Ricostruire la rappresentanza per ricostruire il sistema politico (di Pinuccio Spini)

I due temi, quello della riforma elettorale e quello della riforma dei partiti, sono collegati dal fattore comune della maggiore trasparenza e partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini, esigenza ormai riconosciuta come improrogabile da uno schieramento trasversale.

Nella loro improcrastinabile attuazione si intravvede dunque l’importante possibilità di riannodare il rapporto, oggi fortemente compromesso, tra Parlamento e cittadini, tra i parlamentari e il loro territorio, tra la politica e la vita comune.

Oggi infatti, insieme ad una nuova legge elettorale che ridia di nuovo ai cittadini/elettori prima di tutto il diritto di selezionare le candidature, i partiti per non essere spazzati via hanno l’urgente necessità di ritornare a fare proprio lo spirito previsto dalla Costituzione (i cittadini sono i soggetti considerati dall’art. 49, mentre i partiti sono solo lo strumento) e per questo devono saper di nuovo adeguare la propria forma e la propria struttura al contatto vivo con la società.

Soprattutto è arrivato il tempo di completare la dizione dell’articolo citato e considerare i partiti non più come “associazioni non riconosciute, prive di personalità giuridica” bensì come “associazioni riconosciute, dotate di personalità giuridica” così che rispondano “responsabilmente” (e quindi “pubblicamente”) del proprio operato: non esiste infatti vera ‘libertà’ senza ‘responsabilità’. Questo dovrebbe implicare da parte dei partiti, principalmente quattro aspetti:

1. l’obbligo di depositare un proprio Statuto nel quale venga esplicitata la propria ispirazione originale e i propri valori fondanti;

2. previsione, nello Statuto, di un “Codice etico” che permetta sul piano pratico di stabilire prima di ogni altra cosa un rapporto di lealtà: con se stesso, nei confronti dei propri membri, degli elettori e perfino con gli stessi avversari politici. Che inoltre contempli seri criteri di selezione delle candidature, volti ad escludere coloro che abbiano pendenze giudiziarie gravi, al fine di tutelare la credibilità delle Istituzioni che essi dovrebbero rappresentare;

3. previsione, nello Statuto, di regole certe di democrazia interna, fra le quali l’eventuale obbligatorietà di elezioni primarie per la scelta dei candidati;

4. l’obbligo di presentazione di un bilancio pubblico e trasparente delle entrate e degli impieghi, che è prioritario rispetto alla previsione di norme che prevedano finanziamenti pubblici ai partiti.

Come si vede dunque diventa allora davvero fondamentale ricostruire la rappresentanza per ricostruire il sistema politico. C’è un paradigma capace di vincere questa impegnativa sfida? Sì, c’è, ed è la fraternità come categoria politica, come principio e metodo dell’agire politico: vivere infatti l’alterità attraverso la fraternità non significa omologare le differenze, non è questo il futuro dell’umanità, ma rendere possibile la loro convivialità, il loro reciproco riconoscersi e accettarsi, sul fondamento comune della dignità assoluta di ogni persona umana.

Siamo quindi ben lontani da una proposta buonista che si accontenta di moderazione e di attenuazione dei contrasti, che assume la virtù del compromesso e ricerca la via di mezzo. La fraternità diventa possibilità concreta di coniugare le legittime distinzioni con quella unità di intenti e di impegno per il bene del Paese che per essere realizzato ha bisogno proprio del concorso di tutti. Come si intuisce, ciò non significa solo favorire lo scambio delle idee, ma cercare una condivisione ben più profonda: la vera sfida infatti è rendere anche le visioni più divergenti tra loro funzionali e, ove possibile, anche complementari, specie nella fase di attuazione delle politiche.

In un tempo lacerato dalla frammentazione, la quale genera continuamente conflittualità, la reciprocità cioè l’unità nella diversità diventa dunque un metodo davvero vincente proprio perché in grado non solo di ridare credibilità alla politica ma anche di elevare la qualità stessa della democrazia: amare il partito altrui come il proprio diventa allora un’esigenza insopprimibile se si vuole essere davvero all’altezza degli epocali cambiamenti in atto e la cui tensione spinge verso la fratellanza universale.

Pinuccio Spini aderente al Movimento politico per l’unità

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