La crisi della politica

Nell’analisi e nel tentativo di capire il perché del non voto è necessario evitare provincialismi ed analisi italocentriche, semplificando ed addossando la responsabilità soltanto sulla Politica italiana, sullo Stato italiano, sui Partiti e sui Sindacati italiani. E non perché Politica, Stato, Partiti e Sindacati debbano essere assolti. Anzi.

Ma perché, negli ultimi 30 anni, il fenomeno del loro distacco dai cittadini ed il lento assurgere di fenomeni di astensione, di disillusione ed ancor peggio di movimenti populisti, è comune a tutto il mondo occidentale ed ha cause sistemiche e strutturali ben più profonde dell’incapacità dimostrata di recente dai soggetti che dalla fine della seconda guerra mondiale e fino agli anni 80 hanno invece dominato incontrastati nella società.

Soggetti a cui in quel lungo periodo trentennale i cittadini si rivolgevano fiduciosi perché riuscivano a risolvere molti loro problemi (sia individualmente sia attraverso la costruzione di un inclusivo sistema di welfare in tutta Europa).

In sostanza e semplificando al massimo, fino ad un certo periodo della storia dell’Occidente la “storia” veniva fatta dentro i confini degli stati nazionali sia dal punto di vista economico che dal punto di vista politico. Globale era semmai la difesa anche se divisa in 2 grandi blocchi.

globalizzazioneQuesto in pratica significava che il cittadino italiano, francese, inglese o americano si poteva rivolgere ai poteri nazionali, ai politici o agli imprenditori, e questi avevano al tempo tutti gli strumenti per risolvere i problemi che venivano loro posti.

La Politica era perciò avvertita come una cosa utile, che sapeva e soprattutto poteva affrontare i problemi. E così, di fronte alle richieste dei sindacati, gli imprenditori avevano ancora l’autonomia di dire si o no.

E quando la politica o gli imprenditori dicevano no ci si organizzava, si lottava, si provava a cambiare i rapporti di forza e si sapeva che in quel Palazzo della Politica o in quella palazzina della Direzione aziendale c’erano tutti gli strumenti per decidere. E spesso si trovavano compromessi dignitosi.

Da qui, oggi nascono quei rimpianti di un periodo dominato da grandi figure, i Togliatti, i De Gasperi, i Moro, i Di Vittorio e poi gli Agnelli, i Lama, i Carniti, i Trentin, i Benvenuto, i Berlinguer. Ma quel periodo non tornerà più. Facciamocene una ragione. Oggi quel quadro è completamente sottosopra.

Ci sono la Politica, lo Stato, gli Imprenditori, i Partiti, ma i cittadini in Italia, in Francia, in Inghilterra, negli Usa avvertono che quei soggetti non hanno più la possibilità di decidere della loro vita e hanno perso gli strumenti per risolvere i loro problemi.

mercato e politicaE questo perché 30 anni di globalizzazione (cosa in se positiva) e 30 anni di liberismo (cosa negativa) hanno trasferito i poteri economici in territori transnazionali, i poteri sono diventati extraterritoriali e la vecchia politica si trova spiazzata e disarmata.

Ed in questi anni il Politico di fronte alle domande pressanti dei cittadini è stato costretto a considerare solo 2 possibilità, alzare le braccia al cielo e riconoscere di non poter far nulla (atteggiamento sincero ma destrutturante per la Politica) oppure raccontare menzogne, fare promesse mirabolanti che si sapeva non poter mantenere. E giocandosi spesso la “carta distraente” della sicurezza.

E naturalmente queste due possibilità venivano declinate secondo le inclinazioni dei popoli e da noi il secondo atteggiamento è stato straordinariamente interpretato da Berlusconi.

La politica quindi appare sempre più lontana dalla gente non perché ci sono i ladri ed i corrotti (in altre epoche quando la politica poteva risolvere sarebbero stati solo un problema di codice penale), non perché c’è una casta insaziabile (che sicuramente c’è anche se io non generalizzerei), la politica appare lontana perché non decide più nulla ed a decidere sono i “mercati”, entità indistinte che decidendo di comprare o meno i titoli emessi da questo o quello Stato possono mettere in ginocchio un paese intero.

politica e antipoliticaNaturalmente il cittadino normale che non è obbligato a studiare i testi di sociologi, economisti e scienziati della politica e tanto meno di filosofi barbosi, se la prende con chi ha più vicino, il politico locale ed in generale la Politica, rifiutandogli la fiducia ed astenendosi o votando per movimenti populisti come Grillo e la Lega.

Quindi lo sganciamento della gestione della nostra vita dagli strumenti politici locali e nazionali sta provocando il disastro dell’antipolitica.

E questo è stato possibile perché in questi ultimi 30 anni ha trionfato quella ideologia, quel pensiero unico dominante che, come un mantra, ci ha convinti che i problemi non sono mai sistemici ma si risolvono a livello biografico, quella ideologia che ci ha convinti che basta l’impegno personale al di fuori di ogni solidarietà di gruppo per affrontare la vita, quell’ideologia che considera la valorizzazione dell’individuo non nel suo rapporto con l’altro, il diverso da se ma solo nel suo essere avulso dall’altro visto solo come un competitore se non addirittura un pericolo (i talk show o i talent come Amici, diffusi in tutto il mondo, sono stati e sono i diffusori di massa di questo pensiero unico dominante).
E paradossalmente il rifugio nelle comunità locali chiuse (tipo Lega), nei fondamentalismi religiosi è l’altra faccia di questa globalizzazione dei mercati.

Guai per l’onnipotenza dei mercati se i cittadini del mondo occidentale capissero che al mercato globale bisogna contrapporre una Politica globale.

E allora la distruzione della Politica è propedeutica ad impedire che qualcuno possa illuminare i cittadini su questa grande verità, possa togliere il velo che ci impedisce di vedere dove stanno i poteri veri e quindi, togliendo quel velo, far si che la Politica si sposti a quel livello.

Se la politica viene delegittimata (magari con l’aiuto della Politica stessa che continua a ballare mentre il Titanic affonda) i “mercati” festeggiano, perché il loro potere rimane intatto ed unico.

Ed è per questo che gli organi di stampa posseduti dai mercati (il Corriere in Italia per esempio) hanno alimentato l’antipolitica, facendo anche gli apprendisti stregoni per Grillo ed oggi per Salvini.

Enzo Puro tratto da http://manrico.social/blog

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