Referendum costituzionale: per un SI europeo

La campagna referendaria è partita nel peggior dei modi. Inizialmente ci si è concentrati più sulle sorti di parte rispetto a quelle riguardanti la nostra comune legge fondamentale, scadendo spesso in facili populismi. Ora però che si entra nel vivo è giunto il momento di confrontarsi unicamente sui contenuti proposti al giudizio dei cittadini il prossimo 4 dicembre. Uno degli aspetti più innovativi della riforma riguarda quei nuovi meccanismi costituzionali che mirano ad ammodernare la partecipazione italiana nel processo d’integrazione europea, ritenuto ormai in modo condiviso un elemento qualificante del nostro sistema istituzionale. Più dei timori per le conseguenze tipo “Brexit” nel sistema politico o sul possibile indebolimento del governo nel negoziato con Bruxelles nel caso di mancata riforma, un SI consapevole si costruisce analizzando le concrete proposte che migliorano l’attuale testo costituzionale.

si-o-no-referendumLa principale modifica proposta riguarda il voto di fiducia al governo richiesto solo alla Camera dei Deputati (art. 55). Essa stessa può essere letta come un avvicinamento del sistema politico nazionale a quello degli altri partner europei. In sostanza solo da noi vige una doppia fiducia di Camera e Senato che spesso si è tramutata in una disomogenea maggioranza politica a sostegno del governo. Alla lunga questa disomogeneità indebolisce il governo in carica e ne limita la linearità di condotta, in primis proprio verso gli impegni assunti con Bruxelles, venendo spesso strumentalizzati come vincoli esterni per far digerire decisioni impopolari al suo elettorato “perché ce lo chiede l’Europa”.

Tale fondamentale riforma è strettamente legata al superamento del bicameralismo perfetto e all’introduzione del Senato delle regioni. Finalmente il Senato diventerebbe un organo legislativo specializzato, essendo chiamato a co-decidere unicamente nelle materie che riguardano gli aspetti costituzionali, regionali e la “partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione delle politiche dell’Unione europea” (Art.70). In questo modo oltre a sopperire alla mancanza di un chiaro riferimento all’integrazione europea ammodernando il testo, il diritto comunitario viene “quasi costituzionalizzato”, riconoscendone la sua rilevanza primaria nel nostro ordinamento giuridico. Infatti a differenza degli ordinari trattati internazionali, la cui ratifica spetta solo alla Camera, nel caso di qualsiasi modifica riguardante i trattati comunitari viene richiesta l’approvazione di entrambe le camere (art. 80). Nello stesso modo il Senato eletto su base regionale “in conformità alle scelte espresse dagli elettori” (art. 57) concorre ad una verifica di stampo federale sia sulla creazione della normativa comunitaria e sia sul controllo dei suoi effetti.

referendumInfine viene introdotta la possibilità costituzionale di tenere anche in Italia dei referendum di tipo propositivo e d’indirizzo, non limitandosi ad una riforma del tradizionale referendum abrogativo, ma incentivando in questo modo la partecipazione popolare alle scelte fondamentali del paese, grazie al rafforzamento di alcuni istituti di democrazia diretta che da decenni vengono ampiamente utilizzati in tutta Europa (art. 71).

Speriamo che questi ed altri aspetti di merito potranno essere approfonditi nelle prossime settimane, grazie ad un libero e costruttivo confronto con tutti coloro che hanno a cuore non solo il futuro dell’Italia, ma anche dell’Europa.

Paolo Acunzo

pacunzo@hotmail.com

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