Comma 461: la partecipazione disattesa (di Annibale Quaresima)
Se, in linea generale, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica ed alle scelte di interesse collettivo è un segnale di “salute” della democrazia, in questo momento “oscuro” per la vita del nostro Paese, le pratiche partecipative diventano uno strumento di vitale importanza.
Vitale, sia per richiamare la preminenza dell’interesse generale sugli interessi particolari (capaci anche di azioni organizzate ed aggressive), sia per consolidare – e, in qualche caso, “ricostituire” – quel senso di identità e appartenenza alle comunità locali, che una cultura consumista e individualista ha nel tempo eroso, a volte maniera preoccupante.
Quando parlo di senso di appartenenza, non intendo evocare un localismo velleitario, ma un sentirsi parte di uno sforzo collettivo, nella ricerca condivisa di soluzioni praticabili ai problemi di tutti, mettendo in campo quell’intelligenza e quelle capacità di cui sono ricche le nostre comunità locali e che troppo raramente le istituzioni sono in grado, o hanno la volontà, di valorizzare ed utilizzare.
Sostenere questi processi partecipativi assume particolare importanza quando il loro oggetto sono servizi essenziali per la vita collettiva, come nel caso dei Servizi Pubblici Locali (SPL): servizi che vanno ad incidere direttamente sulla quotidianità dei singoli, fino a condizionare il loro “diritto di cittadinanza”. Ma che hanno anche una forte influenza sul modello di uso del territorio e delle risorse disponibili per i residenti e non residenti.
Tuttavia dobbiamo rilevare che i SPL sono oggi – e non a caso – uno dei principali bersagli della crisi in atto che ha generato il modello di sviluppo liberista. Si cerca, da un lato, di scaricare su di essi le difficoltà derivanti dalla scarsità di risorse economiche pubbliche e, dall’altro, si tenta di farne fonte di lucro privato per imprese … senza “rischio d’impresa”.
In ambedue i casi, il risultato è un crescente impoverimento delle comunità locali e della loro capacità di rispondere alla crisi.
Diventa quindi determinante promuovere percorsi di partecipazione diretta dei cittadini per contribuire alla salvaguardia dei servizi essenziali, individuando forme di organizzazione capaci di dare risposte efficaci alla carenza di risorse economiche, attivando le disponibilità ed i saperi individuali e collettivi. Tocca alle Amministrazioni Locali – vale a dire, le istituzioni che più direttamente devono rispondere alle difficoltà dei cittadini – avere la lungimiranza di condividere competenze e compiti, ricercando insieme soluzioni giuste e praticabili.
Ma è una strada non semplice, anche per quei territori, come la Toscana, dove le pratiche di partecipazione hanno una forte tradizione. Una strada che tuttavia Cittadinanzattiva nazionale e Cittadinanzattiva toscana battono da tempo, ottenendo anche risultati di rilievo, se pur parziali.
Tra questi il recente accordo che Adriano Amadei, Segretario di Cittadinanzattiva toscana onlus, ha firmato lunedì 26 settembre 2011, con l’Amministrazione comunale di Capannori e Ascit Servizi Ambientali spa, azienda a totale partecipazione pubblica, che gestisce il servizio di igiene urbana nel comuni di Capannori, Altopascio, Porcari, Montecarlo, Pescaglia e Villa Basilica, in provincia di Lucca.
Già nel 2008 il Comune di Capannori aveva firmato un protocollo con il Centro Tecnico per il Consumo (struttura di secondo livello delle Associazioni dei Consumatori in Toscana), nell’ambito del progetto “Trasparenza prezzi e tariffe”, in cui si prevedeva l’applicazione dei percorsi di coinvolgimento dei cittadini definiti nel comma 461, art. 2, della Finanziaria 2008 emanata dall’ultimo governo Prodi (L. 244/2007).
Nel 2010, il Comune aveva convocato le Associazioni dei Consumatori presenti sul territorio per dare concretezza a questo accordo, al fine di iniziare ad attivare il dispositivo della norma citata, relativamente al servizio di gestione dei rifiuti e ottenendo la risposta convinta di Cittadinanzattiva toscana.
Si è così arrivati alla firma di un’intesa che stabilisce tempi e modi di articolazione di un percorso che prevede:
1. la consultazione dei cittadini in merito al servizio di igiene urbana, al fine di individuare eventuali aspetti suscettibili di miglioramento;
2. la definizione della Carta della Qualità del Servizio, contenente gli standard di riferimento, le modalità e procedure di accesso alle informazioni e ai reclami, gli eventuali ristori dell’utenza in caso di disservizio;
3. l’utilizzo di un software appositamente pensato per la gestione dei reclami;
4. l’attivazione di periodiche procedure di monitoraggio sull’erogazione dei servizi, con la partecipazione diretta di cittadini appositamente formati;
5. l’attivazione di sessioni di verifica sulla qualità dei servizi erogati;
6. l’istituzione di una commissione mista conciliativa con lo scopo di risolvere le controversie che dovessero insorgere in merito al servizio.
Si tratta, in sostanza, della prima reale applicazione della norma riportata al comma 461, norma rimasta nei fatti disattesa dal 2008 ad oggi, salvo alcune parziali applicazioni. Tra queste, ricordiamo la definizione di una “Bozza di Carta della Qualità dei Servizi” che l’AATO Rifiuti Toscana Sud, con il concorso di tutte le Associazioni dei Consumatori ed il contributo di Cittadinazattiva toscana, ha definito nel marzo 2011, inserendola poi nel Bando di gara per l’affidamento del servizio al Gestore unico.
Siamo certi che il percorso che si è avviato in Toscana con queste due azioni potrà essere un contributo utile, tanto alle Istituzioni locali che alle Associazioni dei consumatori, nel lavoro di consolidamento – nel rispetto della normativa vigente – di quelle pratiche partecipative sempre più necessarie per lo sviluppo e la riqualificazione del nostro vivere civile.
Annibale Quaresima Coordinatore regionale Cittadinanzattiva Toscana per la partecipazione nei SPL
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