Astensionismo e rinnovamento della politica (di Tullio Marra)

La partecipazione al voto alle ultime amministrative 2012 è stata del 66,88% nel primo turno (-4,16% rispetto al 2011) e del 51,38% nel secondo turno (addirittura l’ 8,93% in meno rispetto alle precedenti elezioni).

Nella Costituzione italiana, all’art. 48, è scritto che “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età”. Il voto è personale (non può essere dato per delega da un rappresentante); eguale (ogni voto vale indipendentemente da chi l’ha dato); libero (nessuno può essere costretto a dare un voto diverso da quello voluto); segreto (a garanzia della libertà e per evitare indebite pressioni o ritorsioni). Dice, ancora, che votare è un “dovere civico” (parte di quel dovere di solidarietà politica, di cui parla l’art. 2), nessuna sanzione è prevista per chi non va a votare.

Tra gli studi di settore sul fenomeno astensionista consiglio quest’analisi abbastanza completa e secondo me attendibile:

http://audipolitica.it/images/stories/sintesi/Sintesi_ItalianiCheNonVotano.pdf

L’astensione è un’ opzione politica. E’ un errore considerare l’anti-politica coincidente con l’astensionismo elettorale. Tra la partecipazione elettorale e la non partecipazione esiste una zona grigia, ove si passa dal votare o no a seconda le circostanze, e degli schieramenti in campo e dei leader in concorrenza. Quindi l’astensione non è fenomeno di anti-politica di sapore anarchico.

Il 50 % degli astensionisti non si rifugia in un atteggiamento genericamente anti-politico, ma indica esattamente negli attuali partiti la ragione della loro mancata partecipazione elettorale.
Due sono gli elementi che potrebbero far tornare gli astensionisti al voto: primo, la comparsa di nuovi protagonisti e leader politici; secondo, una maggiore e generale moralità della politica.
Le analisi hanno scoperto che gli astensionisti non sono persone ignoranti e superficiali per ciò che riguarda la politica. Al contrario i tre quarti di costoro hanno precise idee ben precise su cosa dovrebbe essere la politica.

Fra i comportamenti della nostra classe politica la maggiore impressione negativa che si ripercuote su tutti gli elettori è quella inerente all’utilizzo dell’incarico pubblico per meri interessi privati.

Gli astensionisti non sono, come taluni vogliono far credere, degli arrabbiati ignoranti, ma sono del tutto simili al popolo dei votanti.

Da rimarcare che la tendenza all’astensionismo è comune a tutte le democrazie dell’Europa occidentale. E questo senza ignorare la specifica e profonda crisi che vive oggi il nostro sistema politico.

Questo spiega il successo inaspettato del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Coloro che l’ hanno votato, l’ hanno fatto perché ritengono la politica dei partiti tradizionali fallimentare, e vedono nel suo programma politico istanze innovative e, personalmente, ritengo che il presunto carisma di Grillo, c’entri poco con il suo successo.

Il M5S ha occupato, in questo momento, un vuoto politico, derivato dalla crisi strutturale, morale e anagrafica dei gruppi dirigenti dei partiti. Il M5S risponde a quella parte dell’opinione pubblica desiderosa di un cambiamento politico radicale, risponde altresì a una richiesta di trasparenza, di taglio dei finanziamenti ai partiti e ai costi della politica, di maggiore partecipazione per decidere sulle scelte della vita pubblica. Tutti segnali importantissimi. C’è grandissima insoddisfazione per lo scenario politico attuale. Il voto a M5S è un voto sì di protesta, ma soprattutto d’opinione. Continuerà a crescere, e quindi a spazzare via tutto e tutti, soltanto se i partiti tradizionali resteranno fermi e non appariranno novità politiche seriamente rappresentative.

Tullio Marra

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