Faccendieri all’assalto dello Stato: i partiti che fanno? (di Claudio Lombardi)

“Un sistema criminale” che agisce con le “modalità operative tipiche delle più sofisticate compagini associative di stampo terroristico e mafioso”. Quelli che gestiscono questo sistema vengono definiti “mercanti in nero di notizie e informazioni segretate e riservate”. In questo modo i pubblici ministeri di Napoli, dopo un anno di indagini e dopo aver raccolto tantissimo materiale documentale proprio con quelle intercettazioni che questo Governo voleva rendere impossibili, hanno definito il sistema messo in piedi da Luigi Bisignani.

E chi sono gli interlocutori di questo sistema? Generali a capo dei servizi segreti, i vertici del Governo e della Rai, finanzieri, manager delle aziende controllate dallo Stato, i sindaci di importanti città.

Con chi parlano, trattano, decidono? Con colui che adesso definiscono “lobbista”.

E come mai un lobbista che non si capisce per chi si dia da fare viene ascoltato da chi ha in mano apparati delicati  e potenti, da illustri esponenti del Governo, dai vertici di aziende pubbliche e anche dal sindaco di Roma? E non solo viene ascoltato, lo si fa partecipare a decisioni importanti.

Domande semplici alle quali c’è un’unica risposta: il potere che segue vie che non sono quelle della democrazia, ma quelle dei gruppi che si sono impadroniti dello Stato.

Una nuova P si dice, la numero 4; ovvero una nuova associazione segreta come fu la P2 trenta anni fa, con la quale si costruisce un sistema di gestione parallelo del potere da affiancare e sovrapporre a quello istituzionale.

Nel sistema spiccano al primo posto gli esponenti politici che non disdegnano affatto, loro, pseudo rappresentanti della volontà popolare, pseudo uomini delle istituzioni di affidarsi ai servizi del faccendiere di turno non eletto da nessuno, rappresentante di niente, ma accreditato di un’influenza superiore a quella di tutti gli eletti e di tutti i politici. Un’influenza che lo porta ad intervenire in faccende delicate e riservate senza che mai gli si opponga un veto, quello che sgorgherebbe spontaneo da chi dovrebbe avere le mani pulite e la coscienza di essere parte di un sistema democratico non affaristico malavitoso.

Ecco in cosa consiste la volontà popolare tanto spesso invocata da tanti che se la prendono e ci fanno quello che vogliono, pronti a consegnare l’autorità delle istituzioni pubbliche nelle mani di un faccendiere.

In questo momento una domanda viene prima di tutte, perché del resto si occupano, per fortuna, i magistrati, quelli che Berlusconi voleva e vuole a tutti i costi mettere a tacere.

Cosa ci stanno a fare i partiti? Come viene gestito il potere nel nostro Stato democratico?

Veramente anche stavolta è chiaro come la politica si sia ridotta a un mercato nel quale si vende e si compra la volontà dell’elettore. E lo si fa prendendolo in giro come si è visto anche nella sceneggiata di Pontida annunciata come una svolta risolutiva e ridotta ad una presa in giro di chi attendeva una parola chiara anche se mascherato da guerriero celtico. O come si vede ad ogni tornata elettorale quando si promette di tutto all’elettore ben sapendo che quelle promesse non saranno mai mantenute.

Poi, nei fatti, ci si comporta come un gruppo di conquistatori che si dividono il bottino. Ecco l’immagine che viene confermata da questa inchiesta.

In realtà non tutta la politica è così come dimostrano i referendum e le elezioni amministrative e si può solo sperare che cresca questa parte che è forte perché è fatta di partecipazione vera.

Il vento cambia dice uno slogan di queste settimane. Speriamo che porti gente nuova e spazzi via coloro che tradiscono la fiducia dei cittadini, che tramano per distruggere la libertà dei cittadini e la democrazia; quella vera, non quella delle sceneggiate che mettono un cosiddetto capo di fronte al popolo. Lasciamo le sceneggiate ai poveretti disposti a farsi prendere in giro.

La vera democrazia è quella che permette ai cittadini di sapere come viene gestito il potere, che permette la partecipazione alle decisioni e che attribuisce a loro un ruolo di controllo delle politiche pubbliche.

Claudio Lombardi

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