Democrazia, partecipazione, politica: intervista a Lorenzo Misuraca (associazione da sud)
Diamo la parola ai protagonisti. Tre domande, tre risposte. Parla Lorenzo Misuraca, associazione Dasud
- Parliamo di democrazia, di partecipazione e di politica. Questo è un periodo di grande mobilitazione della società civile, in tanti si domandano cosa possono fare per il cambiamento perché avvertono che istituzioni e forze politiche non riescono a tener testa alla crisi. A mobilitarsi sono tanti singoli cittadini che creano associazioni e movimenti, che non riconoscono più ai partiti un ruolo centrale nella politica e che vogliono agire in prima persona. Cosa sta cambiando nella società italiana?
Innanzi tutto va detto che la spinta al cambiamento non sarebbe così forte se il sistema partitico italiano non venisse da almeno due decadi di crisi dovuta a una forte autoreferenzialità, all’incapacità di effettuare un ricambio generazionale e alla corruzione, che è una costante nel sistema politico-amministrativo italiano.
In questo quadro si introducono due fattori scatenanti, uno dai tratti positivi e uno dai tratti negativi. Il primo è l’esplosione della rete come mezzo di comunicazione, organizzazione e condivisione di idee e umori. Senza internet e i social network, non sarebbe stato immaginabile per molti organizzare il proprio movimento politico in forma così radicalmente diversa dai vecchi partiti. Tutte le novità in questo senso, nascono su internet.
L’altro fattore è la durissima crisi economica e finanziaria degli ultimi anni. Crisi che è rapidamente diventata rimessa in discussione dell’intero modello economico-politico dominante, quello liberista, e che ha comportato conseguenze drammatiche anche dal punto di vista sociale (aumento disoccupazione, tagli alla sanità, al welfare, maggiore tensione e quindi maggiori misure repressive).
Questi tre fattori messi insieme (crisi dei partiti, esplosione del web 2.0 e crisi di modello economico) causano la forte spinta al cambiamento che si vede in Occidente e anche in Italia.
- La politica è la questione centrale perché si tratta della funzione sociale con la quale la collettività decide su sé stessa, si autogoverna. Il vecchio modello partitocratico ha fatto danni enormi e deve scomparire per sempre. Con cosa lo sostituiamo? Voi cosa potete fare?
Noi crediamo che non si debba essere teneri rispetto ai ripetuti fallimenti dei partiti italiani e alla loro incapacità di leggere i bisogni della società. Ma allo stesso tempo rifiutiamo il semplicismo con cui molti nuovi movimenti sostengono che basti cambiare la parola “politico” con quella di “cittadino” e “partito” con quella di “movimento” per risolvere i problemi.
Per quello che ci riguarda, il nostro compito, come tutte le organizzazioni che promuovono un cambiamento in positivo della società, (nel nostro caso il cardine è la battaglia antimafia a partire dall’estensione dei diritti sociali e civili), è fare pressione, dialogare quando è possibile, svelarne le colpe quando bisogna, con tutte le istituzioni e con i rappresentanti della politica. Che siano partiti o movimenti. E contemporaneamente innalzare il livello di coscienza e conoscenza del fenomeno mafioso nell’opinione pubblica.
Dunque per noi non è molto importante se la Repubblica che verrà sarà rappresentata nelle istituzioni più da persone provenienti da partiti o da movimenti, ma è importante che siano persone oneste e che abbiano una visione seria e complessa del fenomeno mafioso e che usino gli strumenti adatti per contrastarlo.
3. Il fenomeno delle prossime elezioni saranno le liste civiche (quelle vere ovviamente nate dalla cittadinanza attiva e dai movimenti con il M5S in testa). Voi pensate che siano necessarie? E, soprattutto, pensate che siano sufficienti a cambiare le cose? Quali altri modi di partecipare alla politica pensate che siano efficaci?
Noi pensiamo che organizzarsi collettivamente per contribuire al miglioramento della società sia sempre un bene (fatta eccezione per le organizzazioni che perseguono obiettivi ricollegabili al fascismo, al razzismo, al sessismo). Crediamo che la democrazia abbia bisogno di momenti di partecipazione diretta e di luoghi in cui la democrazia funzioni per delega, come in Parlamento.
Entrambe le due fasi hanno bisogno l’una dell’altra per creare un circolo virtuoso. La storia del secondo dopoguerra italiano insegna che molte delle riforme in senso progressista sono state approvate grazie ad una forte spinta dei movimenti organizzati e della società civile in genere.
(intervista a cura di Angela Masi)
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