Berlusconi: “la scuola pubblica non educa”. E lui? (di Mila Spicola)

Pubblichiamo un’ altro intervento dei molti suscitati dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulla scuola pubblica tratto dal sito http://comitatoscuolapubblica.wordpress.com

Premetto la conclusione: la scuola pubblica educa. Ed educa meglio delle private. Dati alla mano.
Oggi, la dichiarazione del nostro “premier esemplare”. Il difensore della famiglia e dell’educazione (termine che in bocca a lui suona come una bestemmia contestualizzata, parafrasando il cardinale) così parla a un convegno organizzato da alcune associazioni cattoliche :
“La scuola pubblica non educa: bisogna dare a tutte le famiglie italiane la possibilità di scegliersi una scuola privata.” Autocitandosi dal ’94, così ha proseguito “Nella scuola statale ci sono dei docenti che cercano di inculcare idee contrarie a quelle dei genitori”.
Eccola là, la verità: la nota paura del dissenso che attanaglia il premier e che i docenti praticano ogni giorno insegnando né più e né meno che l’esercizio del libero pensiero autonomamente critico.

La camuffa questa parola, “dissenso”, nel suo solito modo, manomettendone il significato. E dunque cosa diventa? “La scuola non educa i vostri figli ai vostri valori, le scuole private sì”
Un gran regalo alle gerarchie e alla platea cattolica che lo hanno ringraziato con una standing ovation.

Chi come me lo “segue” da qualche anno, specie nel suo attacco subdolo alla scuola statale, oggi può mettere una fascia nera in segno di lutto. Il cerchio s’è chiuso.

Però non desisto: deve passare sul mio cadavere. Le sue reali intenzioni non devono passare sotto silenzio. A lui frega poco dell’educazione dei giovani, lo abbiamo visto. 

Berlusconi mira al sostegno della Chiesa e alla caterva di voti che gli assicura, non ad altro. “Aiutando” le scuole private prende due pesci con una fava: raccoglie messi di voti tra le famiglie cattoliche, che abboccano subito appena si parla di “educazione” e smantella definitivamente la scuola statale, gettandole addosso una consistente quantità di fango da cui, indebolita, ammalata, osteggiata com’è da tutti e da troppi anni, difficilmente può difendersi da sola, non troverà al suo interno forze adeguate per controbattere.

La società civile? Splendida assente.
L’opposizione politica? Si, a volte, con infinita “educazione”.  Gli studenti che protestavano? Da Natale sono tutti a casa a festeggiare le sante feste.

Io dico: non bastavano i finanziamenti alle scuole private? Gli aumenti di stipendio ai docenti di religione? Adesso ci tocca pure l’ennesimo discredito a noi docenti statali e l’enorme credito a loro, gli istituti privati?

E’ da tre anni che ci tenta e adesso ci riesce: a convincervi se vince l’inno allo scontro, alla vendetta, alla “pena sanguinaria”. Mezzi di cui, sia chiaro, noi docenti non ci serviamo per educare i nostri ragazzi. Forse non basta il nostro impegno. Questo va detto.
Servono risorse umane e professionali adeguatamente preparate a replicare all’enorme, inedita, emergenza educativa dei ragazzi di oggi.�
Alla quale i genitori, come i docenti, sia delle scuole pubbliche come di quelle private, ancora non sanno porre rimedio.
Emergenza che tutti tacciono o sottovalutano, ma che apre una voragine di sgomento nel cuore di ogni genitore italiano.

Intanto oggi lo abbiamo visto, il nostro premier, fare un regalo, in cambio di messi di voti e non di messe, a quell’impero economico che sono le scuole cattoliche.

Oggi può dirlo a tutti che non serviamo, che non andiamo bene, che la scuola pubblica non funziona, perchè non educa. Ci ha tolto il terreno da sotto i piedi.
Lo dice lui che non educa: il re del bunga bunga, il patron del Cepu, il mago dell’evasione fiscale. E gli credono pure. E’ surreale.
Una platea soprannominata Ipocrisia gli riserva un appaluso. �
Ciascuno di loro ha il suo peccato da farsi perdonare e può sacrificarvi la libertà. Quella vera. Quella della critica, a cui solo la libera conoscenza prepara.

Prima ci ha tolto reputazione (docenti fannulloni), poi i soldi (8 miliardi, e non hanno tagliato solo i precari, cercate di mettervelo in testa, ma i fondi alle scuole: siamo in bolletta).
Adesso l’attacco più insidioso: quello di lanciare a ritmo preoccupante notizie terrorizzanti di figli terrorizzati (ancorchè maleducati in partenza).

A leggere quelle notizie, in maggioranza, ci sono mamme e papà e docenti che educano con ben altri criteri che non la banalissima, orribile e inutile legge del taglione. Persone che ritengono che civiltà, cultura, attenzione, dialogo e ascolto facciano parte del bagaglio da trasferire ai figli e agli alunni.
E ci sono quelli che , quasi quasi, i figli li tolgono dalle statali per portarli alle private. Non gioite e preoccupatevi.

Mettiamocelo in testa una volta per tutte: senza scuola statale non c’ è Italia e non c’è unità. Non c’è cultura e non c’è progresso.  Senza la scuola l’Italia muore.

Mettiamocelo in testa che, pur nelle estreme difficoltà in cui operiamo, i risultati scolastici dei ragazzi delle scuole statali sono dieci punti in su nelle graduatoria europea rispetto alle scuole private. Se non ci fossero quelle scuole, le private, la scuola italiana andrebbe meglio. Questo dicono i dati.
Dieci punti in su.
Diciamo questo: a tutti, a chiunque. Noi siamo i migliori. Migliori di lui, intanto.
Mille punti in su.

Mettiamocelo in testa: libertà, senso critico e cultura nascono nella scuola statale , non altrove. Nella scuola pensata dai padri costituenti.
Aiutateci a salvarla, aiutateci a smentirli.

Se a Berlusconi andasse in porto la distruzione della scuola pubblica di tutti e per tutti, con il semplice provvedimento di dare “a tutti” possibilità e finanziamenti per andare alle private, avrebbe vinto. La sua dittatura sarebbe attuata in modo indolore e trionfale.
Con la benedizione di Santa Romana Chiesa e il consenso dei più. Gli indifferenti.

Mila Spicola insegnante da http://comitatoscuolapubblica.wordpress.com 27.02.2011

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