Iniziamo a rimettere le cose a posto (di Claudio Lombardi)

Mettiamo da parte la crisi finanziaria internazionale. Spesso viene presentata come un evento naturale contro il quale non c’è nulla da fare se non inondare di denaro i mercati stando ben attenti a metterlo nelle mani di quegli stessi operatori che lo dovrebbero utilizzare per sostenere le economie e che, invece, spesso, lo usano per giocare alla speculazione. Si chiamano mercati, ma sembra che il coltello dalla parte del manico stia sempre nelle stesse mani. Se ci si vuole orientare si può partire dall’articolo di Guido Rossi pubblicato sul Sole 24ore del 14 agosto e ripreso anche da civicolab (https://www.civicolab.it/new/?p=1400) .

Lo stesso espediente retorico viene utilizzato anche per affermare la necessità di ridurre la spesa pubblica e quella sociale in particolare come se fossero un peso intollerabile e ingiustificato. È incontestabile che alcuni meccanismi devono essere cambiati e che una bella pulizia deve essere fatta in settori cruciali come la sanità (dove, guarda caso, la politica ha da sempre il bastone del comando in mano).

Altri tipi di spesa, ovviamente, sono stati tenuti ben in ombra fino a che si è riusciti a farlo. Si tratta dei costi della politica da suddividersi fra costi diretti ovvero i guadagni di chi vive di politica e costi indiretti cioè le risorse pubbliche il cui utilizzo dipende dall’esercizio dei poteri che la politica conferisce. Diciamo subito che i costi diretti non sono mai stati messi in discussione e che i politici adesso si mostrano disponibili a ridurli, ma solo perché è diventata intollerabile la sproporzione fra i privilegi e i sacrifici richiesti ai cittadini. Ben diverso sarebbe il giudizio se costoro (alcuni, in verità sono stati più disponibili da anni,  ma sono pochi e non sono stati decisivi in nulla) avessero anticipato l’indignazione popolare. Ciò non è accaduto ed è legittimo affermare la propria sfiducia nei loro confronti. Dovrebbero essere i migliori e, invece, troppe volte si sono rivelati esempi indecenti di affarismo e di egoismo.

Detto ciò qualche tagli ci sarà, di facciata o stanziale, ma ci sarà. E non sarà risolutivo di niente se non sarà accompagnato dal taglio dei costi indiretti cioè dei poteri che consentono di manovrare quasi senza controlli enormi risorse pubbliche.

Che fare? Se non nelle mani dei “rappresentanti del popolo” nelle mani di chi stanno più al sicuro le risorse pubbliche? Nelle mani dei mercati? Quali mercati: quelli nei quali spadroneggiano pirati e affaristi senza scrupoli sempre collusi con i politici e con gli apparati pubblici e che nessuno (tranne, a volte, la magistratura) riesce a controllare? No grazie.

Fra le spese mai citate come bisognose di tagli ci sono anche quelle militari. Non sarebbe ora di metterle in discussione? Non per pacifismo ideologico, ma per semplice buon senso e per capire di cosa il Paese ha veramente bisogno. Non a caso la contro finanziaria di Sbilanciamoci (sigla che raccoglie oltre 50 associazioni) insieme alla proposta (ora da tutti accettata) di unificare la tassazione sulle rendite finanziarie ha sempre proposto la riduzione delle spese militari. Speriamo non si aspetti un’altra grande crisi prima di metterci mano.

Vedremo come finirà la manovra. Ma la questione del potere rimarrà centrale: chi comanda e come lo fa.

Se non si mette mano a questi meccanismi inutile pensare a risolvere i mali dell’Italia: egoismo sociale, individualismo, mancanza di senso dello Stato, illegalità sistematica ecc ecc.

Nell’immediato servono soldi e dove si prenderanno e come già indicherà la possibilità di un cambiamento o la prosecuzione dell’arte di arrangiarsi ognuno per sé mandando in malora tutto il resto.

La cosa più logica, se servono soldi, sarebbe prenderli a chi non ha mai pagato o pagato troppo poco. Perché tante timidezze nell’adottare misure adeguate all’emergenza? Tutti sappiamo che negli ultimi 10 anni tanti si sono arricchiti grazie agli imbrogli sull’euro (1 euro=mille lire) e a governi che hanno aiutato l’evasione fiscale. Allora perché i politici sono rapidi quando si tratta di prendere soldi ai contribuenti che pagano e trovano mille scuse quando si tratta di pensare e decidere misure di prelievo sui patrimoni e sull’evasione?

Purtroppo la risposta è semplice e ovvia: non vogliono toccare i loro sostenitori e quelli che sentono a loro più vicini (anche fisicamente, barche e salotti inclusi).

Troppe mistificazioni pseudo ideologiche hanno determinato reazioni automatiche, bisognerebbe che nascesse un movimento di protesta in grado di smascherarle e di mettere la trasparenza al primo posto. Basta con i segreti quando si tratta di politica e di istituzioni pubbliche. Informare l’opinione pubblica e diffondere modelli culturali ed etici radicalmente diversi da quelli che hanno dominato fin qui.

Forse questo è un compito che il popolo del web può svolgere benissimo non rimanendo sospeso nelle rete, ma collegandosi con le organizzazioni della società civile e con le organizzazioni di base dei partiti.

Tutti insieme possiamo iniziare a rimettere le cose a posto

Claudio Lombardi

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