L’aborto e le donne abbandonate

La notizia della tragedia dell’ospedale Pertini (peraltro vecchia) non fa che portare alla luce il drammatico abbandono in cui vivono le donne del Lazio rispetto alla loro salute riproduttiva.
Non esistono percorsi, né protocolli certi per nessuna gravidanza: né per quelle sane ingiustamente medicalizzate e costrette da un sistema perverso a pagarsi migliaia di analisi inutili, né per le gestanti malate, anche gravemente, che sono costrette ad andare a pagamento dai medici che fanno la patologia ostetrica negli ospedali, né per le interruzioni di gravidanza nel primo trimestre, dove abbiamo zone con tre o quattro ospedali chiusi e donne che vagano di ospedale in ospedale cercando una interruzione di gravidanza.

Ma potremmo parlare anche dell’assenza totale di servizi facilmente disponibili per le malattie a trasmissione sessuale mentre si fa un gran parlare del sesso delle giovani donne, non muoviamo un dito per proteggerle.

Le donne che vengono sottoposte ad aborto terapeutico sono l’anello più debole di questa catena perché non possono acquistare questa prestazione, ma devono ricorrere alla sanità “bene comune” che dovrebbe proteggerle.

Ma la sanità pubblica della Regione Lazio non protegge nessuna donna e le abbandona tutte alla ricerca di un protettore.

Zingaretti in un anno non ha cambiato nulla di questa situazione, la Regione non ha emesso protocolli, gruppi di lavoro e linee guida che dessero alle donne la certezza del diritto nell’assistenza sanitaria, non solo nelle loro scelte, ma persino nelle loro malattie.
Ieri sera su twitter ci avvisa che farà le linee guida per la 194, evidentemente solo gli articoli dei giornali lo muovono. Ci aspettavamo ben altro.

(da un post di Lisa Canitano)

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