Ancora sui costi della politica (di Claudio Lombardi)
Non è per ripetere cose già dette, ma il taglio dei costi della politica può fare un gran bene per selezionare persone più motivate ed allontanare gli affaristi e i disonesti. Inoltre è un passaggio ineludibile nel momento in cui si chiede ad una larga parte degli italiani di contribuire a raddrizzare i conti dello Stato dissestati per effetto delle scelte passate e recenti delle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione.
Senza fare di ogni erba un fascio è indubbio che il debito pubblico e la facilità con la quale si è dispensata spesa pubblica per convenienze politiche senza badare a risultati diversi dal guadagno di voti o dall’espansione del proprio potere personale si sono prodotti come risultato di una cultura che ha trasformato la politica da funzione sociale in apparato di professionisti a pagamento convinti di essere, loro, i titolari della sovranità.
Ecco che da altri Stati ci viene l’esempio da seguire così come riportato dalla stampa.
In Olanda, paese non a rischio, si sta preparando una riduzione di un terzo del numero dei membri delle Camere con una modifica costituzionale.
In Gran Bretagna è in campo la proposta del Governo di ridurre il numero dei parlamentari e già ne sono stati tagliati i guadagni.
In Spagna si è ancora nella fase delle dichiarazioni di intenti, ma la pressione degli “indignados” non consentirà di eludere la questione.
In Germania nessun taglio è previsto, ma come si vedrà dai dati più in basso, già adesso i numeri sono esemplari sia per il totale dei parlamentari che per i guadagni. Per non parlare del fatto che la struttura dello Stato è diversa da quella italiana (niente province e retribuzioni dei deputati regionali molto al di sotto di quelli italiani).
Da noi, invece, è recente la notizia che nel consiglio regionale del Lazio sono state istituite 4 commissioni speciali con relativi presidenti, vice e apparati al servizio che si aggiungono alle 16 commissioni già esistenti. In tal modo quasi tutti i consiglieri regionali detengono un incarico speciale che dà diritto ad indennità ed apparati alle dipendenze. Inoltre sono permessi gruppi consiliari composti da un solo consigliere con diritto a dipendenti, finanziamenti, locali ecc.. Come esempio in tempi di crisi non c’è male….
Ecco i dati che stabiliscono il primato italiano.
Le tre colonne si riferiscono all’ indennità parlamentare, al numero dei parlamentari e al rapporto parlamentari / abitanti
Indennità (euro) n. parlamentari rapp. abitanti/parlamentari
Italia 11.704 945 64.127
Austria 8.882 246 34.146
Olanda 7.177 225 72.524
Germania 7.009 731 113.886
Francia 6.892 920 64.962
Irlanda 6.389 226 17.181
Belgio 6.001 221 49.719
Grecia 5.715 300 35.483
Lussemburgo 5.536 60 7.467
Finlandia 4.970 200 25.915
Slovenia 4.200 130 14.862
Cipro 4.080 80 9.588
Portogallo 3.449 250 40.336
Spagna 2.921 601 66.684
Slovacchi 2.160 150 36.147
Estonia 1.922 101 14.010
Malta 1.314 65 6.108
(fonte: Il sole24ore)
Nel valutare i dati occorre tener conto che l’Italia ha anche il primato delle retribuzioni per i consiglieri regionali (oltre 1.100 fra tutte le regioni) e che alla voce indennità vanno aggiunti rimborsi spese di varia entità come quello per i collaboratori che viene intascato dai parlamentari che lo gestiscono a loro piacimento. Sempre per una valutazione corretta occorre tener conto del totale delle cariche elettive, dal comune più piccolo alla regione più grande. In Italia siamo, anche in questo, al primo posto.
Dell’abolizione delle province, come è noto, si parla fin dal tempo dell’istituzione delle regioni (1970). Ma non si è trovato, finora, il tempo per una decisione concreta. D’altra parte un recente voto del Parlamento ha mostrato una significativa convergenza bipartisan a favore “di un più meditato disegno riformatore” come usano dire quelli che da decenni riescono a rinviare ogni decisione.
Senza demagogia sarebbe arrivato il momento di dare l’esempio. Lo faranno?
Claudio Lombardi
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