Tav? No: treno o trasporto su gomma?

Tav sempre Tav. Ora che è uscito anche un libro di Marco Travaglio sulla Tav mancano solo un film e uno spettacolo teatrale. Eppure la vera discussione dovrebbe essere sulle modalità di trasporto delle merci. In Italia si è sempre favorito il trasporto delle merci su gomma rispetto al trasporto su rotaia. I motivi sono molti: la conformazione del nostro territorio, le dimensioni delle nostre aziende, la produzione italiana di mezzi di trasporto etc. Oggi però ha ancora senso questa scelta?

Lungo le nostre autostrade ogni giorno ci sono file lunghissime di camion che trasportano merci su e giù per la penisola e molti, ovviamente, provengono dall’estero. L’aumentata sensibilità ecologica sta chiedendo ovunque la riduzione dei veicoli più inquinanti e i diesel, soprattutto se non manutenuti in modo adeguato, sono tra i primi responsabili dell’inquinamento atmosferico. Sarebbe logico a questo punto spostare il trasporto merci sulla ferrovia, soprattutto ora che l’alta velocità ha portato al raddoppio delle linee ferroviarie e ha diminuito il numero di persone che viaggiano sulle linee tradizionali.

C’è però un’obiezione che corrisponde ad un problema: far viaggiare le merci in container implica sempre il ricorso ai camion una volta raggiunta la destinazione o, meglio, il nodo di interscambio. Per questo si preferisce effettuare tutto il viaggio su gomma dall’inizio alla fine della tratta prevista. Tutta’altra cosa sarebbe se il camion viaggiasse direttamente sul treno. Sembra impossibile, ma non è così.

Ci sono due Paesi in Europa che subivano il trasporto su gomma senza averne vantaggi, la Svizzera e l’Austria. I Tir entravano nel loro Paese, lo attraversavano e uscivano senza fermarsi lasciando però una bella quantità di fumi e incombusti. Oggi il problema è stato risolto, i camion sono caricati a un confine sui treni e scaricati all’altro, si chiama autostrada viaggiante o autostrada ferroviaria (è diffuso anche il termine “RoLa” acronimo del termine tedesco Rollende Landstrasse) ed è una forma di trasporto combinato perché integra i camion con i treni.

A differenza del trasporto intermodale, in cui vengono trasportati solo i container o eventualmente i semirimorchi, l’autostrada viaggiante prevede il trasporto dell’intero complesso veicolare (cioè trattore stradale incluso). Sono utilizzati speciali carri ferroviari con un pianale monoblocco dotato di ruote di piccolo diametro e che in genere possono fornire una pista transitabile lungo l’intera lunghezza del treno durante le fasi di carico. A bordo di un’autostrada viaggiante, gli autisti dei camion sono alloggiati in una vettura con sedili o letti. Ad entrambe le estremità del collegamento ferroviario sono costruiti appositi terminali che consentono il carico e lo scarico dei camion dal treno.

Anche in Italia ci sono tratti di queste linee che sono i terminali delle linee Austriache e Svizzere e in particolare ce n’è una che proviene dalla Francia (ne ha due) e che transita attraverso il traforo del Fréjus e arriva a Torino.

Inutile dire che una volta completato il TAC (treno alta capacità) della val di Susa, questa linea sarebbe spostata sul nuovo percorso e il trasporto merci ne sarebbe potenziato, oggi su quello attuale non è possibile a causa delle pendenze.

Però a questo punto perché fermarsi a Torino?  Si potrebbe far proseguire questi treni lungo tutta la penisola fino a Napoli e a Reggio Calabria, scaricare così le nostre autostrade da una bella quantità di traffico pesante e risparmiarci un bel po’ di inquinamento.

In conclusione si tratta di progettare il futuro pensando a trasformazioni strutturali delle modalità di trasporto. La TAV o TAC Torino Lione rientra in questo ambito e investe sulla possibilità di andare oltre l’assetto attuale nel quale tra Italia e Francia il trasporto su gomma la fa da padrone. Come si fa a non capirlo?

Pietro Zonca

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