A cosa legare l’elezione del Presidente della Repubblica (di Claudio Lombardi)
Domani iniziano le votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica.
I protagonisti sono tre: Pd-Sel, Pdl-Lega, M5S. Scelta civica di Monti non è decisiva soprattutto ai fini del senso di questa elezione.
Il fatto nuovo è il primo vero atto politico del M5S in nome del quale Beppe Grillo ha rivolto una proposta al PD che parte dall’elezione del Presidente, ma guarda a più ampi orizzonti . Già questo fatto, al netto di eventuali intenzioni malevole, rappresenta un fatto di primaria importanza. Grillo ha detto chiaramente che sarebbe d’accordo a votare Rodotà. Presumibilmente lo sarebbe anche sull’altro nome della discordia tra Pd e Pdl, Romano Prodi.
A questo punto la parola passa al Pd che sta conducendo trattative col Pdl. La scelta è, dunque, tra due tipi di convergenza: uno con una forza politica dominata da Berlusconi ampiamente screditata e di provata inaffidabilità e un altro con il M5S che sta iniziando adesso il suo cammino nelle istituzioni.
Sono due formazioni politiche che rappresentano due visioni della politica e due culture diverse. Bersani ha più volte dichiarato che l’unica opzione che il Pd vuole perseguire è il cambiamento e quindi nessuna alleanza di governo è possibile con il Pdl mentre, invece, ha tentato di gettare un ponte verso il M5S evidentemente ritenendolo in grado di percorrere insieme al Pd la via del cambiamento. Compagni di strada per un tratto breve o lungo, ma compagni di strada ognuno con la sua identità e le sue priorità, senza mescolarsi in alcun modo.
La convergenza su un Presidente della Repubblica però non deve essere collegata ad alleanze di governo perché il Capo dello Stato deve nascere libero da condizionamenti di partito o di schieramento. L’unico vincolo necessario è il rispetto totale della Costituzione come massima espressione della legalità, delle istituzioni, dell’unità nazionale.
Ecco, proprio in base a questi requisiti necessari per individuare la figura del Presidente, non pare proprio il Pdl il partito più adatto a stabilire discriminanti o ad impartire lezioni. Sicuramente è un partito che ha preso tanti voti, ma è anche un partito che con le parole e gli atti dei suoi massimi esponenti, Silvio Berlusconi in primis, ha mostrato più volte la sua lontananza dalla Costituzione, dalla legalità, dal rispetto delle istituzioni, dall’unità nazionale.
Non può quindi essere il Pdl l’interlocutore principale del Pd nella definizione di uno o più nomi di candidati. Prima Berlusconi e il Pdl devono dimostrare di essere e voler rimanere dentro questa Costituzione, poi potranno essere assunti come referenti privilegiati nella scelta della massima carica dello Stato.
Nei sette anni che sono passati dall’elezione di Giorgio Napolitano questa dimostrazione non c’è stata, anzi, è stato dimostrato ed esibito con arroganza l’esatto contrario. No, veramente i voti non bastano e se il Pd vuole scegliersi degli amici, dei compagni di strada, degli interlocutori privilegiati non stia a guardare solo i voti; guardi alla sostanza e stabilisca dei criteri irrinunciabili in base ai quali formulare una sua proposta. Chi ha dimostrato la propria inaffidabilità per tanti anni non può oggi impartire lezioni o sbarrare la strada a nessuno.
Claudio Lombardi
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