La prescrizione è il PROBLEMA della giustizia? NO

Da troppo tempo non si riesce ad affrontare i problemi per quello che sono. Piace di più agitare le bandiere. Sulla giustizia si è dedicata molta attenzione e tempo alla prescrizione come se questo fosse il problema dei problemi. Sappiamo benissimo che per il M5s, per molti magistrati e per chi li considera la salvezza dell’Italia eliminare la prescrizione è stata ed è una bandiera irrinunciabile. D’altra parte ci sono anche tanti che, senza fare il tifo per i PM, considerano assurda l’idea che un processo debba cadere nel nulla perché è passato troppo tempo. Una sentenza ci deve essere – dicono – e lo Stato, in rappresentanza della collettività, non può essere beffato da chi riesce a godere i frutti del trascorrere del tempo grazie al denaro per pagare i migliori avvocati. Questo dicono i sostenitori della soppressione della prescrizione. Che, comunque, è già legge vigente. Poi c’è il rovescio della medaglia: chi è sottoposto a processi infiniti subisce un danno spesso irreparabile e un’ingiustizia. È scritto anche nella Costituzione all’articolo 111. Ma sono “dettagli” che sembrano non preoccupare molto chi vede nella prescrizione il male.

Eppure, se si scende dalle questioni di principio alla dura realtà della giustizia italiana, si capisce che l’abolizione della prescrizione è un falso problema. Il vero problema è che il sistema giudiziario non riesce a dare risposte all’esigenza di giustizia. Tutti siamo stati abituati da molti anni a concentrare l’attenzione sulle indagini del Pm o sulle fasi iniziali di un processo. E’ in queste che si fa percepire all’opinione pubblica la colpevolezza di chi ancora non è stato giudicato. Ovviamente se si tratta di personaggi noti. Il marchio di colpevolezza, tuttavia, vale anche e soprattutto nella vita privata di persone indagate che restano appese ad un giudizio che non arriva mai ad una conclusione.

Non suscita scandalo né che ci vogliano molti anni per stabilire la colpevolezza o l’innocenza o per dirimere una controversia privata né che spesso i PM sbagliano credendo di vedere reati dove non ci sono, ma intanto, grazie ai poteri di cui sono dotati, producono tutte le conseguenze negative o anche tragiche sulla vita delle persone coinvolte. Ci sono infine i veri e propri errori giudiziari, ma sono molti meno dei danni che si producono nelle fasi antecedenti ad un giudizio definitivo. Ovviamente in nessun caso i magistrati sono chiamati a rispondere dei danni prodotti. Sì in astratto c’è la possibilità di avviare un’azione di responsabilità, ma chi giudica sono i loro colleghi e così le condanne sono rarissime. In pratica un PM può inventarsi un reato o sognarselo, compiere tutti gli atti del suo ufficio e non rispondere del suo operato, spesso producendo conseguenze disastrose sulla vita delle persone.

Ecco narrato da Piero Sansonetti su “Il riformista” un caso vergognoso che non ha avuto molto risalto nel mondo dell’informazione però ha distrutto una famiglia. Citiamo ampi brani dell’articolo comparso su “il riformista” di sabato 11 gennaio.

Provate solo per un momento a mettervi nei loro panni: avete due figli piccoli, uno di otto anni e uno di due. Questi bambini hanno dei problemi di salute, sin dalla nascita, per una malformazione, e hanno bisogno di cure continue. Voi dedicate a loro gran parte della vostra vita e delle vostre energie, pensate al loro futuro. Li amate, come in genere i genitori amano i loro bambini.

Poi un giorno arriva un estraneo. Potentissimo, molto più potente di voi. Chiamiamolo Stato, con la esse grande. Irrompe nella vostra vita e ve li porta via. Non solo li porta via, ma vi accusa di essere degli infami, di avere abusato di loro, di averli usati a scopi sessuali, per il vostro godimento, e anche di averli sadicamente maltrattati. Non è vero.

Naturalmente non è vero, ma non c’è niente da fare. I bambini vengono sbattuti in orfanotrofio, a voi è proibito vederli, occuparvi di loro, prendervi cura, portarli alle visite mediche periodiche delle quali hanno bisogno. E voi finite sotto processo, accusati di uno dei reati più brutti tra quelli previsti dal codice penale. Abuso sui figli. Indicati al ludibrio pubblico.

Non potete fare niente. Solo pagare un avvocato, che si occupi della faccenda, che cerchi di risolverla. Non solo siete innocenti, ma è evidentissimo che siete innocenti, perché questi bambini sono stati monitorati dai medici tutte le settimane, perché i medici giurano che non sono stati maltrattati, che non sono stati abusati, che non hanno subito sevizie. Niente da fare, la burocrazia è quella che è. (….)

Ci vogliono sei anni per arrivare al processo. Capite cosa vuol dire sei anni? Sei anni senza mai vedere i propri bambini, senza sapere come stanno, se chiedono di te, se si ricordano ancora, se crescono…

Poi si arriva alle udienze in tribunale e il Pm ammette di non avere niente in mano per chiedere la condanna. Dice che ha stabilito di essere generoso e propone l’assoluzione dei due genitori per insufficienza di prove. Voi a questo punto non ci state. Volete la verità, dopo sei anni volete la verità. Il vostro avvocato – rovesciando il principio dell’onere della prova a carico dell’accusa – stende sul tavolo una a una tutte le prove della vostra assoluta e incontrovertibile innocenza.

Il giudice gli dà ragione. Siete assolti, con formula piena, nessun beneficio del dubbio, formula piena, è finito quest’incubo preparato per voi dai magistrati, su consiglio di alcuni assistenti sociali e di una maestra un po’ fuori di testa. I magistrati hanno preferito dar retta agli assistenti e alla maestra fuori di testa. Non hanno pensato che in pochi giorni dovevano risolvere il problema. Sei anni a loro son sembrati un periodo ragionevole.

Ora i vostri bambini sono abbastanza grandi. (…) Adesso potete andare a riprenderli. Non vi riconosceranno. Forse però ancora si ricordano. Forse saranno contenti di tornare con voi. E magari chiederanno della nonna. E dello zio. Che furono accusati anche loro di aver partecipato alle orge. L’idea che si erano fatti i magistrati è che quella famiglia abitasse nella casa degli orrori. Satana, satana. Lo zio ora è invecchiato. La nonna non c’è più, è morta senza mai più vedere i nipotini, è morta portando giù nella tomba l’accusa di essere una strega che faceva sesso con i suoi bambini.

È successo davvero tutto questo. È successo a due poveri genitori di Varese, e al fratello e alla madre di uno di loro… È successo nella realtà.

Adesso la vicenda è chiusa. È così. Nessuno risponderà dell’orrore che ha combinato, dei danni che ha provocato, nessuno risarcirà la famiglia squassata dalle calunnie. È così. E chi dovrebbe rispondere? I magistrati? No, la legge prevede che il magistrato sia l’unico cittadino italiano che può esercitare il suo mestiere senza assumersi nessuna responsabilità. Né civile né penale. Neppure disciplinare.

Si, ci sarebbe la possibilità di finire sotto procedimento disciplinare al Csm, ma la statistica dice che comunque il Csm li assolve. Magistrato non mangia magistrato. In teoria – in teoria, teoria, pura teoria – anche ci sarebbe la possibilità della responsabilità civile. Decide il ministro, però, se chiedere i danni al magistrato che ha sbagliato. Negli ultimi 10 anni è successo a 4 magistrati. Quanti? Si: quattro. Nello stesso periodo è successo a 400 mila medici. Vabbé, è così.

Brani tratti da https://www.ilriformista.it/pm-distruggi-famiglia-6-anni-in-orfanotrofio-per-abusi-ma-genitori-erano-innocenti-33995/2/?refresh_ce

(A cura di Claudio Lombardi)

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