Legge elettorale: tante chiacchiere e il nulla (di Gloria Monaco)

Certo che discutere oggi di legge elettorale con tutto quello che sta accadendo sembra quasi anacronistico e rischia soltanto di dare l’immagine di una “classe dirigente” occupata più a “mantenere lo status quo” che ad operare per il bene della comunità. Eppure le regole che permettono ai cittadini di esprimersi in libere elezioni dovrebbero essere fondamentali per la buona salute della nostra democrazia.

Inizialmente avevo pensato di proporvi delle schede sintetiche sulle quali riflettere assieme poi mi sono resa conto che “l’offerta” delle varie proposte di legge all’esame del Parlamento è talmente variegata che sintetizzarla sarebbe stato impossibile e comunque estremamente “forzato”. Ho deciso quindi di “andare a ruota libera” e tradurre in articolo le molte chiacchierate che da umile “studiosa” della materia ho fatto in questo periodo.

Una breve premessa: il 30 settembre 2011 – solo l’anno passato non un secolo – il Comitato promotore dei referendum per i collegi uninominali presieduto dal Prof. Andrea Morrone, consegnava all’ufficio centrale per i referendum presso la Corte di Cassazione (il Palazzaccio per intenderci) più di 1.200.000 firme di cittadini che chiedevano l’abrogazione del “Porcellum”. Un’impresa non da poco considerati i tempi di raccolta (poco più di un mese), e l’assoluto silenzio che aleggiava attorno alla “auspicata” riforma della legge ma per la quale l’impegno non si è mai tradotto in azione. Purtroppo a febbraio di quest’anno la Corte Costituzionale, per motivi che appaiono più di opportunità politica che di merito vero e proprio, ha dichiarato i quesiti inammissibili (impossibile far rivivere una norma abrogata da una legge successiva) e vanificato l’unico sforzo vero di arrivare al cambiamento.

E così si arriva all’appello del presidente Napolitano alla riforma ed al “rinnovato” impegno dei partiti sul tema. Solo che anziché andare nella direzione indicata dai cittadini, o da una logica di semplicità (basterebbe una leggina di un articolo che abrogasse il porcellum e ripristinasse il mattarellum in modo da superare anche le obiezioni di costituzionalità) i costituzionalisti e non, di tutti gli schieramenti si sono lanciati nell’immaginare nuove ipotesi di lavoro, dando più che altro l’impressione di voler arrivare ad una riforma che “mantenga nelle mani della dirigenza la scelta dei parlamentari”… perché, diciamolo, fa gran comodo avere degli eletti che rispondono al segretario o al capobastone che li ha voluti in lista e fatti eleggere, che non al popolo sovrano che adopera criteri di scelta diversi.

Ipotesi: Ed ecco tramontare l’ipotesi di un proporzionale puro col voto di preferenza (unica, almeno in questo caso nel rispetto dei referendum vinti negli anni ’90 e che hanno contribuito all’introduzione del sistema maggioritario), anche perché difficilmente alcuni tra i 950 eletti si sarebbero visti riconfermare nell’incarico. Ed ecco che anche l’idea del collegio uninominale dà fastidio perché “radica” troppo l’eletto al territorio che rappresenta, allenta la fedeltà al leader ed aumenta quella nei confronti dei rappresentati. Per non parlare di sbarramenti, diritto di tribuna, premi di maggioranza, al partito piuttosto che non alla coalizione, tutto nell’assoluta consapevolezza che – se come appare dai sondaggi l’astensione o il non voto che potrebbe arrivare al 55% rappresenterebbe il vero vincitore della prossima consultazione – PDL, UDC, SEL, IDV, PD, Lega ecc. si troverebbero a rappresentare si è no 1/3 degli aventi diritto (passatemi la semplificazione)con la conseguente certificazione della “morte della politica” e l’apertura ad un Monti-bis.

La mia proposta: Il quadro è desolante eppure continuo ad essere dell’idea che solo un maggioritario a collegi uninominali, con primarie obbligatorie per legge ed eventuale doppio turno, in modo da garantire massima  rappresentatività, possa essere il sistema che riporti la politica al servizio dei cittadini nell’interesse della collettività. Le primarie eviterebbero il moltiplicarsi delle candidature interne ad uno stesso partito o ad una stessa coalizione; il collegio implicherebbe che tu eletto risponda a me elettore in ogni fase del tuo mandato; il doppio turno, che forze concorrenti possano superare la volontà di pesarsi nell’ottica del bene comune.

Il dibattito in Parlamento: Ovviamente come dimostrano le innumerevoli proposte all’esame della commissione Affari Costituzionali del Senato, questo mio auspicio appare oggi irrealizzabile. Il Sen. Calderoli, lo stesso autore della legge attuale che lui stesso definì una “porcata”, proprio in queste ore si è fatto carico (ma qualcuno glielo ha chiesto? No perché davvero queste sono le cose da sapere!) di trovare un accordo su un testo che diventi l’unica base di lavoro per il Parlamento. E’ così che proprio poco fa si è cominciato a parlare di “modello spagnolo” estremamente “italianizzato”…. Collegi plurinominali, con liste ovviamente bloccate (però sono più corte…. Come se cambiasse qualcosa nella capacità di un segretario di imporre un proprio uomo!), premio di maggioranza al 12% a chi supera il 40% (sottraendo quindi seggi dal totale) al partito o alla coalizione lo si deciderà… Insomma gran confusione e ancora un nulla di fatto con le elezioni che si avvicinano e la pessima sensazione che alla fine, forse, il male minore sia proprio la “porcata” alla quale ci hanno costretti.

Se alla fine la “montagna partorirà il topolino” e l’ennesima legge vergogna sarò ancora una volta pronta a raccogliere firme e a lasciare che siano i cittadini ad esprimersi!

Gloria Monaco

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