Senato o non Senato questo è il problema?

Più si va avanti nella discussione delle riforme istituzionali (ed elettorale) e più se ne trae l’impressione che non sia questo il problema. Cioè?

In Italia abbiamo avuto decenni di bicameralismo perfetto e di proporzionale puro. Hanno funzionato per un lungo periodo, poi si sono inceppati ovvero sono stati usati male da chi pensava al suo tornaconto. Partitocrazia, clientelismo, lottizzazione, uso privato del denaro pubblico sono state le manifestazioni terminali di un modello che non era sbagliato in sé.

Cambiando sistema elettorale sembrava che dovesse iniziare una nuova era. Preferenza unica, collegi uninominali, premi di maggioranza. Tutto a posto? Sbagliato! I vizi del sistema partitocratico si esasperarono. Invece di cambiare strada i partiti del centro destra si blindarono. Il berlusconismo concepì la “madre di tutte le riforme”, il “porcellum” la legge elettorale che doveva consegnare lo Stato a un’oligarchia ristretta di potenti.

E così fu. Altri anni di dibattiti e di scontri per arrivare ad un nuovo traguardo con la proposta che è oggi in discussione. Qual’ è la sostanza? Collegi piccoli e il ballottaggio per stabilire un vincitore. Insieme a questo fine del bicameralismo perfetto e introduzione di un bicameralismo “funzionale” ossia una Camera eletta direttamente dai cittadini che rappresenta il punto di vista dello Stato centrale e una eletta indirettamente dalle autonomie locali che le rappresenta e che ha compiti diversi rispetto alla prima Camera.

Un pericolo? Un disastro? Una cosa inutile? No, forse solo un tentativo di uscire dagli schemi bloccati ai quali la politica si era abituata. Come ha detto oggi un costituzionalista battagliero, Giovanni Guzzetta, il problema è politico non tecnico perché ogni proposta può avere un suo fondamento e può funzionare, ma non tutte le proposte hanno lo stesso significato.

Ecco, forse, il senso vero della riforma è scompaginare un ceto politico che è diventato padrone dello Stato togliendoli i suoi punti di forza e costringendolo a reinventarsi e costringendo anche i cittadini a vedere le cose da un punto di vista diverso. Abituati a decenni di immobilismo pensavamo che la politica potesse solo galleggiare su sé stessa con le stesse facce immutabili senza mai modificare nulla. Un rimescolamento forte come quello scatenato da Renzi non c’era stato da molti anni. Da adesso in poi almeno abbiamo capito che le cose possono cambiare e pure molto

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