Trasporto pubblico: un referendum per i diritti degli utenti

L’incidente nella metropolitana di Roma (una donna rimasta incastrata in una porta e trascinata per un lungo tratto) per quanto spettacolare e terribile non aggiunge molto a ciò che gli utenti di metropolitane e autobus già non sapessero. Si è trattato di un evento ovviamente casuale perchè il trasporto pubblico contiene in sé elementi di rischio che, forse, non possono essere del tutto eliminati, ma previsti e prevenuti sì però. Per questo le procedure di funzionamento di una metropolitana devono essere estremamente rigorose così come la guida degli autobus che percorrono le strade.

metropolitana RomaMa rigorose devono essere anche le persone che fanno funzionare il trasporto pubblico e devono porre davanti a tutto il servizio. Invece sono anni che davanti ci sono rivendicazioni sindacali e interessi di gruppi di lavoratori. Non sono gli unici perché chi dirige le aziende dei servizi, spesso, non è selezionato per le sue competenze, bensì per intrecci di interessi politici o clientelari.

Affermazioni generiche? Non tanto se si pensa al caso romano dell’Atac, azienda pubblica che gestisce il sistema dei trasporti pubblici nella Capitale. Passata attraverso vicende piuttosto scandalose ed oscure che durano da tanti anni, di fatto fallita benché infarcita di personale e dotata di un agguerrito sindacalismo non è certo l’azienda che si porterebbe come esempio dei benefici effetti della proprietà pubblica delle aziende contro quella privata nei servizi. Che il M5S dica adesso che la messa a gara del servizio cioè l’apertura ai privati dopo un monopolio di Atac che dura da sempre, non è la soluzione è un pietoso pretesto per non dire la verità.

E la verità è che Atac, Ama e le altre aziende comunali sono la prima “industria” di Roma perché occupano decine di migliaia di persone e fanno muovere miliardi di euro. Portano voti e potere per i politici che le controllano. Se gli organismi del governo locale si limitassero ad assegnare a gara il servizio e a svolgere la funzione di controllo che spetta loro perderebbero molto di questo potere, ma i cittadini avrebbero la speranza di un servizio migliore perché se chi vince la gara non sta ai patti e lavora male si può sanzionare e cambiare. Se, invece, chi lavora male è l’azienda di proprietà del comune di Roma, non la si può cambiare.

scioperoI romani ormai non si stupiscono più di niente. Due anni fa i macchinisti della metropolitana attuarono uno sciopero bianco di un mese contro l’obbligo di timbrare il cartellino. Purtroppo Atac si regola su un Regio decreto del 1931 che non cita tra le infrazioni parlare al telefono, chattare, ospitare in cabina altre persone che non dovrebbero esserci oppure mangiare come pare sia capitato nell’incidente di qualche giorno fa. E se il Regio decreto non lo dice come si fa a punire chi compie quelle azioni? Che vengono compiute costantemente tanto per dimostrare chi è che comanda sui bus e sulle metro romane. E non parliamo degli incendi che hanno colpito tanti bus andati a fuoco nell’ultimo anno. Una stranezza che capita solo a Roma. Sembra che nel trasporto pubblico romano tutto sia possibile. Tranne toccare i “sacri” diritti dei lavoratori.

No, come si dice da queste parti, le chiacchiere stanno a zero. Bisogna prendere atto che ormai nel campo dei trasporti pubblici la vera controparte delle lotte sindacali è costituita dagli utenti dei servizi, gli unici che subiscono i disagi degli scioperi o dello stato scadente del servizio. E che la moltiplicazione delle sigle sindacali ha reso obsoleta la normativa che disciplina lo sciopero nel trasporto pubblico.

mobilitiamo romaE allora che bisogna fare? Cambiare strada rendendo più difficile proclamare uno sciopero, pretendendo prima l’elenco delle adesioni in modo da poter organizzare i servizi alternativi ed eventualmente chiedendo un voto preventivo dei lavoratori. Perché è davvero troppo facile che un sindacatino proclami uno sciopero che ottiene l’effetto di paralizzare comunque il servizio perché non si sa prima chi vi aderisce.

Occorre cambiare strada. L’unico modo è che cessi il monopolio di Atac e che il servizio sia messo a gara come chiede il referendum promosso dai radicali (http://mobilitiamoroma.it/). La raccolta delle firme è in corso e ci sono sicuramente milioni di romani interessati a che le cose cambino. Non saranno interessati i dipendenti di Atac probabilmente, ma ormai è tempo che i cittadini si ribellino anche a loro. Non tanto stranamente nessun partito romano appoggia il referendum, nemmeno il Pd che avrebbe tante ragioni per cogliere l’occasione di una svolta storica. Probabilmente tutti hanno partecipato alla gestione clientelare dell’Atac e adesso hanno le mani legate. Peggio per loro. I romani giudicheranno dai fatti non dalle chiacchiere

Claudio Lombardi

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