A Gaza c’è una guerra non una punizione collettiva

Dopo quattro mesi di guerra lo abbiamo capito cos’era Gaza prima del 7 ottobre (e si spera non sarà mai più)? Una fortezza costruita con i soldi e l’assistenza della comunità internazionale (ONU in testa) e di alcuni stati musulmani. Centinaia di km di tunnel, sale di comando, inesauribili depositi di armi, acqua, viveri e carburante. Nessuno si è accorto di nulla? Arrivavano miliardi e la popolazione faceva la fame mentre Hamas rubava per i suoi capi e per preparare la guerra. Il popolo palestinese è stato affamato ed asservito ad una dittatura militare e religiosa mentre il mondo occidentale credeva alle frottole sulla “prigione più grande del mondo”.

Oggi le opinioni pubbliche vedono in Gaza uno scontro tra un popolo di poveri e un esercito strapotente che li vuole eliminare. Basta domandarsi perché Hamas ha sfidato l’esercito israeliano sapendo benissimo che ci sarebbe stata una carneficina, anzi, invocandola. La posta in gioco in Medio Oriente non è lo stato palestinese. In gioco c’è il potere nel mondo musulmano, dal Marocco all’Iran. Gaza doveva essere la miccia di un’esplosione generale con i palestinesi usati come carne da cannone per obbligare gli stati arabi alla guerra. Perciò distruggere la forza militare di Hamas è un obiettivo legittimo per Israele, ma fondamentale per i palestinesi. Finchè Hamas avrà i suoi tunnel e le sue armi ci sarà la guerra e i palestinesi moriranno. E il loro stato? Israele dovrebbe assumerlo come strategia, ma senza Hamas e senza armi iraniane

14 febbraio 2024

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