Bonus e niente investimenti zero futuro

Queste le previsioni del Governo per i prossimi anni (https://tinyurl.com/2p9mmrkb ). Sono previsioni cautamente ottimistiche, e infatti in molti dubitano sul fatto che si realizzeranno. In allegato due tabelle tratte dal DEF, la 2 e la 12.

Si vede infatti (tabella 2 qui riportata) che il PIL crescerebbe al ritmo di circa l’1% annuo (ma in diversi prevedono invece i soliti zero virgola, vedere pagina 22). L’inflazione (il deflatore PIL) ritornerebbe sotto il 2% e l’occupazione aumenterebbe anch’essa di circa l’1% annuo con diminuzione del tasso di disoccupazione che scenderebbe sotto il 7%.

Ma si vede anche che questo quadro cautamente ottimistico prevede una spesa per interessi che passerebbe dall’attuale 3,8% del PIL al 4,4%. Il tutto solo in termini di andamento normale, senza considerare eventuali crisi spread che farebbero salire di molto i “nostri” tassi rispetto a quelli internazionali. Avere un 4,4% di spesa per interessi significa avere un deficit/PIL che parte da questo valore. Si prevede quindi un ritorno all’avanzo primario (o saldo primario) già dal 2025. Il deficit sarebbe quindi la somma algebrica di avanzo primario e spesa per interessi che, nel 2027, sarebbero +2,2% e -4,4% col risultato di avere un deficit (o indebitamento netto P.A.) del 2,2% su PIL.

Il debito/PIL, grazie anche all’effetto superbonus che si trascinerà negli anni, aumenterebbe sino a sfiorare il 140%. Queste sono le previsioni ottimistiche del Governo alle quali si arriva (vedere la sotto riportata tabella 12) immaginando un aumento della spesa corrente e una diminuzione di quella in conto capitale (cioè investimenti). Se qualcuno vorrà sbirciare la tabella 12 si renderà conto che gli investimenti fissi rimarrebbero fermi intorno ai 70 miliardi, mentre ciò che crolla sono i contributi agli investimenti che, nel 2023, comprendono il maledetto superbonus. La pressione fiscale non cambierebbe, sarebbe sempre intorno al 42,5%, comunque una delle più alte al mondo.

Ne viene fuori il quadro di un Paese che, per tenere i conti a bada e non andare incontro a crisi finanziarie epocali in odore di default, taglia gli investimenti, cioè il futuro. È questo un Paese che, nell’immediato passato, volendo spendere soldi per investimenti (e Iddio solo sa quanto ce ne sarebbe bisogno) non ha trovato di meglio che buttarli nel superbonus che ha avuto, come unico effetto tangibile, la rivalutazione dei patrimoni immobiliari di coloro che ne hanno fruito. Un Paese, insomma, che nel momento in cui si decide a fare investimenti (a debito) attua una contropatrimoniale con un gigantesco trasferimento di risorse dai contribuenti ai possessori di patrimonio. E il bello è che chi fa notare il tutto (per esempio il sottoscritto) viene invariabilmente tacciato di essere di destra da persone che si ritengono di sinistra. Misteri della vita.

Il quadro che ne viene fuori è comunque tale da suggerire a qualunque giovane di schizzarsene via il più presto possibile. Non è solo l’oggi il problema, un oggi fatto di elevata tassazione e spesa pubblica per forza di cose contenuta per non incorrere in disastri maggiori (leggi: default e trojka, o chi per lei), ma è il domani, un domani che, senza investimenti, non potrà reggere il passo di chi, in altre parti del mondo, investe, e tanto, nel futuro.

Jack Daniel (tratto da facebook)

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