Cos’è l’ISCRO cassa integrazione per gli autonomi
Nella Legge di Bilancio per il 2021 (commi da 386 a 400) viene inserita per la prima volta una sorta di “cassa integrazione” (almeno così l’hanno descritta i media) per i lavoratori autonomi. Si tratta di una misura sperimentale e valida per un triennio, sino al 2023. Una “rivoluzione copernicana”” dicono i partiti della maggioranza ma ad una prima lettura c’è davvero poco da esaltarsi. Parliamo infatti di una misura piuttosto complessa riservata ad una platea ridotta di lavoratori. L’indennità va da un minimo di 250 ad un massimo di 800 euro mensili per 6 mesi (quindi un totale fra i 1500 e 4800 euro in totale) cui potranno ricorrere le partite iva iscritte alla Gestione separata dell’INPS. Il nome prescelto per identificare questo nuovo strumento è anch’esso di non facile lettura: Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa il cui acronimo è ISCRO.
L’importo dell’indennità non concorrerà al reddito del lavoratore (su tali somme cioè non sono dovute imposte e contributi).
Addentriamoci nella norma e vediamo di sintetizzarla partendo dal capire a chi spetta. Non è per tutti gli autonomi ma solo per coloro che appartengono alla Gestione Separata (quindi avendo la partita Iva e non essendo iscritti ad una cassa specifica) da almeno da 4 anni.
Dopo questa prima scrematura su chi avrà accesso all’indennità, verifichiamo quali sono i limiti e i requisiti minimi richiesti per ottenere l’indennità:
- E’ necessario in primis aver avuto una diminuzione reddituale di almeno il 50% nell’anno per il quale si chiede l’ISCRO in confronto al reddito medio dei 3 anni precedenti;
- Il reddito “diminuito” comunque non deve essere in alcun caso superiore (almeno per il 2021) ad euro 8.145
Quindi è necessario verificare concretamente non solo il reddito dell’anno ma quanto questo si sia ridotto in confronto non al precedente bensì alla media del triennio precedente per l’ attività autonoma esercitata. Il raffronto con la media e il limite dei 4 anni di cui si è già detto portano all’esclusione di una parte dei lavoratori. In particolare restano fuori coloro che hanno attivato la partita Iva più di recente. Una ulteriore condizione è di essere in regola con i versamenti previdenziali.
Il calcolo dell’indennità appare piuttosto complesso. Cerchiamo di illustrarlo con un esempio impostando i seguenti parametri: richiesta dell’indennità nel 2021, quindi con il reddito di riferimento del 2020 pari ad euro 8.000 (inferiore quindi a 8.145 euro); reddito medio nei 3 anni precedenti (2017-2019) pari a euro 20.000 (pertanto requisito rispettato della riduzione di oltre il 50%).
Ed ecco come si effettua il calcolo dell’indennità che verrà erogata:
- si prende il reddito medio di 20.000 e lo si divide per 2 = 10.000 euro
- si divide tale importo di 10.000 per 4 (il 25%) e si ottiene l’importo dell’indennità totale pari a 2500 euro, pari ad un importo mensile di euro 416,66 (6 mesi di erogazione da parte dell’INPS). Il risultato ottenuto rientra nella fascia prevista fra i 1550 e 4800 euro e pertanto il lavoratore autonomo potrà legittimamente chiedere all’INPS il pagamento dell’indennità.
La domanda all’INPS potrà essere presentata entro il 31 ottobre di ogni anno. Il lavoratore potrà presentare una sola richiesta nel corso del triennio. E’ importante ricordare che è fatto espresso divieto di chiudere la partita Iva mentre si percepisce l’ISCRO, se ciò avviene è dovuta la restituzione delle somme avute dall’INPS.
Infine tale indennità viene finanziata dagli stessi lavoratori della gestione separata con un aumento della contribuzione per tutti, dello 0,26% nel 2021 e dello 0,51% negli anni successivi. Insomma possiamo dire con una certa sicurezza che in pochi, visti i limiti e i requisiti potranno ricevere l’indennità, mentre tutti subiranno un aumento contributivo (anche quelli esclusi da qualsiasi possibilità perché trattasi di giovani partite Iva!).
In conclusione dopo una prima lettura della norma l’impegno e la sensibilità del legislatore per tendere una mano alle partite Iva “affossate” dall’anno pandemico sembra estremamente debole e non ci resta che constatare che il risultato che ne viene fuori sembra essere poca cosa. Pochi soldi previsti per i free lance, troppi i lavoratori esclusi a cominciare dalle giovani partite Iva, troppo lontano poi il momento dell’erogazione dell’indennizzo, ma un aumento dei contributi per tutti. Si tratta di una misura sperimentale ma c’è bisogno di aiuti non di esperimenti. Il settore è allo sbando e ha bisogno di qualche certezza e di aiuti concreti. Ci vorrebbero meno limiti e maggiori risorse. Per ora l’esperimento ISCRO è debole: provate ancora
Alessandro Latini
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