Abbassare le tasse: solo questo vogliono gli italiani? (di Claudio Lombardi)
Dopo i risultati dei referendum dalla maggioranza di governo è un coro quasi unanime: abbassare le tasse. Non si chiarisce bene a chi e di quanto perché un piano non c’è (almeno fino ad oggi) dando così ad intendere che il Governo lavora su impulsi e non su strategie e programmi. Nemmeno si capisce con quali soldi si dovrebbe realizzare il taglio fiscale e in quale politica economica e sociale si inserisca. Insomma l’apparenza è quella di un rimedio dell’ultima ora pensato come risposta ai risultati delle elezioni e dei referendum. Bah!
C’è, però, un aspetto che merita di essere sottolineato e che rivela di che cultura siano intrisi tanti esponenti della maggioranza ben rappresentati ed istruiti dal loro capo.
Infatti, il primo pensiero è quello di mettere mano al portafoglio e di distribuire qualcosa a un po’ di cittadini. Ci viene un dubbio: per caso c’è a capo del Governo un signore che ha fatto del denaro la misura di tutto? E che pensa che tutto e tutti si possano comprare? Purtroppo sì è così. E si vede dalle reazioni e dei suoi seguaci.
Altra cosa è il tentativo di Tremonti di costruire un piano che preveda la riduzione fiscale e l’invarianza dei saldi di bilancio con pesanti tagli di spesa pubblica e spostando il prelievo sull’IVA. Qui, probabilmente, c’è l’intenzione di tracciare la strada per un nuovo Governo senza Berlusconi e, magari, anche mettere le basi per un nuovo centro-destra che superi il partito-azienda di proprietà del Presidente del Consiglio.
Però il tentativo, se veramente ha questi significati, si scontra con obiezioni logiche, la prima delle quali riguarda la credibilità del proponente. Certo, Tremonti si è sempre distinto dalla massa dei berlusconiani asserviti ad un capo assoluto, e tuttavia, ne è sempre stato un alleato fedele e ben poco recalcitrante. E poi mica propone di cambiare governo! Vorrebbe che fosse questo Governo a gestire un programma così ambizioso e difficile. E con credibilità? No, l’unica soluzione dopo il voto della maggioranza degli elettori per i 4 referendum e dopo le elezioni amministrative può essere solo un nuovo verdetto degli italiani che dicano chi vogliono alla guida delle istituzioni. Prima, però, bisogna cambiare legge elettorale fatta, guarda caso, sempre da Berlusconi e dai suoi alleati per togliere il potere di scelta ai cittadini.
D’altra parte, l’unico bilancio che questa maggioranza può vantare è quello di aver “tenuto” sul fronte dei conti dello Stato. Il prezzo è stato l’aumento del debito pubblico e i famosi tagli alla spesa sociale e degli enti locali che tutti, ormai, abbiamo sperimentato nella vita quotidiana.
Per il resto Governo e Parlamento hanno girato intorno ai processi di Berlusconi come se fossero le vere emergenze di cui occuparsi. In realtà lo sono e lo erano nella misura in cui il capo del Governo è stato accusato di svariati reati comuni ed ha utilizzato tutto il potere a sua disposizione contro la magistratura. In un Paese occidentale un uomo così avrebbe già pagato a caro prezzo la sua prepotenza e i danni che ha fatto allo Stato distraendo le istituzioni dai loro compiti obbligandole ad occuparsi dei suoi affari privati.
Il fatto è che i problemi dell’Italia sono altri e li ha individuati il Governatore della Banca d’Italia quando ha evidenziato, fra gli altri, gli effetti sulla crescita dei ritardi nel campo dell’istruzione e dell’inefficienza della giustizia civile.
Possiamo fidarci di quelli che spergiurano sul cambiamento che sarà attuato nelle politiche del Governo? Gli stessi che hanno votato alla Camera il famoso atto ufficiale che accreditava l’incredibile versione berlusconiana che voleva far passare una prostituta minorenne per la nipote di Mubarak? Va bene che la faccia tosta è, purtroppo, una caratteristica di tanti politici, ma qui la contraddizione è troppo evidente per nasconderla. Dunque di queste persone non ci si può fidare.
Che fare allora?
L’esempio sono i referendum. Continuare ad occuparsi dei problemi del Paese costruendo una rete di associazioni, movimenti, comitati, gruppi e singoli cittadini che individui le priorità, studi le soluzioni e getti ponti con il mondo dei partiti che accettino di confrontarsi e di impegnarsi senza nessuna concessione di deleghe in bianco. Stessa cosa con le istituzioni che devono essere chiamate a fare il loro dovere con severità e senza sconti per nessuno. Le soluzioni devono essere individuate da subito e il Governo deve essere controllato e incalzato dai cittadini anche perché è ormai un Governo sfiduciato.
Per i partiti è arrivato il momento di decidere perché il tema evidente e l’occasione che si presenta agli italiani a partire da adesso è una grande riforma della politica che sia il motore di un rinnovamento generale di culture e di comportamenti. L’obiettivo non è solo una nuova maggioranza di governo; l’obiettivo vero è la rifondazione della politica che includa la società civile e faccia della partecipazione, con le sue procedure e i suoi strumenti, l’asse portante del sistema democratico. Il cambiamento vero è un nuovo modo di vivere le istituzioni, un rapporto fra cittadini e Stato e una cultura civica che superi l’individualismo menefreghista coltivato dal berlusconismo.
Claudio Lombardi
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