Cittadini e ostaggi: slalom fra norme, regole, diritti e violazioni (di Michele Pizzuti)
Esistono due figure professionali che, quando le chiami, non sanno mai farti un preventivo preciso: gli idraulici e gli avvocati.
Cominciamo dagli idraulici. “Gli stagnari” (a Roma si chiamano così perché una volta, per le tubazioni e le saldature, usavano piombo e stagno, oggi invece è tutto ABS, colla e incastri termici), quando, dopo almeno un paio di appuntamenti mancati vengono finalmente a casa ed iniziano il sopralluogo, li vedi mettersi le mani nei capelli: “Madonna, ma questo è un guaio serio. Qui c’è da sfasciare tutto. E speriamo di trovare subito dove perde!”. Poi, tanto per darti una prospettiva di ottimismo aggiungono: ”Ce l’ha un paio di metri quadri di mattonelle di ricambio? Perché altrimenti bisognerà rifare tutto il pavimento!”.
E quella macchietta microscopica di umidità che il tuo vicino del piano di sotto ha scoperto da appena un paio di giorni e l’ha descritta come la marea di acqua che ha affondato il Titanic, tra imbiancatura e manodopera sul soffitto del suo bagno e i lavori sul pavimento del tuo bagno – senza contare gli allacci del tuo water alla colonna – anche se l’idraulico non ha ancora fiatato, hai già capito che ti costerà almeno 2.500 euro.
“Ok – gli dici amaramente – proceda”. Anche per evitare che il tuo vicino ti faccia causa.
Il giorno dopo lo stagnaro arriva prestissimo. Lui e un rumeno. Alle 17,00 ha finito. Un giorno di lavoro. “Quant’è?” Gli chiedi col terrore in corpo
“So’ 2.300 euro, dottò. E meno male che abbiamo trovato subito la perdita. Però stia tranquillo, sono comprese le rifiniture che faremo appena si asciuga tutto. Non si preoccupi, ci metteremo massimo un’oretta!”.
Ecco i 2.300 euro. In contanti, li vuole. Banconote da piccolo taglio. Né assegno né bonifico. “Che, vuole pure la fattura?” Il tono è minaccioso nella sostanza. Non sia mai! Come per dire: non t’azzardare a chiederla che ti ci metto pure l’IVA e i contributi. Eh già, con l’IVA dovrei aggiungere altri 460 euro. E anche se capisco – in un barlume di consapevolezza tributaria – che lui senza fattura ci guadagna almeno 1.000 euro, accetto il ricatto e pago.
Un anno dopo, stessa perdita, stessa marea del Titanic. Chiamo uno, due, tre volte lo stagnaro, che mi aveva detto che il lavoro sarebbe durato cento anni, ma non risponde. A quel punto la decisione. Chiudo il rubinetto centrale dell’acqua e vado avanti con quella minerale. Che da LIDL, se prendo quella da due litri, mi costa meno di un giorno dell’idraulico. Ora la uso anche per lavare i piatti e le camice. Che si smacchiano che è una favola. L’unica difficoltà è la fatica di mantenere sempre pieno lo sciacquone. Se vengono ospiti. Ma è solo un piccolo sacrificio. Ci può stare.
Con gli avvocati è la stessa cosa. Prendi un appuntamento e quando entri nel loro studio non hai ben chiaro se sia peggio lì che non entrare a Regina Coeli.
Intendiamoci, dagli avvocati non è come dai notai, dove l’attesa è sempre lunghissima, dove devi parlare piano, dove tutto è soffuso, dove c’è un silenzio come nelle chiese. Con quell’arredamento scuro e ottocentesco che ti informa che sono almeno quattro le generazioni di notai che hanno lavorato in quello studio, uno studio dove hai il terrore di parlare a voce alta e dove ti è permesso solo di firmare sotto quel dito indice inquisitorio qui, qui e qui, senza avere possibilità di chiedere uno straccio di chiarimento.
Dall’avvocato è diverso. Ti accolgono a braccia aperte, ti lavorano come in una manifattura, dispensano sorrisi e caffè in capsule. Uno studio pieno di luci e rumori dove vedi girare nelle decine di sale degli avvocati associati belle segretarie, brutti ceffi, alta borghesia, criminali certi e (contemporaneamente) anche le loro vittime.
Finalmente un professionista dello studio ti accoglie. Ti sorride e ti fa capire ammiccando che sarà dalla tua parte, sempre e comunque, anche se il tuo problema fosse che hai appena ucciso, dopo averla stuprata, una minorenne tua parente acquisita.
“Senta – gli dici ben conscio della banalità della questione a fronte dei grandi processi che lo avranno visto protagonista – il problema è semplice. il mio vicino entra di soppiatto nel mio giardino, mi distrugge i fiori. E’ un po’ fuori di testa, ma per i fiori mi dispiace. Ho tutte le registrazioni video. Sono costretto a denunciarlo. Faccio bene? Quanto mi costerà la causa?”.
“Certo che fa bene, è un suo diritto costituzionale. Ma per i costi, chi lo sa! – risponde guardando il cielo – nessuno al mondo può saperlo. Il costo varia secondo quante udienze ci saranno, se si sconfina nel penale, se si resta nel civile, se servono perizie. E poi è difficile ipotizzare quanti saranno i gradi di giudizio. C’è il giudice di pace, il primo grado, l’appello. C’è il Tribunale del riesame e quello della libertà. Per non parlare del TAR, della Corte di conti e del Consiglio di Stato. Poi ci dovremo relazionare col GIP, il GUP, i PM e le parti civili… E chissà, se ci fosse bisogno di un incidente probatorio, tipo quello di Avetrana, non sappiamo dove andremo a finire.”
“Vabbè, lo immaginavo – aggiungo sconfortato – ma posso sapere quanto tempo ci vorrà per avere uno straccio di sentenza?”
“Sentenza definitiva? Mah. La definitiva è una chimera. Una sentenza intermedia almeno cinque-sei anni. Minimo. Poi se cambia giudice, se c’è una amnistia, se ci sono le elezioni anticipate o una riforma dei codici i tempi si allungano.”
“Ok, avvocato, ho capito. Ma se vinciamo la causa, le spese processuali le paga il mio vicino, no?”
“Si e no. Perché i miei compensi potrebbero essere più alti di quelli che il tribunale stabilirà. Addirittura poi, se lei perde, dovrà pagare anche le spese di giudizio e l’avvocato e i periti della controparte. Una tombola!”
“Ma ho delle possibilità di vincere, no? E’ tutto registrato!”
“Non la faccia facile. Vincere, nessun avvocato lo promette. Per vincere dipende da tante cose. Potrebbe farcela, ma anche non potrebbe. Bisognerà vedere le ragioni del suo vicino, cosa diranno i periti, i suoi avvocati… E poi anche il destino e la fortuna contano, sa, la verità processuale è diversa da quella reale!”
“Ho capito, pure la fortuna conta. Ma alla fine, avvocato, quantificando, quanto mi potrà venire a costare questa causa?”
“Non lo so. Proprio non lo so. Non me lo chieda. Come detto bisogna vedere quante udienze e rinvii ci saranno. Calcoli almeno 5-6.000 euro. Ma come minimo. Se alla fine la causa dura 7-8 anni un po’ di più. Se si va in Appello o in Cassazione molto di più, ma non so quantificare, potremmo anche arrivare a 15-20 mila euro. Ma stia tranquillo, è tutto fatturato, mica siamo idraulici!”
“Grazie avvocato è stato molto gentile, le farò sapere”
“Grazie anche a lei per aver scelto noi. Intanto per questa consulenza sono 400 euro. Che può pagare alla segreteria. Sappia però che se ci affiderà la causa, questi 400 glieli verranno scalati dal totale.”
Ho asfaltato il giardino.
Michele Pizzuti
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