Benedette sardine

Si rimane sempre stupiti leggendo un’intervista o, meglio ancora, guardando in tv un rappresentante del movimento delle sardine che espone il suo pensiero. Meglio in tv che sui giornali perché la componente umana è importante. Per esempio ieri sera, Mattia Santori, il volto più conosciuto dei quattro giovani che hanno promosso il movimento, era collegato con Fabio Fazio nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” su Rai2, in diretta dalla piazza di Bologna dove si stava svolgendo una delle più grandi manifestazioni che ci siano state negli ultimi anni in Emilia Romagna. Indossava una cuffia per il collegamento che avrà avuto la sua stessa età come non se ne vedono più in tv da molto tempo. Faceva tenerezza e dava ancora maggiore credibilità alla semplicità e saggezza delle sue risposte.  

Bisogna guardarli questi giovani per rendersi conto che sono veri e non costruiti in laboratorio da qualche esperto di comunicazione. Esattamente il contrario di ciò a cui siamo abituati. I leader studiano la loro immagine e sono assistiti da apparati dedicati proprio ad indicare i vestiti, le battute, i gesti, i toni. Ho scritto i leader, ma in realtà ce n’è uno solo che esprime al massimo grado la finta spontaneità con la quale deve conquistare gli elettori: Matteo Salvini.

Le sardine no, non recitano e non devono conquistare consensi. Loro sono quelli che il consenso lo devono e lo vogliono dare perché fin dall’inizio hanno chiesto alla politica di fare la sua parte. Con lealtà e competenza e con i toni giusti per affrontare problemi complessi. No alla politica della rabbia e no agli imbrogli del populismo dunque. Chi pretende di urlare per mascherare la debolezza e l’inconsistenza delle sue ricette sta truffando l’opinione pubblica. Perché punta sull’emotività invece che sulla razionalità così non deve spiegare granchè. Come sta accadendo in questa campagna elettorale emiliano romagnola.

Basta una battuta più azzeccata delle altre, basta un ghigno, una cattiveria o una sceneggiata (“sono pronto anche ad andare in galera” urla Salvini che tra i valori in cui credere mette il parmigiano) per superare d’un balzo la difficoltà di spiegare perché bisogna cambiare una guida della Regione che ha dato un’ottima prova delle sue capacità. Una delle regioni meglio amministrate d’Italia.

Ecco, la parola chiave è “cambiamento”. Chiunque abbia un suo malessere comunque originato trova sul mercato della politica chi lo vuole convincere che la risposta è una sola: bisogna cambiare. Il M5s con questo slogan ci ha vinto due elezioni generali e diverse locali. A Roma è ancora vivo il ricordo del “cambieremo tutto!” con il quale ha trionfato Virginia Raggi. Dopo tre anni e mezzo quello slogan si è rivelato una tragica presa in giro, magari pure inconsapevole perché vessillo di una superficiale incompetenza che ha superato ogni aspettativa.

Ora Salvini crede di passare all’incasso pigiando sullo stesso tasto, ma secondo la sua personale interpretazione. Slogan e chiacchiere accompagnate da esibizioni di puro teatro o, meglio, di commedia dell’arte. Aggressività e disprezzo. Opportunismo e spregiudicatezza. Faccia tosta e minacce travestite da remissività. Persino l’antisemitismo è diventato un tema da sfruttare per la campagna elettorale.

Le sardine no. Si presentano con la loro freschezza e con la loro ingenuità. Ma esprimono un pensiero lucido. Non pretendono di avere un programma politico. Il loro scopo era ed è ancora oggi di riempire un vuoto e di reagire ad una presenza che sembrava totalizzante, quella dei populisti. Non tanto tempo fa sembrava che il popolo fosse tutto da una parte sola. E gli altri tacevano o erano sulla difensiva. C’era un vuoto e mancava una reazione. Ora è diverso. Un altro popolo è sceso in campo, si è manifestato e si è schierato. Ha detto semplicemente: ci siamo anche noi, non ci piace la politica della rabbia, non ci piace chi attizza l’odio perché gli serve per aumentare i voti, non vogliamo chi non prova a risolvere seriamente i problemi perché vive come un parassita alimentandosi di ogni disagio e di ogni scontento; vogliamo una politica seria, competente e leale che dice la verità e si prende cura degli interessi della collettività.

Passate le elezioni in Emilia Romagna che faranno le sardine? Quale potrà essere il loro futuro?

Difficile fare previsioni, ma pochi punti dovrebbero essere chiari.

Non farsi inglobare in un partito. Non costituire un partito. Essere al fianco della politica, anzi, esserne parte. Continuare il percorso che si è iniziato. Il senso del movimento è già stato individuato. Antifascisti perché si è per la libertà. Contrari al populismo perché non esiste un Capo che interpreta la volontà del popolo. A favore di una politica seria che non mascheri i problemi imbrogliando la buona fede dei cittadini, ma sappia spiegare e dialogare. E contro i seminatori di odio e di rancore nella vita pubblica.  

Un movimento di partecipazione con queste caratteristiche non si è ancora visto in Italia, ma forse l’ora è arrivata di provare a farlo durare. La coscienza nazionale finora è stata qualcosa di indefinito o di retorico. Ecco l’occasione per darle concretezza. Sarebbe bello se gli italiani facessero crescere una cultura civica con quelle caratteristiche. Sarebbe bello se gli italiani vi si riconoscessero. Spesso si è parlato di riserve della Repubblica a proposito di politici di provata esperienza e di fedeltà alle istituzioni. Ora sappiamo che ci può essere una vera riserva della Repubblica costituita da milioni di cittadini mossi dai valori che sono alla base della nostra Costituzione.

Bisogna provarci

Claudio Lombardi

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