Bastano 20 punti per 5 Stelle? Un programma che dice poco (di Salvatore Sinagra)

Agli otto punti di Bersani il movimento 5 stelle risponde con una lista di venti punti: alcuni corrispondono a proposte fattibili, precise e auspicabili; altri a proposte non fattibili, vaghe o assolutamente dannose; tutte comunque unite dal fil rouge di essere molto gradite all’elettorato. Una lista, però, dentro cui ci possono essere tanti sbocchi diversi che non sono dichiarati.

dubbio sui 20 puntiLe proposte che in assoluto condivido sono: l’eliminazione delle province, il varo di una legge contro la corruzione e di una contro il conflitto d’interessi, l’informatizzazione dello Stato, il ripristino dei fondi tagliati alla scuola pubblica, l’abolizione del finanziamento diretto ed indiretto ai giornali. Si noti che in Italia esistono già una legge sul conflitto d’interessi (varata dal governo Berlusconi) ed una legge contro la corruzione (varata dal governo Monti): la prima, prevede interventi meramente formali; la seconda non è abbastanza coraggiosa e, quindi, è inefficace. Sarebbe, quindi, opportuno dire cosa bisogna cambiare delle due leggi già esistenti. Per esempio: mettere le partecipazioni azionarie in un blind trust (affidamento fiduciario cieco) è sufficiente? La risposta non è semplice perché c’è differenza tra le imprese che potrebbero essere favorite dal governo e quelle che potrebbero aiutare il governo stesso (come le televisioni private o l’editoria). E c’è differenza anche fra le diverse cariche pubbliche a cui si dovrebbe riferire il conflitto di interessi (parlamentari, presidenti, sindaci, consiglieri e assessori).

Informatizzazione dello Stato. Non è chiarito nel programma di Grillo, ma si tratta innanzitutto di effettuare un consistente investimento nella banda larga, che per esempio in Gran Bretagna ha avuto significativi impatti occupazionali oltre che di efficienza.

Semplificazione dello Stato. Non ha senso dirlo senza dire cosa si vuol fare per semplificare. Già la riforma Bassanini del 1997 fu il punto di arrivo di una lunga elaborazione, ma da allora si è continuata ad affermare la necessità di una semplificazione e ci sono stati ministri che hanno ricevuto questo incarico. Senza portare a casa granchè. Quindi ripetere “semplificazione” dello Stato non significa proprio nulla.

Potenziamento dell’istruzione e della sanità pubblica. Va bene, ma forse bisognerebbe parlare anche di sprechi e di fisco per chiedere di più a chi ha di più. Abolizione del finanziamento ai giornali. Non sono per principio favorevole, ma lo sono per la constatazione che, da quando è stato introdotto, non ha portato alcun beneficio in termini di pluralismo dell’informazione. Abolizione delle province. E’ più corretto parlare di accelerazione dell’abolizione delle province e ricordo a Grillo che oggi le province non esisterebbero più se un partito non avesse sollevato la pregiudiziale di costituzionalità per bloccarla. Andrebbe riconosciuto che, almeno in questo caso, i partiti non sono tutti uguali.proposte sparse 5stelle

Grillo poi parla di politometro per vedere di quanto si sono arricchiti i politici. Forse basterebbe stabilire più stringenti obblighi di trasparenza per i parlamentari e per i ministri, cominciando con il copiare la normativa degli obblighi di dichiarazione patrimoniale, delle attività professionali e dei finanziamenti e doni ricevuti imposta ai parlamentari e commissari europei.

Reddito di cittadinanza. Grillo afferma che esiste in tutta Europa; non è così perché un vero e proprio reddito dato a tutti i residenti esiste solo in Alaska, dove ci sono pochi abitanti e tante risorse naturali (710.000 abitanti e uno dei più grandi giacimenti di petrolio del mondo). In molti Stati d’Europa esiste, invece, il reddito minimo garantito ossia un sussidio erogato a talune condizioni ai disoccupati o nel caso dell’Olanda agli studenti che abbandonano la casa dei genitori. E’ in sostanza un sussidio generalizzato a favore dei bisognosi. Sarebbe opportuno che in Italia si introducesse una simile misura, a condizione che i disoccupati accettino programmi di formazione e le occupazioni proposte. Ci vorrebbe, però, una somma di denaro che a seconda delle stime varia da 30 a 120 miliardi l’anno e chiaramente non si copre con il miliardo che Grillo ha promesso sul palco di Piazza del Duomo a Milano, di far restituire ai politici (non si sa bene a quale titolo).

D’accordo con la privatizzazione parziale della Rai, facendo sì che la cessione renda il sistema più plurale, ovvero si potrebbe vendere una rete televisiva ma non a Berlusconi, Cairo, Murdoch o ad un grosso gruppo della carta stampata.

Non mi entusiasma la democrazia plebiscitaria, non sarei particolarmente felice dell’introduzione del referendum propositivo nè dell’obbligo di discutere con voto palese i disegni di legge di iniziativa popolare. Mi sembra che tali istituti sono facilmente politicizzabili e “lobbizzabili “; il problema della democrazia referendaria o plebiscitaria è, infatti, che bisogna stabilire chi fa le domande. Il referendum abrogativo pensato dai padri costituenti è un buon compromesso, al limite potrebbe essere opportuno abbassare il quorum e/o computarlo sull’affluenza media alle urne delle ultime tornate elettorali nazionali ed europee.

Non credo sia una priorità l’accesso gratuito alla rete per tutti, io non sono favorevole ad interventi  a pioggia, preferisco dare qualche migliaia di computer con connessione agli studenti meno abbienti che la connessione a tutti, gli amministratori locali valutino l’opportunità della wireless gratuita nei posti di ritrovo (qualche piazza o qualche parco).

m5sNon sono favorevole all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Sono favorevole ad una riduzione del finanziamento pubblico, abbinata ad una disciplina del finanziamento privato ai partiti che imponga trasparenza e limiti ai contributi individuali.

Mi sfugge cosa c’entri l’elezione diretta  dei parlamentari con la crisi; in Germania e nei paesi scandinavi buona parte dei parlamentari sono scelti dalle segreterie di partito, nonostante ciò tali paesi hanno subito meno degli altri la  crisi. Sono contrario al limite dei due mandati, un partito deve puntare sempre sui migliori a prescindere dall’età e dai mandati ricoperti, poi è chiaro che quando non c’è un certo turnover nei partiti significa che qualcosa non funziona. Gli statuti dei partiti stabiliscano appositi limiti, facciano pure deroghe purché queste costituiscano l’eccezione e non la regola e spieghino perché optano per le deroghe.

Uscire dall’euro a mio parere non è un bene, con la lira la spesa per interessi rappresentava quasi il 15% del Pil mentre, oggi, nonostante la crisi, rappresenta meno del 5%, e sarebbe più bassa se nel periodo 2001-2011 avessimo ridotto il nostro debito invece di aumentarlo. Tornando alla lira non abbiamo garanzie di ritornare alla crescita di un tempo, abbiamo la certezza che i tassi d’interesse che schizzerebbero verso l’alto. Un referendum sull’euro in piena crisi? Nel frattempo i mercati si scatenerebbero e poi siamo sicuri che gli elettori siano in grado di prendere la decisione giusta e di assumersene le conseguenti responsabilità? Ne dubito.

L’abolizione dell’IMU sulla prima casa è una proposta di natura ideologica, che imporrebbe un ritorno all’inefficiente sistema fiscale degli anni ottanta. Meglio, invece, introdurre un’imposta sui grandi patrimoni per detassare i redditi più bassi e delle famiglie numerose. Altrettanto ideologica è l’impignorabilità della prima casa, non capisco come in un sistema di mercato una famiglia si possa impegnare in un rilevante mutuo  a 20 o 30 anni, ma senza dare nulla in garanzia. Solo un sistema bancario patologicamente in perdita potrebbe erogare mutui casa senza garanzie. Ciò di cui c’è veramente bisogno è la garanzia di un reddito da lavoro o di un sostegno dello Stato in caso di disoccupazione. Prima il lavoro, poi la casa anche perché la proprietà non può continuare ad essere l’unico modo per abitare, c’è anche l’affitto e per pagarlo ci vuole un reddito.

Abolizione di Equitalia: è già prevista e avverrà a breve, non ha quindi senso annoverarla tra i punti di un programma, mentre, invece, si dovrà trovare un meccanismo per fare stare in piedi i comuni più piccoli che non sembrano i grado di dotarsi di un sistema di riscossione che li faccia stare in piedi. Ma di questo il programma di Grillo non si occupa.

Salvatore Sinagra

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