La politica ha deciso di smantellare la sanità pubblica? (di Nino Cartabellotta)

pronto soccorso pubblicoIl 23 dicembre 2013 il Servizio Sanitario Nazionale ha compiuto 35 anni tra l’indifferenza generale dei cittadini e il silenzio assordante delle Istituzioni, in assoluta coerenza con la linea della politica che ha rinunciato a ogni forma di programmazione sanitaria, subordinando il diritto costituzionale alla salute alla crisi finanziaria del Paese.

Infatti, il Ministero dell’economia e delle finanze ha progressivamente stretto il nodo della cravatta e il governo – affascinato da un seducente trend europeo – si è sbarazzato di una quota di spesa pubblica destinata alla Sanità e sta imboccando senza troppi clamori la strada dell’intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati.

puzzle politica sanitàAllineando i numerosi segnali si intuisce perfettamente perché il 23 dicembre 2013 le Istituzioni non hanno ritenuto opportuno non solo festeggiare, ma nemmeno ricordare i 35 anni del SSN.

• Il 17 dicembre 2012 l’allora Ministro Balduzzi fa “chiarezza sui numeri della Sanità“: per il periodo 2012-2015 la sommatoria di varie manovre finanziarie sottrae alla sanità pubblica una cifra prossima ai 25 mld (oltre 30 secondo la Conferenza Stato-Regioni).

• Il 28 aprile 2013 la nomina dell’accoppiata Saccomanni-Lorenzin lascia subito intuire che la volontà del nuovo esecutivo è subordinare la programmazione sanitaria alle decisioni del Ministero dell’economia e delle finanze. Per la Ministra nove mesi di buona volontà, tante parole, troppi congressi e promesse continue sotto lo slogan “stop ai tagli lineari” che riecheggia in tutte le sue dichiarazioni. Concretamente, della fitta agenda autunnale la Lorenzin porta a casa solo i costi standard e ottiene la verosimile non reintroduzione dei 2 mld di ticket (grazie alla Corte Costituzionale che ne ha dichiarato l’illegittimità), condicio sine qua non delle regioni per sottoscrivere il Patto per la Salute. Tutto il resto rimane al palo: riforma delle cure primarie, riorganizzazione della rete ospedaliera, nuovi livelli essenziali di assistenza, regolamentazione dei piani di rientro, nuovo sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco…

tagli sanità pubblica• Nel frattempo, la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2013 – pubblicata il 23 settembre 2013 – programma un definanziamento che riduce la quota di PIL destinata alla Sanità pubblica dal 7.1% al 6.7%: la riduzione inizierà nel 2015 con un timido 0.7%, per poi perdere un altro 0.3% nel biennio 2016-2017. Sotto l’unica regia del Ministero dell’economia e delle finanze, il DEF stringe i cordoni della borsa, mette in discussione il principio costituzionale dell’universalità delle prestazioni e favorisce l’innesto – citando la Lorenzin – della cosiddetta “terza gamba della Sanità”. Infatti, il DEF, senza dichiararlo esplicitamente, lascia intravedere un SSN con meno tutele pubbliche e più risposte private: si leggono infatti espressioni preoccupanti quali “sistema sanitario selettivo”, “prestazioni non incondizionate”, “ridisegnare il perimetro dei LEA”.

sanità in bilico• La Legge di Stabilità, approvata il 20 dicembre 2013 con esigue misure a sostegno della SSN, conferma ulteriormente la linea del Governo: in conseguenza delle misure sul pubblico impiego, il finanziamento per la Sanità viene ridotto di 540 mln nel 2015 e di 610 mln nel 2016. In compenso, vengono assegnati ben 400 mln ai policlinici privati (garantiti sino al 2024!), 30 mln all’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù e consistenti “briciole di consolazione” a organizzazioni più o meno “tutelate”: 3.5 mln all’Istituto Mediterraneo di Ematologia, 3 mln al Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, 1 mln all’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare, 6 mln all’Istituto Gaslini. Solo pochi gli interventi rilevanti per la Sanità pubblica: l’incremento del fondo per la non autosufficienza e per persone affette da SLA e i 5 mln per l’avvio sperimentale dello screening neonatale di alcune patologie metaboliche ereditarie.

• Sotto l’albero di Natale cittadini e professionisti sanitari non trovano il Patto per la salute, un regalo ripetutamente promesso dalla Ministra ma non mantenuto. Deadline per la firma rimandata inizialmente a metà gennaio e poi a fine febbraio, forse inconsapevole che ogni scadenza mancata aumenta le tensioni nel mondo sanitario.

• Amara delusione per chi scommetteva sul nuovo per una sferzata in favore della Sanità pubblica: nella squadra di Renzi, in un partito che dovrebbe difendere con le unghie e con i denti un servizio sanitario pubblico e universalistico, nessuna delega alla Sanità, relegata in un generico “Welfare e Scuola” che peraltro alla prima uscita pubblica dichiara che servono «nuove forme di finanziamento», come i fondi integrativi.

cure a terra romaMentre il governo riesce solo a tenere a freno la spesa sanitaria attraverso tagli lineari, ma è incapace di attuare riforme già esistenti e di riprendere il dialogo con le Regioni, il 20 gennaio 2014 il Rapporto Oasi 2013 dell’Università Bocconi – concludendo che “senza investimenti e con questi budget la sanità è a rischio” – spiana autorevolmente la strada all’intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati, senza alcun cenno alla necessità di identificare e ridurre gli sprechi che si annidano a tutti i livelli e che secondo stime realistiche ammontano a oltre 20 mld di euro/anno.

Eppure la politica dovrebbe sapere che un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta da 35 anni una conquista sociale irrinunciabile per l’eguaglianza di tutti i cittadini italiani. Metterlo in discussione, o addirittura smantellarlo affidandolo ai privati, significa compromettere non solo la salute, ma soprattutto la dignità dei cittadini e la loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi che, in ultima analisi, dovrebbero essere viste dalla politica come il grande ritorno degli investimenti in Sanità.

Nino Cartabellotta tratto da www.salviamo-ssn.it

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