Fecondazione eterologa: via un altro pezzo di ipocrisia

Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della  legge 40 entrata in vigore dieci anni fa e che vieta il ricorso ad un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. Come tutti sanno le coppie italiane che volevano aggirare questo divieto sono sempre andate all’estero a risolvere il problema posto da una legge ipocrita che, per fortuna, è stata smantellata pezzo a pezzo dalle sentenze dei tribunali e dalla Corte Costituzionale.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin si è subito precipitata a richiamare la necessità di un intervento parlamentare per mettere in atto la decisione della Consulta e a richiamare la complessità dell’introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento. La Lorenzin ha anche sottolineato che “ci sono alcuni aspetti estremamente delicati che non coinvolgono solamente la procedura medica, ma anche problematiche più ampie, come ad esempio l’anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia e il diritto di chi nasce da queste procedure a conoscere le proprie origini e la rete parentale come fratelli e sorelle”.

Ma no?!! E chi ci aveva pensato? Certo che il ministro vede più lontano di tutti quei paesi nei quali la fecondazione eterologa è praticata da tanti anni. Perché non li illumina spiegando a loro quanto sia delicata la questione?

Ma guarda te cosa tocca sentire dopo che le strade per la fecondazione assistita sono state rese difficili a coppie ree soltanto di volere un figlio. E tutto per un divieto posto dalla Chiesa Cattolica pre-Francesco che si appassionava tantissimo a tutto ciò che riguardava il sesso, la procreazione e la libertà di scelta come se questi fossero campi nei quali si dovesse imporre sempre e comunque la prevalenza della morale scelta dalla gerarchia ecclesiastica.

Per fortuna il progresso non si ferma alle tonache dei religiosi anche se la Pontificia Accademia della vita teme per le conseguenze che potranno derivarne. Ma quali conseguenze possono mai derivarne che non siano già state previste nei paesi civili che non hanno dovuto sorbirsi una legge confessionale come la legge 40? E comunque sia esistono tutte le competenze per esaminarle e decidere senza ricorrere ai precetti della gerarchia ecclesiastica. Per fortuna

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