e sensibilizzazione, per segnare una svolta culturale nel Paese e per incentivare l’adesione dei cittadini e delle imprese alle azioni previste dal piano; sradicare dalla cultura italiana la indulgenza e auto-indulgenza verso la corruzione che sono tra le cause della situazione attuale; stimolare il ricorso dei cittadini alle denunce, facendo comprendere che la corruzione non va tollerata, ma anzi va denunciata a tutti i livelli.
unirsi contro la corruzioneInsomma, è giunto il momento di uscire dagli equivoci. Non è più credibile dire di voler combattere la corruzione e limitarsi a varare nuove norme penali a macchia di leopardo, che nascono già deboli a causa dei compromessi politici che le precedono. Le norme che servono vanno tutte adottate, senza limitazioni e in tempi rapidi. Ma ancor più importante è che ci sia un piano di azioni concrete contro la corruzione, un piano su cui il Governo deve “mettere la faccia” per dare un messaggio inequivocabile di svolta. Un tale piano può essere decisivo non solo perché capace di produrre effetti di prevenzione e dissuasivi in tempi molto più brevi delle norme penali, ma anche e, soprattutto, perché in grado di produrre un impatto immediato sull’opinione degli investitori e della comunità internazionali e sulla loro propensione a investire nel nostro paese, così sostenendone la ripresa economica.
(La lettera è stata pubblicata su Repubblica del 23 marzo 2015)

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