A proposito di canone RAI : commento a un articolo del Sole24ore (di Claudio Lombardi)

Un interessante articolo comparso sul Sole24ore nei giorni scorsi a firma di Orazio Carabini solleva un tema di cui si è discusso molto nel passato che oggi tornerà alla ribalta se si realizzerà quanto annunciato dal ministro delle attività produttive Paolo Romani in un’intervista al Corriere della sera.

Infatti, il Governo pensa di addebitare il canone RAI direttamente sulle bollette della luce e chi riuscirà a dimostrare di non possedere un televisore potrà farselo togliere, gli altri non potranno più evadere.

Carabini ricorda come la RAI abbia 16 milioni e 700mila abbonati che nel 2009 hanno versato nelle sue casse ben 1630milioni di euro. Tuttavia, essendo quasi 23 milioni le famiglie italiane (quasi tutte presumibilmente dotate di televisore), si può capire che l’evasione del canone è ampiamente praticata.

Carabini afferma che la “svolta” del ministro, pur essendo comprensibile, risulta odiosa perché impone l’obbligo di pagare una vera e propria tassa per l’uso di un apparecchio televisivo quando ci sono centinaia di canali che offrono programmi di tutti i tipi e che non ricevono nulla dal canone.

Nell’articolo si ricorda come, con il digitale terrestre, sarebbe possibile criptare i canali RAI e riservarne la visione ai soli abbonati esattamente come avviene con tutte le altre TV a pagamento. Però Carabini solleva una domanda: che ne sarebbe, in quel caso, degli oltre 11mila dipendenti della RAI, delle decine (pare oltre 70) direttori e vice con carica a vita anche se senza funzioni, ma dotati di stipendi molto elevati e benefit costosi come la macchina con autista?

C’è, però, il problema servizio pubblico in nome del quale si paga il canone che finanzia la RAI. Carabini risponde che questa obiezione vale sempre meno dato che le trasmissioni d’informazione e di cultura, se sono valide, si pagano da sole con la pubblicità. Aggiungiamo noi: restando ovviamente esclusi tutti i generi di intrattenimento che col servizio pubblico non hanno più nulla a che fare da decenni ormai, ma che continuano ad essere pagati anche con il canone, festival di Sanremo incluso.

L’articolo prosegue affermando che il canone è diventata una vera e propria tassa per mantenere la RAI così com’è, ovvero saldamente nelle mani dei partiti che se ne servono per fare la loro propaganda e che utilizzano il denaro del canone (più quello della pubblicità, ovviamente) per accontentare, al riparo da adeguati controlli, le loro clientele. D’altra parte, aggiungiamo noi, è uno dei luoghi comuni più conosciuti dagli italiani che la RAI, intesa come apparato, dal Direttore generale all’ultimo degli uscieri, sia sempre stata gestita con criteri partitici. Il che vuol dire che i posti di lavoro, gli stipendi e i privilegi sono stati gestiti senza trasparenza e in modo arbitrario nell’interesse dei gruppi politici prevalenti nonchè di amici e parenti vari.

Secondo Carabini, però, non c’è soluzione perché se si vende la RAI ai privati si rischia di consegnarla nelle mani di Berlusconi, se si toglie il canone la RAI è costretta a licenziare un bel po’ di persone e andrebbe a togliere risorse pubblicitarie a Mediaset perché, inevitabilmente, dovrebbe puntare ad incassare di più dalla pubblicità.

Conclude Carabini che, tutto sommato, non resta che tenersi il canone-tassa sperando che un giorno la RAI sarà gestita da dirigenti e da un consiglio di amministrazione che mirano ai risultati da raggiungere e non agli interessi dei padrini politici dai quali dipendono.

Che dire? Facciamola semplice: nell’era del digitale, del satellite e di internet non ha più alcun senso far pagare i cittadini per un servizio pubblico che si è tradotto in un’azienda di oltre 11mila dipendenti famosa per i privilegi, gli arbitri, gli sprechi e la mancanza di trasparenza con la quale è sempre stata gestita.

Sarebbe ora di dire la verità: il servizio pubblico dei radio e telegiornali è diventato un puro pretesto per far pagare ai cittadini una macchina del consenso e del clientelismo al servizio delle forze politiche che ne hanno il controllo e, quindi, innanzitutto, della maggioranza di governo.

Niente può giustificare la degenerazione della RAI gestita con criteri privatistici da gruppi e personaggi che rispondono a padrini politici o a cordate di potere e di affari, ma finanziata da 16 milioni e 700mila famiglie. Ben sapendo, ovviamente, che ci sono sempre stati in RAI tanti validi professionisti e tanti lavoratori onesti e leali. Peccato che abbiano sempre comandato gli altri.

Se ci sono forze politiche che hanno a cuore gli interessi della collettività abbiano il coraggio di attuare una semplice riforma: un canale di servizio pubblico (più la radio) pagato dallo Stato e dalla pubblicità che riesce a raccogliere; gli altri canali pagati solo dalla pubblicità e nessun privato che può possedere più di un canale televisivo.

Governo della nuova RAI affidato a un consiglio di amministrazione nominato con criteri simili a quelli delle Autorità, autonomo dal Governo e dal Parlamento la cui gestione sarebbe sottoposta alla vigilanza dell’Autorità per le comunicazioni e dell’Antitrust. Reclutamento del personale con procedure trasparenti e concorsuali, pubblicità dei bilanci e delle retribuzioni agganciate a parametri predeterminati, comitati di controllo dei rappresentanti dei cittadini con poteri di conoscere tutta la documentazione amministrativa e di provocare gli interventi delle Autorità di controllo.

Se non si fa questo che senso ha continuare a prendere in giro i cittadini con la favola del servizio pubblico dietro il quale si nascondono sia i tanti profittatori che la RAI ha allevato e foraggiato per decenni, sia le forze politiche abituate da sempre a trattare la RAI come loro proprietà privata ?

Claudio Lombardi

1 commento
  1. Michele dice:

    BAZZECOLE E PINZILLACCHERE
    Romani, un ministro non troppo chiacchierato per la verità, in una intervista al Corriere, argomento evasioni fiscali, accenna che: “Hai un contratto con una società elettrica? Hai la luce in casa, a negozio, in cantina? Allora ragionevolmente hai la TV. Ergo, devi pagare obbligatoriamente il canone RAI. Così qualsiasi evasione viene battuta”.
    Questa battuta (è proprio il caso di dire) stimola perciò in me due questioni.
    La prima, lo ammetto, è di bassa lega: “Ma questo Romani ci è o ci fa? Canone RAI nella bolletta della luce? Ma siamo matti? In questa italia il popolo vuole ben altro. Ci devono assolutamente regalare una legge che lo abolisca per sempre questo maledetto canone RAI-TV, altro che renderlo obbligatorio con la corrente”. Vabbè. Populismo di accatto.
    La seconda questione è un po’ più propositiva.
    La normativa attuale, in verità, individua il canone come una “tassa di possesso” avente per oggetto (sintetizzo) “quegli apparecchi destinati o idonei a ricevere trasmissioni trasmesse in radiofrequenza”.
    Parlavamo perciò, negli anni del varo di questa norma, solo ed esclusivamente della Televisione. Intesa come “apparecchio atto”.
    Oggi invece, visto che la tecnologia mica dorme ed i media hanno bisogno di visibilità, parliamo non solo e non più di apparecchio televisivo atto , ma anche di “infiniti altri apparecchi atti a”, cioè di Internet, di PC fissi, portatili, di telefonini, Blackberry, palmari, IPad, Iphone, Ipod, EBook, PS3, Apple TV, Alice TV, Alice Cube, Fastweb TV, cornici fotografiche, monitor e quant’altro.
    Tutti idonei e pronti a ricevere televisione.
    Insomma, Romani, se hai deciso di far pagare il canone a tutta la popolazione, allora ti dico: “sii furbo, falla più facile e cerca il consenso a basso costo”. Prima di tutto eliminalo questo canone. Aboliscilo. E suona la grancassa. Poi metti una addizionale sulla benzina, che so due centesimi al litro. Un centesimo al diesel. Zerocinquanta al GPL. Chi vuoi che se ne accorgerà di questo ulteriore balzello, che andrà ad aggiungersi all’addizionale del disastro del Vajont già in corso d’opera da oltre 40 anni e con la benzina a quasi duemilaseicentodiecilirealitro?

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