Il caso di Agrigento e il rischio della cleptocrazia (di Salvatore Sinagra)

cleptocrazia o democraziaQuella che 2.500 anni fa fu definita la più bella delle città dei mortali e che si stima contasse 300.000 abitanti in un mondo che ne faceva cento milioni – la città di Agrigento – oggi è una città in condizioni molto difficili. Il comune nel giugno 2014 è stato commissariato  a seguito delle dimissioni del sindaco. Negli ultimi giorni si è parlato di Agrigento per uno scandalo che è già stato da qualcuno ribattezzato gettonopoli. Dunque, il comune è senza sindaco, ma le commissioni del consiglio comunale si sono riunite per oltre 1.110 volte in un anno. I consiglieri per ciascuna riunione, che spesso durava tra 15 e 45 minuti, sono stati remunerati  con un gettone di 50 euro. I consiglieri, intervistati, hanno provato ad affermare che le commissioni si sono sempre riunite per occuparsi di problemi della popolazione, eppure nessuno di loro ha saputo spiegare cosa hanno prodotto tre riunioni per tutti i giorni dell’anno domeniche e festivi compresi.  Sembrano quasi non capire che la politica non può trincerarsi dietro l’apparenza di un rispetto formale delle leggi quando i fatti dicono che si tratta di un abuso.

Se ne sono accorti gli agrigentini che hanno manifestato in migliaia scandendo lo slogan “noi siamo altro”. Ma indignarsi non basta.

il cittadino controllaSotto il profilo legale e regolamentare servono norme più stringenti sulle retribuzioni dei politici. Sarebbe meglio pagare ai consiglieri comunali uno stipendio fisso invece che con retrocessioni al datore di lavoro dell’eletto e/o con un gettone di presenza, che molto spesso vengono utilizzati per gonfiare i compensi. I politici non devono lavorare gratis, ma i cittadini hanno il diritto di sapere quanto guadagnano. Abusi come quelli di Agrigento dovevano essere denunciati e bloccati subito per esempio dai revisori dei conti che non si capisce cosa ci stiano a fare.

Servirebbe una presa di coscienza netta dei cittadini. E’ necessario capire che certe irregolarità e certi sprechi non potranno essere tollerati ancora a lungo, in un paese schiacciato tra debito pubblico, bassa crescita e calo demografico. Gli anni ottanta sono finiti. Il caso di Agrigento è molto diverso dalla macro-corruzione che spesso ha riempito i giornali in questi mesi, si pensi al Mose o a Roma Capitale.

Il grosso problema, però, è che tanti piccoli sprechi e “furtarelli” in un contesto in cui la disoccupazione è molto elevata possono persino divenire socialmente accettabili e difficili da combattere. Lo stato inefficiente  spinge i cittadini a rispettare ancor meno le regole, ad evadere le imposte, a cercare di entrare nella cerchia degli amici degli amici, lo stato diventa ancor più inefficiente ed infine assente e la democrazia rischia di sfociare nella cleptocrazia, ovvero l’appropriazione del denaro pubblico come scopo della politica.

cittadino arrabbiatoOccorre quindi una svolta in tempi brevi che non riguarda, chiaramente, solo Agrigento.

Come sottolinea il presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone un sistema deve trovare gli anticorpi al suo interno, credere in un cavaliere bianco che arrivi da lontano per portare cambiamenti culturali significa illudersi, né ha senso invocare commissariamenti. Si pensi alla Trojka che in Grecia ha imposto molte decisioni sbagliate e, per di più, non ha avuto risultato alcuno nella lotta all’evasione o alla corruzione. Rifiutare di cambiare significa condannare i giovani all’emigrazione e i meno giovani a dipendere da uno Stato con meno risorse, più inefficiente e separato dai cittadini.

Ad Agrigento, come in tutta Italia, serve una strategia per uscire dal tunnel della cleptocrazia.  Servono giovani che vogliono cambiare le cose e serve fare tesoro delle “migliori pratiche” e dei buoni esempi che non mancano sia in Italia che all’estero. Bisogna conoscerli, studiarli e diffonderli.

Salvatore Sinagra

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