La “specialità” del caso Italia nel ritorno di un viaggiatore

Una certa depressione post viaggio all’estero è spesso inevitabile, ma non pensavo così forte. Per chiarirci: sono stato in un paese europeo bellissimo ma in grave crisi finanziaria e occupazionale, peggio dell’Italia, con un PIL molto inferiore e un outlook fortemente negativo (secondo i soloni di Standard & Poor, quelli che comunque predicano bene e razzolano malissimo).

Eppure… eppure l’aeroporto della capitale è collegato con linea metro al centro della città; ci sono altre cinque linee metro pulite e organizzate bene, i trasporti pubblici (metro, tram e su gomma) funzionano bene e sono puliti, sia in centro che in periferia; le città sono decorosamente pulite e senza scritte imbecilli sui palazzi; non ci sono bancarelle abusive, posteggiatori abusivi, nomadi a borseggiare nelle stazioni ferroviarie e le persone incontrate sono gentili e disponibili. In tutti gli esercizi (a partire dai bar e dai ristoranti) danno lo scontrino o la ricevuta. E una grande dignità nei volti e negli atteggiamenti. Anche nelle persone manifestamente povere e in grande difficoltà.

Il ritorno a Fiumicino e poi a Roma è stato desolante, come tutti possono immaginare: aeroporto nel solito caos, indicazioni incomprensibili (per i turisti), e poi in città sporcizia, rifiuti, scritte ovunque, autobus che non si sa se e quando passano, treni in ritardo, stazione Tuscolana alle 21 di sera in mano a bande di extra-comunitari ubriachi (africani e slavi). Stiamo peggio noi, qualunque cosa dicano le statistiche. Abbiamo perso la dignità e non abbiamo speranze.

(da un post su FB di Sergio Mancioppi)

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