Fonsai Ligresti & C: Razza padrona

Le notizie di stampa su un intervento di Anna Maria Cancellieri ministro della giustizia per far uscire dal carcere Giulia Ligresti affetta da anoressia riportano alla mente alcuni passaggi della crisi Fonsai che sono scandalosi e immorali anche a distanza di tempo. Eccoli descritti il da Giovanni Pons il 22 ottobre 2012 su Repubblica:

“Dopo un solo anno di duro lavoro in Fondiaria Sai l’ex direttore generale Piergiorgio Peluso, approdato da pochi giorni sulla poltrona di direttore finanziario di Telecom Italia, è riuscito a incassare una buonuscita di 3,6 milioni di euro. E al suo vice Gianandrea Perco, anche lui già uscito dal gruppo assicurativo, spettano 1,7 milioni, tutti da pagare a novembre. Il via libera a questi pagamenti è già avvenuto nell’ultimo consiglio di amministrazione e si trattava di un passo dovuto in quanto sia Peluso che Perco avevano in tasca contratti che prevedevano un “paracadute” pari a tre annualità nel caso si fossero verificati alcuni eventi descritti con minuzia di particolari nello stesso contratto. La clausola a “scorrimento”, in pratica, prevedeva che qualora il direttore generale venisse demansionato non per sua volontà, o che il controllo del gruppo passasse di mano (change of control), oppure che se si fosse varata una riorganizzazione del gruppo o anche di alcune sue parti non concordata con lui, allora poteva dimettersi per giusta causa e aprire in tal modo il paracadute di tre anni.

E così è stato quando a luglio scorso, una volta approvati i concambi della fusione tra Fonsai e Unipol e partito l’aumento di capitale, Carlo Cimbri, il numero uno del gruppo bolognese, ha detto a Peluso e Perco che non vi era posto per loro nella nuova configurazione del management che aveva in testa. Detto, fatto: i due manager a inizio agosto hanno fatto scattare la clausola di change of control.

A chi imputare la responsabilità di un contratto così generoso? …………. Ligresti, occorre ricordarlo, era buon amico dell’ex prefetto di Bologna e attuale ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, madre di Piergiorgio Peluso. La chiamata in Fonsai, dunque, a prima vista sembrava un modo per affidare la gestione finanziaria del gruppo in mani esperte e soprattutto affidabili. Peluso e Unicredit accettarono ma data la delicatezza dell’incarico il manager chiese e ottenne un contratto, firmato dall’allora presidente di Fonsai Jonella Ligresti, che prevedeva appunto un paracadute di tre anni nel caso le cose avessero preso una piega a lui non gradita.”

Non conta cosa abbia fatto il Peluso in Fonsai una società depredata dai Ligresti e poi consegnata ad una fusione con Unipol nella quale i piccoli azionisti hanno perso il 90% dei loro soldi.

Conta che questa gente, chi più, chi meno, succhia con i più svariati pretesti giuridici la ricchezza nazionale, pubblica o privata è uguale, arricchendosi senza ritegno e senza merito.

Razza padrona, appunto.

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