Feynman e il tassista di Trinidad

Sottotitolo: perché gli USA sono gli USA e il Brasile è il Brasile. Cioè: il progresso non è uguale per tutti.

Nel 1950 Richard P. Feynman passò un anno in Brasile, come anno sabbatico concesso dal Caltech (California Institute of Technology) al neo assunto fisico teorico, giovane, ma già famoso nell’ambiente dei fisici e non solo. Feynman trascorse l’anno tenendo un corso di Elettromagnetismo agli studenti dell’ultimo anno del corso di laurea in Fisica dell’Università di Rio, cercando contemporaneamente di seguire le ricerche e gli esperimenti in corso negli USA, corteggiando, come era solito fare, le hostess della Pan-Am che soggiornavano nel suo stesso albergo (scelto per questo motivo), studiando inoltre la lingua portoghese nella versione brasiliana e partecipando come percussionista (aveva scelto di suonare uno strumento a percussione chiamato frigideira) alle prove e alle esibizioni di una scuola di samba, in previsione delle sfilate musicali del Carnevale di Rio. Ma soprattutto cercando di conoscere il paese che lo ospitava, a lui completamente sconosciuto, le persone che lo abitavano, la loro mentalità e la loro cultura, il loro modo di vivere, la loro filosofia di vita. Convinto, da bravo scienziato, che esistesse una comune Weltanschauung da conoscere e da comprendere.[1]

L’esperienza di insegnamento e di contatto con il mondo accademico brasiliano provocò in Feynman una reazione ed un giudizio fortemente negativo. Metodo di insegnamento puramente formale e astratto e studio della materia in modo puramente mnemonico, allo scopo di trasmettere nozioni e non stimoli, struttura delle discipline insegnate esclusivamente in maniera piramidale, gerarchica e dogmatica. Nessun dialogo docente-studente e nessuna interruzione o domande. Anzi, per la generalità degli studenti, le domande con le relative risposte e spiegazioni erano ritenute tempo sottratto all’insegnamento di quanto previsto dal programma!

Al termine del soggiorno Feynman si pose la domanda se l’impostazione negativa dei corsi universitari delle materie scientifiche fosse comune a tutta la società brasiliana, anzi a tutta la società latino-americana oppure se fosse legata a particolari condizionamenti storici che avessero influenzato l’ambiente accademico brasiliano. Inoltre Feynman espose lucidamente e, in una certa misura, brutalmente (come era tipico del suo carattere) i suoi giudizi fortemente negativi in una riunione seminariale collettiva al corpo docente della Facoltà universitaria. Cercando di suscitare, senza molto successo, un dibattito e una riflessione sui difetti da lui riscontrati.

Anche l’esperienza musicale ebbe una fine ingloriosa e triste: la sua scuola di samba infatti decise di non partecipare alla sfilata principale del Carnevale di Rio, perché i componenti non avevano il denaro necessario per i ricchi costumi tradizionali da sfilata. Contatto diretto quindi con una società fondamentalmente povera, ma anche con una cultura che mischia inconsapevolmente problemi reali e terribili (povertà) con falsi problemi indotti dalla tradizione o dal mito (necessità di suonare e sfilare vestiti in un modo imposto dalle esigenze del turismo o della società più abbiente e non come possibile, in base alla disponibilità delle persone).

Al ritorno dal Brasile la nave sulla quale viaggiava si fermò per una sosta di un giorno a Trinidad e Feynman decise di visitare la città noleggiando un taxi. Sorprendentemente l’incontro con il tassista fornì ulteriori elementi alle sue riflessioni e alle sue indagini. [2] Feynman infatti si fece portare in giro per la città, evitando i luoghi più poveri e degradati, ma preferendo luoghi di lavoro, facendosi presentare persone, facendo domande e cercando di capire. Alcune donne che avevano appena messo in piedi una piccola impresa di taglio e cucito per temperare la povertà con dignità, un signore anziano apatico e assente il cui figlio stava studiando medicina in una università del Michigan, ma soprattutto il tassista stesso, i suoi progetti e le sue speranze. In questo contesto Feynman colse alcuni elementi importanti che non aveva colto in Brasile. Il progetto del tassista infatti era di riuscire a comprare l’auto, trasformandosi in lavoratore indipendente, in un certo senso più libero, aumentando i suoi introiti. Ma il percorso scelto era quello di risparmiare il più possibile con il suo lavoro, per poi utilizzare quanto risparmiato in un gioco d’azzardo per vincere il denaro necessario per acquistare l’auto! Tutti i tentativi di Feynman di convincere il tassista che il metodo scelto era assurdo e altamente controproducente, con una elevata probabilità (o certezza) di lasciare il tassista nelle condizioni iniziali (o forse peggio) furono inutili. Il tassista rimase nella convinzione che solo vincere al gioco d’azzardo gli avrebbe permesso di elevare la sua condizione sociale. 

La conclusione sconfortante quindi, nel caso del tassista inteso come espressione di una cultura, così come nel caso della scuola di samba e così come per la società (di allora) dell’America latina era che in generale a determinare le scelte sono le spinte collettive, anche inconsapevoli, sotto forma di mito, tradizione, idee preconcette senza rapporto con la realtà o le ideologie astratte (marxismo in primis). Spinte collettive che in certe culture (America latina, nella fattispecie) sono dominanti e in altre culture sono assenti o si presentano in forma residuale e minoritaria. Naturalmente in questa conclusione intermedia stiamo abbandonando il pensiero di Feynman per arrivare a considerazioni nostre, di carattere più generale.

Perché un paese come il Brasile nel 1950 era in quelle condizioni di sottosviluppo culturale? Un paese ricco di risorse naturali e di spazi enormi di espansione, indipendente ormai da più di un secolo, non coinvolto nelle stragi e nelle distruzioni della prima e della seconda guerra mondiale. La storia non è sufficiente per individuare il nodo essenziale del problema, così come non sono fondamentali gli elementi cari alla narrazione di sinistra: il capitalismo nord-americano sfruttatore e cattivo, i colpi di stato organizzati dalla CIA, l’immobilismo del latifondo, la corruzione dilagante, ecc ecc.

Analogo discorso potrebbe essere fatto, per rimanere in America Latina, per esempio per l’Argentina, che anzi grazie alle sue grandi riserve di carne uscì dalla seconda guerra mondiale arricchita di denaro (riserve d’oro e dollari) e con grandi infrastrutture industriali create ad hoc. Per tornare nel giro di relativamente pochi anni alla dittatura militare e alla svendita al capitale internazionale di tutti i beni essenziali (non facendosi mancare il default e la svalutazione monetaria). E così via per tanti altri paesi, ricchi di risorse e poveri di cultura. E ricchi di miti e di falsa coscienza.

La cultura è il motore fondamentale per lo sviluppo e il suo complemento negativo, il sottosviluppo. E per cultura intendiamo la cultura del lavoro, della scienza, della innovazione tecnologica e della diffusione del sapere a tutti gli strati sociali. Diffusione senza sconti e senza scorciatoie, con severità e (purtroppo) selezione. Certo conta anche la storia specifica di un paese, le sue origini coloniali e le condizioni di sfruttamento alle quali è stato sottoposto. Ma non basta, anzi sul lungo periodo questi parametri perdono di importanza e possono addirittura fungere da alibi per la classe dirigente e soprattutto per la popolazione convinta che è sempre colpa di qualche entità altra da sé: USA, sistema bancario internazionale, finanza internazionale, colonialismo europeo, connessi nell’influenza nefasta delle congiure, per arrivare alla congiura ebraica (un evergreen che ogni tanto torna in auge).

In questa corsa perennemente in ritardo la sinistra e la cultura marxista, nelle accezioni del comunismo in particolare, hanno giocato il ruolo delle mosche cocchiere, con la convinzione di possedere un percorso di marcia che si è rivelato un fallimento globale, senza eccezioni. Perché il percorso vero era tutt’altro, con direzione opposta. Per chi non fosse d’accordo, dovrebbe essere più che sufficiente il caso della Cina, paese formalmente comunista che pratica il capitalismo nella forma più spietata e priva di freni e di forme di salvaguardia dei diritti individuali, compresi e soprattutto quelli relativi al lavoro.

La conclusione ha il segno negativo, perché anche le esperienze progressiste alternative al comunismo, soprattutto quelle legate all’esperienza socialdemocratica europea, dopo aver avuto il merito storico di enorme importanza di aver fondato lo stato sociale, con l’estensione dei diritti dei cittadini ai parametri fondamentali dell’educazione, della salute e della sicurezza sociale, adesso segnano il passo di fronte alla globalizzazione del mercato del lavoro e della produzione e corrono il rischio che quegli stessi diritti non possano più essere garantiti.

La corsa alla scienza e all’innovazione non può essere abbandonata, pena la perdita di quanto acquisito in secoli di sviluppo e di pensiero occidentale. Questa è la sfida, non ci sono scorciatoie o semplificazioni. Bisogna capire che i paesi come l’Italia, attraversati da una cultura antiscientifica e provinciale (a destra e a sinistra), rischiano di precipitare nel sottosviluppo di ritorno.

Sergio Mancioppi

Note: [1] Richard P. Feynman, “Surely you’re joking Mr. Feynman! Adventures of a curious character, as told to Ralph Leighton”, W. W. Norton & Company, Inc., 1985; 2 Richard P. Feynman, “What do you care what other people think? Further adventures of a curious character”, W. W. Norton & Company, Inc, 1988


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