Elezione del Capo dello Stato: svolta del Pd? O dei 5 stelle? (di Angela Masi)

Le elezioni del Presidente della Repubblica, stanno rappresentando in queste ore il banco di prova per tutte le forze politiche parlamentari, Movimento 5 stelle e Pd in primis.

conseguenzeDa elettrice del Movimento 5 stelle sapevo che era stata la speranza di cambiamento a spingere gli italiani a dare fiducia a questo nuovo attore della scena politica. Però, considerando i 50 giorni passati dalle elezioni e trascorsi in una schermaglia di mosse e segnali che nella quale tutte le formazioni politiche sono rimaste coinvolte, non mi è sembrato che fosse cambiato nulla. I vecchi partiti impegnati a capire come allearsi per conservare le poltrone, i nuovi politici impacciati, impreparati e impegnati in un ostruzionismo sterile.

I principali interrogativi che ruotavano e ruotano intorno al Movimento 5 stelle, a mio parere, erano talmente importanti da mettere in discussione la mia scelta elettorale:

 

  1. Democrazia digitale ok, ma perché continuare ad identificare un movimento politico col blog personale del suo fondatore o garante che dir si voglia?
  2. Qualcuno in rete, e non solo, sostiene che non è dato dissentire dalla linea politica di Grillo. Stanno anche nascendo blog che raccolgono tutte le “voci fuori dal coro”, cioè i post pubblicati sul blog di Beppe Grillo e che vengono cancellati.
  3. Dal giorno immediatamente successivo alle elezioni mi è sembrato che i neo-Parlamentari prendessero ordini da Grillo e Casaleggio, che tra l’altro non erano neanche stati eletti. E non ho visto l’impegno degli eletti sulle proposte programmatiche del Movimento; tante critiche contro i partiti, la ripetizione di ciò che ormai tutti conoscono riguardo al malaffare che spopola nel nostro Paese, ma niente più di questo. Insomma, fossi una parlamentare del Movimento 5 stelle mi chiederei cosa fare per onorare il mandato conferitomi dai cittadini, anche a costo di uscire fuori dalla forza politica che rappresento.

Al di là delle critiche che come elettrice del M5S mi sento di fare però non mi dimentico che l’Italia è uscita dalle urne divisa esattamente in tre componenti equamente rappresentate in Parlamento, ma politicamente totalmente disomogenee. Da qui è nato lo stallo.

Naufragate tutte le ipotesi di Governo con i voti Pd e M5S, rimanevano plausibili solo altre due ipotesi: o un governissimo a guida Pd appoggiato dal PdL e dal centro, oppure le elezioni anticipate. Il tutto che ruotava intorno all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.colpo di testa

In questo scenario così complicato ecco che arriva il colpo di testa di Bersani: la candidatura di Franco Marini, formalmente proposta dal segretario del Pd, ma, con molta probabilità, avanzata da Silvio Berlusconi.

Nelle ore immediatamente successive alla proposta si è scatenata la rivolta degli elettori del Pd e si è creata una spaccatura profonda nel partito che ha portato, come sappiamo,  al flop della prima votazione.

È un fatto che quando il Movimento 5 stelle fa un passo indietro e chiede al Pd di convergere sul nome di Stefano Rodotà facendo capire che sarebbe stato l’inizio di un percorso condiviso anche per il governo, Bersani cambia strada e sceglie il Pdl. Una scelta incomprensibile per gli elettori di centro-sinistra: vecchie logiche, vecchi meccanismi e mancato riscontro all’esigenza di cambiamento, unica vera certezza del risultato elettorale della scorsa primavera.

Comunque un bel NO a Rodotà. Perché ?

Forse perché avrebbe rappresentato la prima vittoria del M5S ? Il M5S, infatti, stava sbagliando ancora decidendo di candidare Gino Strada e la Gabanelli che sono due importantissime figure della società civile italiana, ma non in grado di fare il mestiere di Capo dello Stato. Ma con Rodotà cambia tutto: una lunga esperienza politica, la vastissima competenza giuridica, l’elaborazione di idee nuove sui diritti, la sua forte etica del diritto e il sostegno a diritti di quarta generazione, quali l’eutanasia, il testamento biologico, le coppie di fatto. Ce n’è abbastanza per parlare di un cambiamento vero e profondo.

Però il Pd dice di no e ricorre persino a Prodi, (un nome fatto anche dal M5S, ma subito smentito appena gli elettori Pd decidono di votarlo), mantenendo la chiusura agli inviti di Grillo. Il Pd ha persino preferito andare verso l’autodistruzione scegliendo l’accordo con la destra piuttosto che appoggiare la candidatura di Rodotà. Eppure se lo avesse fatto avrebbe avuto una possibilità di riparare, almeno in parte, alla fallimentare esperienza di Bersani.

Però anche la candidatura di Prodi dura poco ed è già finita, affossata dai franchi tiratori del suo stesso partito.

A questo punto quello che mi auguro da cittadina di questo Paese e da elettrice del M5S è che il Pd rinsavisca e scelga la strada di un confronto aperto con tutti quelli che vogliono un cambiamento profondo. L’incontro con il Movimento 5 stelle e il voto a Rodotà sembrano una strada obbligata. Questa è la vera responsabilità da dimostrare verso il Paese.

Angela Masi

1 commento
  1. stefano dice:

    Se bersani con un’atto di rispetto verso i suoi elettori,l’ultimo visto che ormai la sua carriera di segretario e’ finita,decidesse di accettare le richieste del popolo,ma non tralascerei le ipotesi d’alema e marini che significherebbe il prolungamento del governo Berlusconi…

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