Depardieu, le tasse, la meritocrazia e la scelta di un passaporto (di Salvatore Sinagra)
Ho studiato economia ed all’università ho fatto molti esami sulle tasse, i miei professori, che di certo non giustificavano gli evasori, mi hanno insegnato che una cosa è l’evasione fiscale altra cosa è orientare le proprie scelte alla luce della convenienza fiscale, ovvero non è reato scegliere di andare a vivere in un paese che offre una tassazione più bassa. Allo stesso modo uno Stato ha tutto il diritto di disincentivare i propri cittadini a lasciare il paese per stabilirsi in posti con una fiscalità più leggera. Per esempio gli Stati Uniti tassano tutti i redditi prodotti, anche quelli all’estero e non solo i residenti (come avviene in Italia), ma anche i cittadini americani residenti all’estero. Un altro modo è sanzionare chi dichiara una falsa residenza all’estero per pagare meno imposte (le multe comminate a Pavarotti e a Valentino Rossi dall’italiana Agenzia delle Entrate hanno fatto la storia della lotta all’evasione fiscale). Bisogna collocare in tale contesto la mia analisi del Caso Depardieu.
L’attore, in polemica con il presidente Hollande e con il governo socialista ha deciso di abbandonare la Francia e di restituire il passaporto francese. Ha duramente criticato Hollande e compagni che uccidono il merito, ha infine stabilito la sua residenza in Belgio e ottenuto, con decreto di Vladimir Putin, la cittadinanza russa.
Depardieu ha bisogno di uno Stato leggero, che non limiti la sua libertà di iniziativa (però qualche anno fa, prima di saltare sul carro dell’UMP, finanziava il Partito Comunista Francese che non predicava certo uno Stato leggero). Non critico la scelta di Depardieu di lasciare la Francia, però non mi piace il suo inchino a Putin, il leader più liberticida di questa parte del mondo. Certo, un’aliquota del 13% invece che del 75% fa gola ad un ricco, ma il ricco Depardieu avrebbe potuto ottenere un private agreement con l’amministrazione finanziaria di un paese che vive di rapina di base imponibile (e ce n’è qualcuno anche in Europa) o nascondere le sue ricchezze tramite qualche holding basata in un paradiso fiscale.
In questo modo, il suo comportamento sarebbe stato, paradossalmente, più dignitoso di quello che sta tenendo; non posso non contestare la sua scelta di buttar via il suo passaporto Francese, perché alla Francia Depardieu deve molto, i personaggi che ha interpretato e che gli hanno regalato soddisfazioni, crescita sotto il profilo artistico, denaro e fama mondiale sono francesi e non russi.
Mi piacerebbe chiedere a Depardieu se gli fa più onore il passaporto del paese che oltre due secoli fa con la rivoluzione francese ha affossato il principio per cui una vita luminosa è diritto solo di chi nasce in una famiglia nobile o quello di un paese che oggi guida la classifica mondiale di giornalisti scomparsi per morte violenta mentre indagavano sull’operato del governo.
Infine Depardieu parla della Francia di Hollande come un paese che uccide il merito. È questo il punto su cui io sono in assoluto più critico, perché per me la Francia è il paese della meritocrazia. In uno dei miei viaggi a Bruxelles, ho conosciuto Karima Delli, dottoranda nata nel 1979, una dei tredici figli di un operaio tunisino e di una casalinga. Karima è stata eletta nel 2009 al parlamento europeo con Europe Ecologie. Mi piacerebbe capire se ad avviso di Depardieu, la Russia di Putin che con i soldi pubblici e con i meccanismi di coercizione di uno Stato autoritario suscita e atterra oligarchi come fosse il Dio del Cinque Maggio di Manzoni è più meritocratica della Francia dove la figlia di un operaio immigrato padre di tredici figli arriva ai più alti livelli di studio e va a Bruxelles a rappresentare il suo paese.
Salvatore Sinagra
Vi insegnano delle cose molto positive all’Università!! La regola secondo la quale chi più ha più paga proprio non vi va giù. Se sei ricco è meglio cercarsi una nazione dove la tua ricchezza rimane quasi invariata e non contribuire al buon funzionamento del Paese in cui sei nato e dove hai avuto, magari, successo e fortuna. Io invece invidio quei Paesi dove la popolazione ha un grande senso civico e di responsabilità (e non siamo noi, purtroppo!!!!) e dove nessuno evade, partecipando così all’efficienza dei servizi.