Calamità naturali: rispuntano i sindaci e il territorio (di Claudio Lombardi)

alluvioneCi vogliono i disastri e le calamità naturali per far parlare i sindaci, per far vedere in tv il territorio, i comuni, le strade, gli argini: insomma per tornare a parlare di cose concrete.

Le cronache politiche sono piene delle faccende di chi abita ai piani alti della politica in un mondo a parte fatto di manovre e poteri dove si smarrisce il confine tra politica, alta amministrazione, economia e finanza. Un mondo che sembra parte di una rappresentazione che non ci riguarda. E invece è lì che si decide cosa fare, per chi, con quali risorse usando i poteri e i soldi pubblici.

La lotta per il potere appassiona più dell’ordinaria amministrazione, ma diseduca i cittadini che perdono di vista la funzione della politica e delle istituzioni viste spesso come il “castello dei Re” impenetrabile e chiuso, imperscrutabile nelle sue decisioni. E che pensano sia loro diritto imitare quel mondo appropriandosi della loro “quota” di illegalità regolarmente confermati nella loro convinzione da evasione fiscale, abusi, condoni e da scandali che si svolgono nei e intorno ai palazzi del potere. La cultura dell’abuso e dell’illecito unita all’inerzia dei poteri pubblici nella cura degli interessi della collettività. Un mix più distruttivo di qualsiasi catastrofe.

pioggiaPer fortuna che i sindaci ci ricordano quanto la politica serva e sia vicina alle persone. Peccato che i sindaci, quelli che vediamo in tv con gli stivaloni in mezzo all’acqua, terminale ultimo e snodo organizzativo di tutte le emergenze, non abbiano soldi; quei tanti soldi che affluiscono al bilancio dello Stato e a quelli delle regioni e che vengono utilizzati in mille modi, ma che non tornano al territorio e ai comuni lasciati a sé stessi.

cura del territorioL’82% dei comuni italiani è a rischio idrogeologico. Logica vorrebbe che da decenni la cura del territorio fosse il primo punto dell’agenda politica. Se la politica non fa questo che ci sta a fare? E invece niente, nessun piano di lunga durata. Oggi, si dice, non ci sono i soldi. Ma ieri? E l’altro ieri? Volete la verità? Semplice: chi ha gestito i poteri (istituzionali e di alta amministrazione) ha pensato più a sé e al suo mondo che al bene comune. D’altra parte non abbiamo forse un ministro della giustizia che mostra solidarietà ad una famiglia di delinquenti che hanno saccheggiato una grande azienda (i Ligresti e la Fonsai) rubando i soldi a migliaia di piccoli azionisti? È solo un piccolo esempio; possiamo farne molti altri magari cominciando dal terremoto de L’Aquila e dalla Protezione Civile al tempo di Berlusconi premier.

La verità è che i soldi ci sono, ma si tirano fuori se questo serve ad alimentare il proprio potere. Compito del politico è trovare la giustificazione retorica per far accettare una divisione iniqua delle risorse pubbliche (e private).

Si dice che nella legge di stabilità ci siano 20 milioni di euro per la cura del territorio e il Presidente Letta vola in Sardegna per affermare che lo Stato non lascerà soli i cittadini. Ecco una perfetta rappresentazione della retorica con cui si gestisce il potere: parole accorate e fatti concreti ridicoli. Fino a quando noi cittadini accetteremo questo sistema?

Claudio Lombardi   

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