Testamento biologico e civil card. Sembra l’Olanda, è Cinecittà (di Marco Sarti)

Pubblichiamo questo articolo tratto dal sito www.linkiesta.it perché parla di come le cose possano cambiare nel concreto con decisioni che creano o rinsaldano i rapporti sociali aumentando così il tasso di cittadinanza. Non peserà come il tasso di interesse sul debito, ma è un elemento strutturale fondamentale per una società.

Per sapere come sarà l’Italia del futuro basta fare una passeggiata a Cinecittà. Decimo municipio, periferia sud della Capitale. Tra l’Appia e la Tuscolana da almeno due anni i cittadini romani possono depositare negli uffici pubblici il proprio testamento biologico. Le unioni di fatto? Qui sono una realtà da tempo. E i figli degli immigrati sono considerati italiani a tutti gli effetti. Non hanno ancora la cittadinanza, certo. Ma ricevono all’anagrafe un riconoscimento ufficiale della propria “italianità”.

Si chiama Civil Card. È l’ultima iniziativa del presidente Sandro Medici. Giornalista, alla guida del municipio dal 2001. Eletto prima nelle liste di Rifondazione comunista, poi da indipendente in quelle di Sel. «Un progetto nato per ragioni che si intuiscono facilmente» racconta al telefono. «Nella Capitale, specie in periferia, la popolazione immigrata è numerosa. Spesso si tratta di ragazzini assolutamente romani, parlano in dialetto e tifano Totti». Nati nella Città Eterna, ma non ancora cittadini italiani. Un diritto che si acquisisce solo al compimento del diciottesimo anno di età. E anche allora non è finita. Il diritto scade in tempi brevissimi. «Hanno dodici mesi di tempo per presentare la domanda – continua Medici – A diciannove anni la cittadinanza non te la danno più. Una perfida astuzia del razzismo nostrano». Al decimo municipio hanno trovato una soluzione. «In parte simbolica – spiega il presidente – ma non solo». Lunedì scorso sono state distribuite le nuove Civil Card. Documenti ufficiali che attestano la nascita e la residenza italiana (i primi a ricevere il documento sono stati una ventina di ragazzi, quasi tutti figli di immigrati africani e sudamericani). «Una certificazione assolutamente autentica e indiscutibile che li aiuterà al momento di richiedere la cittadinanza».

Una scelta di civiltà. Niente altro. «Pensi che da noi l’incidenza della popolazione immigrata è anche più bassa della media cittadina. Siamo attorno all’8,5 per cento» spiega Medici. La novità delle Civil Card è stata salutata con favore anche da Giorgio Napolitano. Lunedì scorso, mentre il presidente del municipio consegnava i documenti nella sala rossa del municipio, è arrivata una lettera di ringraziamento dal Quirinale. «Una bellissima sorpresa». Insieme al plauso della Presidenza della Repubblica anche quello del ministro Anna Maria Cancellieri, oltre a numerosi attestati di stima di consiglieri e rappresentanti politici. «Il sindaco Alemanno no. Ha fatto finta di niente, come accade spesso» racconta Medici.

Da un paio d’anni a Cinecittà e dintorni si può anche sottoscrivere il testamento biologico. «In assenza di una legge è possibile presentare una dichiarazione di intenti che, certificata da un notaio, assume validità giuridica a tutti gli effetti. È una procedura che di solito viene utilizzata per questioni patrimoniali». Qui l’intuizione del presidente. «Le amministrazioni comunali hanno un servizio che si chiama “atto notorio sostitutivo”. Un sistema che permette di conservare e legittimare le dichiarazioni dei cittadini, pensato per le fasce più povere della popolazione». Utilizzando l’atto notorio sostitutivo i cittadini romani – non solo quelli del X municipio – possono portare in circoscrizione il proprio testamento biologico. «Autentichiamo le volontà dei residenti al costo di 34 centesimi di euro». Il valore del bollo comunale. In cambio si ottiene un documento con validità di legge. E non si tratta solo di un’iniziativa simbolica. «Oggi conserviamo oltre mille dichiarazioni – ricorda Medici – È già successo diverse volte che il soggetto fiduciario di qualche testamento biologico venisse a richiedere il documento per presentarlo in ospedale».

E poi c’è il capitolo unioni di fatto. «Abbiamo un registro dove ci si può iscrivere. Al momento questa resta l’iniziativa più simbolica, una battaglia politica». Finora hanno usufruito del servizio una sessantina di coppie. Eterosessuali e omosessuali. Fascia tricolore, ogni volta Sandro Medici presenzia la cerimonia. «E alla fine regaliamo una rosa ai due nuovi iscritti». Una procedura quasi inedita in Italia. Che ha mandato un po’ in confusione alcuni cittadini, specie i più anziani. «Qualche tempo fa è venuta una donna di una certa età, dicendomi che voleva iscriversi nel registro delle unioni di fatto insieme a un signore con cui stava per andare a convivere. In confidenza mi ha spiegato: “In realtà quello non mi piace così tanto, ma almeno risparmiamo sulle spese”».

Cittadinanza ai figli degli immigrati, testamento biologico, unioni di fatto. Mentre la politica si interroga, nel decimo municipio di Roma sono già realtà. «A pensarci bene non è neppure un fatto così singolare – spiega Medici – Fa parte della cultura politica del nostro Paese. Quasi sempre sono gli enti locali a sperimentare per primi anticipazioni e suggestioni di cultura civile». Una dinamica che evidenzia anche l’estraneità della politica, nelle sue espressioni più alte, dalle priorità del Paese. «Questo è evidente – continua Medici – la rappresentanza politica ormai non rappresenta proprio niente. Prendiamo il tema della cittadinanza ai figli degli immigrati. Una recente statistica ha dimostrato che oltre il 70 per cento degli italiani sono d’accordo. Eppure manca ancora una legge. Le nostre iniziative dimostrano che al di là di migliaia di chiacchiere e dispute filosofiche le cose si possono fare, davvero».

Marco Sarti tratto da www.linkiesta.it

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