Cattivi esempi istituzionali

Lo sappiamo da sempre: una parte degli italiani è preda dello spirito di fazione e considera i propri interessi – personali, di gruppo, familiari o di parte – superiori a quelli dello Stato. È il retaggio di una storia antica che si è estesa anche all’Italia repubblicana nella quale i partiti politici sono stati per decenni, volenti o nolenti, interpreti ed esempio di questa immaturità nazionale. È sempre attuale l’analisi di Enrico Berlinguer nell’intervista data ad Eugenio Scalfari (Repubblica 28 luglio 1981): “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica”.

Da allora sono cambiati i nomi, ma nei partiti e in tutte le altre diramazioni della politica la sostanza non è cambiata. Alcuni fatti di questi giorni – il caso del consigliere della Corte dei Conti che incita la sua parte politica all’ostruzionismo per non far approvare il bilancio e quello del deputato pistolero che rivendica l’immunità parlamentare per sottrarsi ai carabinieri – sono l’ennesima dimostrazione che spesso il senso dello Stato manca proprio in chi riveste cariche istituzionali e di vertice. Così non va. Gli italiani hanno bisogno che gli esempi positivi ci siano e che partano dall’alto

4 gennaio 2024

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