Chi Malpensa fa peccato, ma… (di Alfonso Annunziata)
Il rottame dell’aereo rumeno Carpatair sulla pista di Fiumicino dovrebbe suggerire qualche riflessione più seria delle semplici ironie per le insegne Alitalia staccate nottetempo a cercare di minimizzare la vergogna per l’azione semitruffaldina di chi vendeva biglietti di una compagnia di bandiera a prezzo pieno subaffittando le tratte a una pessima lowcost a rischio sicurezza.
Viene da pensare al duro braccio di ferro sostenuto ancora pochi anni fa da Berlusconi per impedire le soluzioni di alienazione dell’Alitalia a Airfrance, proprio in difesa di un presunto interesse nazionale.
Viene da pensare alle pressioni crude e indecenti della medesima “Nuova Alitalia” ormai risultante dalla fusione Alitalia- AirOne dopo i magheggi del Centrodestra a favore dei propri soliti grandi elettori, per emarginare i piccoli concorrenti come Ryanair, e Easyjet, e altri ancora, nominalmente sulla base della inaffidabilità delle Low Cost rispetto a una presunta professionalità e rispetto delle regole della compagnia di bandiera.
Viene da pensare a chi addirittura in questi giorni per Alitalia e simili vorrebbe allargare lo scalo di Fiumicino, vale a dire asfaltare altra campagna buona per il turismo e per l’agricoltura, per fare ancora posto all’aeroporto, sotto la pressione dei consigli d’amministrazione e della mafia italica delle costruzioni, invece di valorizzare gli altri scali già pronti: già operanti a ritmo ridotto o addirittura rilasciati pronti a operare e abbandonati un istante dopo per divergenza di interessi.
Viene da pensare più di tutto a come sia nato il fattaccio della rovina di Alitalia, già orgoglio di questo Paese: dalla pretesa antistorica della Lega legaccio del nord di creare nell’Alitalia un secondo hub fotocopia, una “Cassa del Mezzogiorno” nordista per soddisfare le pretese fameliche della famiglia Bossi, e dei suoi sodali, quella Malpensa inutile che mai servì, che mai alcuna compagnia straniera accettò di usare, il porto fra le nebbie che gli stessi professionisti della Compagnia di bandiera sempre diffidarono dall’ingrandire e che sempre fu solo rifugio di ladri di regime destro, borseggiatori di valigie e voragine di quattrini governativi, che ancora paghiamo sulle tasse, assieme alle quote latte degli evasori e ai fallimenti della Finmeccanica del Nord.
Ma ora, oltre al danno ciclopico di Maroniana memoria, si aggiunge la beffa: l’episodio dell’altra notte ci insegna pure che chi paga per un volo di linea ufficiale il prezzo intero può pure scoprire, magari precipitando, di volare su una carretta ultralow-cost, di quelle da lista nera dove non accetterebbe di volare neppure il disperato della lista d’attesa. Ce n’è da scrivere romanzi: lo schianto dell’Italia…
Alfonso Annunziata
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