Agricoltori contro tutti?
Cosa vogliono gli agricoltori? La loro protesta è confusa ed esprime un’esasperazione che ha tante cause. Nelle cronache campeggia la transizione energetica. La narrazione ambientalista afferma che il cambiamento climatico minaccia tutti e stabilisce un collegamento diretto ed immediato tra costi ed oneri a carico dei produttori e fenomeni atmosferici estremi. Una impostazione moralistica che ignora sia il ruolo molto limitato che ha l’Europa nelle emissioni globali sia i tempi lunghi e l’aleatorietà di qualunque cambiamento. La reazione degli agricoltori esprime la rabbia per questa evidente incongruenza.
Se gli obblighi della transizione sono la causa scatenante la radice del risentimento degli agricoltori è nella sproporzione tra il loro potere di mercato e quello di chi acquista e commercia i loro prodotti. Pagare 10 al produttore ciò che poi si vende al consumatore a 100 o 200 è segno di un mercato sbilanciato ed ingiusto. Che ci si può fare? Ben poco. Di qui il ricorso al sostegno pubblico che in Europa è fortissimo. Gran parte del bilancio europeo è destinato alla Politica Agricola Comune (PAC), ma questa non può essere la soluzione al problema. Un settore produttivo sussidiato e regolato fin nei minimi dettagli non vive di vita propria, ma è dipendente dalle politiche e dagli apparati europei e finisce per essere un peso più che una opportunità. Non esistono soluzioni facili, ma una riscrittura delle tappe e delle regole della transizione energetica è ormai inevitabile
1 febbraio 2024
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