Cosa ci insegna la festa del 2 giugno

Il 2 giugno 1946 gli italiani decisero cosa doveva essere l’Italia. Su 28 milioni di elettori votarono circa il 90%: 13 milioni donne (era la prima volta che votavano) e 12 milioni uomini. La Repubblica vinse con 12 milioni e 717 mila voti. La Monarchia ottenne due milioni di voti di meno, 10.719.274. Un popolo incolto e disabituato alla partecipazione, dopo una guerra devastante e dopo venti anni di dittatura fascista decise il suo destino. Nasceva una Repubblica e i partiti che erano già rinati durante la Resistenza formarono l’ossatura di una nuova classe dirigente. In poco più di un anno scrissero una Costituzione fra le più avanzate al mondo che esprimeva il meglio delle culture politiche, delle competenze giuridiche e delle sensibilità culturali presenti nella società italiana.

Oggi siamo abituati a bloccarci su ogni decisione di qualche rilevanza e ci pare normale rinviare le scelte. L’atto di nascita della Repubblica fu invece il prodotto di una lucida, determinata capacità di decidere concentrata sugli obiettivi essenziali. Il dopoguerra diede il via alla più intensa opera di ricostruzione che l’Italia abbia mai conosciuto. Lavorare per sollevarsi dalla miseria, dalla fame e dalle rovine della guerra fu l’imperativo che unì gli italiani che affrontarono sacrifici oggi impensabili per costruire un futuro per loro stessi e per i loro figli. Un esempio da seguire

2 giugno 2022

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