Complotti e fesserie. Nessuno salverà l’Italia se non noi stessi
L’economia italiana arranca e il dato sulla crescita che non c’è fa crollare la borsa. La crescita che non c’è significa meno ricchezza prodotta, meno incassi per aziende e fisco, meno soldi da distribuire, meno posti di lavoro. E perché non c’è la crescita? Lasciamo perdere le chiacchiere e guardiamo ai fatti. Quando un calo di produttività dura da anni (prima, durante e dopo la crisi), quando paesi simili o più “poveri” di noi come la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda colgono al volo la ripresa e migliorano la loro situazione mentre noi no bisogna parlarsi chiaro.
Non prendiamoci in giro, i problemi dell’Italia sono di sistema non contingenti. Non cerchiamo di scaricare tutta la responsabilità sulla finanza o sull’Europa o sull’euro perché nella misura in cui queste responsabilità ci sono ebbene quella è la misura della debolezza strutturale del “sistema Italia” in tutte le sue componenti.
La prova? Semplice. Abbiamo avuto anni e anni di libertà di cambio, anni e anni di crescita a gogò del debito, anni e anni di bassi tassi di interesse (grazie all’euro). Ma il “sistema Italia” non è cambiato. Le risorse sono state dissipate a fiumi, montagne di denaro pubblico hanno arricchito pseudo o veri imprenditori finanziati solo grazie alle protezioni e alle connivenze che avevano (e molti soldi sono finiti nei paradisi fiscali), i sindacati hanno ottenuto il mantenimento in vita con denaro pubblico di aziende fallite o casse integrazioni decennali, la spesa pubblica ha alimentato pezzi di società retta dal clientelismo e dalla corruzione, le istituzioni sono state occupate da generazioni di politici propensi ad essere corrotti ed impegnati ad arricchirsi, gli apparati pubblici e le aziende pubbliche messe a servizio di gruppi di potere e affaristici. L’elenco potrebbe continuare, ma la sostanza è chiara: l’Italia si è scavata la fossa da sé ed è diventata da molto tempo facile preda anche per le scorribande di centri di potere internazionale.
In queste condizioni disporre di più denaro aumentando il debito pubblico o fantasticare di uscire dall’euro somiglia alla follia di una nave senza pilota che sta andando contro gli scogli senza nessuno che sia disposto ad ammettere la loro presenza.
Che nella campagna elettorale per le elezioni europee si sia perso tempo a discutere su presunti complotti per far cadere Berlusconi somiglia proprio alla negazione che la “nave Italia” stia andando dritta a sbattere sugli scogli. Il dato di ieri sulla diminuzione del Pil è il primo impatto con la roccia della realtà rispetto al frastuono di chiacchiere inutili.
Chi si dedica al complotto alla ricerca di un colpevole della crisi italiana non vuole vedere la realtà di un paese con un’economia in declino perché non riesce ad essere competitiva e schiacciato da un debito pubblico enorme.
Ciò che è accaduto tra il 2010 e il 2011 lo abbiamo visto tutti. Berlusconi aveva consumato ormai tutta la fiducia internazionale ed interna per la sua inaffidabilità ed era diventato un pericolo per noi italiani innanzitutto e poi anche per l’Europa.
Tutti sapevano che l’Italia era troppo grande per fallire. Se fosse fallita ci sarebbe stata una reazione a catena che avrebbe travolto l’Europa intera e, in parte, anche gli Stati Uniti. Di qui le legittime preoccupazioni sui folli che guidavano il nostro Paese.
Inutile far finta di essere Alice nel paese delle meraviglie e scoprire con stupore che siamo in un mondo in cui nessuno può stare in piedi da solo (a meno che non sia insignificante). Anche se il debito italiano era ed è in gran parte un debito nei confronti dei risparmiatori italiani, le sue dimensioni sono così grandi che sarebbero bastate ad innescare una crisi continentale.
Nel 2011 i nodi erano venuti tutti al pettine e il governo Berlusconi era del tutto incapace di controllare la situazione. Come un pugile suonato continuava a prendere colpi e a mostrarsi sorridente tra le scemenze dette da Berlusconi e le firme su impegni capestro (pareggio di bilancio in Costituzione e assicurato già per il 2013) chiesti da partner europei completamente sfiduciati nei confronti del nostro Paese. Ciò che gli italiani si ostinavano a non voler vedere, loro, invece, lo vedevano benissimo e pretendevano impegni stringenti come si fa con un debitore inaffidabile, falso e bugiardo.
Per fortuna Berlusconi si dimise da solo e si fece sostenitore della nomina di Monti accettando di essere una forza essenziale della nuova maggioranza di governo che senza il Pdl non poteva esistere. Ora possiamo dire che se ci fossero state forze di opposizione con le idee chiare sarebbe stato meglio andare subito a nuove elezioni che il PD avrebbe vinto e imprimere subito una svolta radicale al governo del Paese. Purtroppo né il PD né altre forze politiche erano in grado di sostenere questo sforzo e gli sviluppi successivi inclusi la rielezione di Napolitano e gli innumerevoli scandali bipartisan hanno mostrato il perché.
Resta nella storia che l’Italia fu salvata dai sacrifici degli italiani e dall’intervento della BCE. Gli pseudo rivoluzionari che fanno tutto facile (cancelliamo il debito, torniamo alla lira) perché tanto non sono loro a pagare i danni che potrebbero provocare fanno finta che le cose funzionino come in un video gioco dove basta pigiare il pulsante “reset” per tornare sani e salvi al punto di partenza.
Non funziona così ed è meglio sforzarsi per vedere la realtà nella sua spietata semplicità. Nessuno salverà l’Italia se non noi stessi
Claudio Lombardi
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