Neve e terremoti: i soccorsi sono sempre in ritardo?

La sindaca Raggi intervistata da Giovanni Floris dice che nessuno poteva pensare che in soli sei mesi la sua amministrazione sarebbe riuscita a tappare le buche sulle strade di Roma. (Non si capisce se si riferisca a quelle vecchie o a quelle nuove che si formano dopo ogni acquazzone. Non si capisce nemmeno se si renda conto che tappare le buche debba per forza essere un’attività urgente pena l’intransitabilità delle strade e l’aumento degli incidenti. Ma andiamo oltre).buche strade Roma Però se l’Italia centrale viene investita da un’ondata di maltempo, gelo, neve eccezionale e da nuove scosse di terremoto, non appena tutto ciò si verifica , subito partono le denunce dei ritardi nei soccorsi. Se l’hotel Rigopiano viene spazzato via da una valanga di neve ieri sera con la tormenta che infuria e che rende impercorribili le strade non passano che poche ore e già si levano le voci indignate per l’assenza delle turbine, delle frese, dell’esercito, della Protezione civile, degli elicotteri proprio lì dove è accaduta la tragedia. E che diavolo!, si dice, lo si sapeva che doveva nevicare, perché non si sono schierati uomini e mezzi in tempo ad ogni angolo di strada? Già, peccato che l’Italia centrale sia composta da centinaia di paesi e paesini e che sia percorsa da migliaia di km di strade…

neve Italia centraleUn’opinione pubblica diffidente e incattivita, pretende che ogni problema sia affrontato con interventi immediati ed efficienti, ma non tiene conto che le cose non sono semplici in Italia. Burocrazia, corruzione, scarsità di fondi, lentezza nelle decisioni sono i capisaldi dell’accusa. In una polemica è facile spazzarli via con le parole; nei fatti non lo è per niente. Gli  interventi immediati richiedono poteri straordinari di decisione e di operatività. Se immediati significa portare i soccorsi in una zona terremotata ci siamo, già viene fatto. Se, invece, si intende portar via le macerie e ricostruire ecco che l’immediatezza diventa impossibile. Chi può decidere cosa fare, dove fare, quanto fare? La rapidità richiede concentrazione del potere e collaborazione di tutti. Siamo disposti a concederli? C’è da dubitarne. Sono passati i tempi della Protezione civile di Bertolaso con i suoi pregi e i suoi difetti. E in quanto alla collaborazione sono sempre valide le parole di chi dieci anni fa descriveva l’Italia come il Paese nel quale molti possono mettere veti per impedire che si prenda una decisione. Basti l’esempio delle gare d’appalto che possono essere invalidate dalle ditte non vincitrici con un semplice ricorso al Tar.

Giustamente alla stessa decisione concorrono le volontà di più soggetti, istituzionali e amministrativi. E poi i comportamenti di chi deve realizzarla e gli interessi in gioco. legittimi perchè poi bisogna sempre pensare ai rischi di corruzione e di inquinamenti malavitosi. Tutti elementi che, inevitabilmente, complicano e rallentano le procedure. Se il sindaco di Amatrice ripete da mesi che il problema non è la mancanza di aiuti, ma la burocrazia che rende tutto più difficile perché mai, quando si parla di terremoti e di ricostruzione o di prevenzione, è evidente che non basta ripetere che “mancano i soldi e il personale”. Rischia di diventare una lagna che si tramanda dal passato anche quando i fatti hanno ampiamente dimostrato che quasi sempre non c’è la capacità di spendere (bene) i soldi e di far lavorare (bene) il personale.

Abbiamo tutti bisogno di una bagno di realismo e di verità per prendere coscienza dei limiti, delle possibilità, delle responsabilità. Che sono anche nostri. Se l’inviato di Rai News 24 ripete decine di volte concitato che gli abitanti di Montereale “spalano da soli” la neve davanti alla loro casa vuol dire che si sta cercando di suscitare l’indignazione dei telespettatori sul nulla per pompare uno scandalismo sul quale tanti giornalisti campano di rendita.

Così non andiamo da nessuna parte. Alimentiamo solo una rabbia generica verso chiunque sia investito di un potere o di una competenza e assumiamo un atteggiamento adolescenziale che ci deresponsabilizza e ci legittima a chiedere tutto e subito e, se non si fa (perchè è ovvio che non si fa), allora ognuno pensi per sé. E questo, spesso, è il vero sbocco delle proteste

Claudio Lombardi

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