Le aziende e il Reddito di cittadinanza

Come ormai sappiamo bene tutta l’operazione Reddito di cittadinanza si basa, oltre che sull’erogazione del sussidio, sulla ricerca di un lavoro e, quindi, sulle cosiddette politiche attive. Il coinvolgimento delle aziende è necessario  e, per scuoterle davvero, il legislatore ha pensato che l’unico modo fosse incentivarle con un sostanzioso beneficio economico sottoforma di sgravi contributivi e credito d’imposta.  Basterà?

Intanto vediamo i numeri dell’agevolazione:  l’azienda che assume il lavoratore che percepisce il Reddito di cittadinanza si prenderà come beneficio  contributivo (escluso INAIL) le quote a lui spettanti per i 18 mesi con un minimo di 5 mesi e potrà, altresì, cumulare detta agevolazione con altre agevolazioni, comprese quelle per assunzioni nel Mezzogiorno. Insomma si tratta di molti soldi che dovrebbero spingere le aziende ad assumere i beneficiari del Rdc.  Sarà effettivamente così?

Vediamo gli ostacoli. Le aziende dovranno iscriversi  sul portale dell’Anpal  per dichiarare la propria disponibilità e la carenza di organico. C’è poi la possibilità,  all’atto dell’assunzione, di vedersi costrette dal Centro per l’impiego alla stipula di un “patto di formazione” per il neo assunto per un percorso di riqualificazione a carico dell’azienda (come, con quali contenuti, con quali modalità?).

Questione cruciale è che l’assunzione del beneficiario del Rdc  dovrà avvenire solo a tempo indeterminato e full time, e quindi sono escluse le attività a termine e stagionali oltre a tener fuori  altri settori  nel quale l’orario ridotto (part-time) è la prassi (pulizie-call center, pubblici esercizi, spettacolo ecc.). Infine, l’azienda dovrà attenersi al rispetto delle regole generali imposte per usufruire delle  agevolazioni che non sono poche ed è bene ricordarle:

  1. Essere in regola con il Documento unico di regolarità contributiva (DURC);
  2. Rispettare la contrattazione collettiva e quindi i minimi salariali previsti
  3. Rispettare le regole in materia di sicurezza sul lavoro
  4. L’assunzione non dovrà avvenire per  un obbligo di legge;
  5. Non devono esserci in corso sospensione del lavoro connesse a crisi aziendali;
  6. Rispettare il principio di precedenza nelle assunzioni

Oltre a queste ovvie, ma non scontate regole (il DURC è l’incubo di ogni azienda, basta poco a volte per vederselo negare!!!) si deve soggiacere anche al rispetto della cosiddetta regola del “de minimis” che impone un tetto massimo di sgravi nel triennio per non essere considerati “aiuti di Stato” come prescrive il Regolamento Europeo.

Se queste regole sembrano già abbastanza la norma sul Rdc  ne aggiunge altre 2 che non favoriscono di certo le assunzioni:

  • il lavoratore assunto deve dar luogo ad un incremento occupazionale netto del numero dei dipendenti, in riferimento ai soli lavoratori a tempo indeterminato;
  • il neo-assunto non deve essere licenziato se non per giusta causa o giustificato motivo.

Questa limitazione sul  licenziamento poi  sembra in effetti una punizione severissima visto che non ha neanche un termine, cioè sembrerebbe che se l’azienda licenzi fra 3 anni il lavoratore e le motivazioni addotte sono contestate e il giudice ravvisa che non vi sono gli estremi di “giusta causa o giustificato motivo” si dovrà restituire l’intero importo con tanto di interessi e sanzioni.

È chiaro che si tratta di ostacoli che possono scoraggiare le assunzioni e non incentivarle. È ovvio che l’azienda che volesse assumere un beneficiario del Reddito di cittadinanza  dovrà verificare in modo preciso  se la convenienza economica valga davvero il gioco ed è evidente che, per esserlo, si dovrebbe assumere subito chi percepisca un Rdc elevato. Le previsioni, invece, indicano la possibilità che il RdC medio sarà intorno ai 200 euro. Sembra proprio che il matrimonio fra aziende e Rdc sarà molto difficile da celebrare

Alessandro Latini

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