“Diritti in festa …. o in forse?”: riflessioni sulla politica civica in Umbria (di Gabriele Silvestri)
Una festa di questi tempi?
Sì, in Umbria abbiamo pensato che ci voleva una festa dei diritti dei cittadini, ma abbiamo voluto chiamarla: “Diritti in festa …… o in forse?” perché sembra che oggi i diritti siano diventati un lusso che le nazioni non possono più permettersi. E noi abbiamo inventato questa festa, giunta alla sua seconda edizione, per discutere di come allargarli i diritti e non di come tagliarli. Siamo, infatti, convinti che i diritti siano quelli che identificano meglio l’identità di quel cittadino attivo che vogliamo promuovere.
E il cittadino attivo ha tanti diritti quante responsabilità. È, infatti, emerso come l’anelito ad una maggiore libertà e la richiesta di una più ampia e cogente partecipazione non possono essere disgiunti dall’esercizio di una consapevole responsabilità.
In altre parole la società, ma anche la politica e l’economia potranno avere un tasso di libertà e di partecipazione più alto solo se lo Stato incentiverà in termini economici e culturali comportamenti responsabili dei cittadini singoli e associati.
Questo vale in sanità dove il sistema potrà essere tanto più efficiente e tanto meno costoso, solo se le strutture sanitarie oltre che curare le malattie, sapranno promuovere e diffondere la responsabilità di preservare, ognuno per sé, la propria salute, adottando stili di vita confacenti. E vale anche nel campo della produzione energetica, dove bisogna chiamare con più forza la politica a scegliere, senza più mezzi termini, tra la costruzione di mega centrali e l’incentivazione della responsabilità dei cittadini nei confronti del consumo energetico.
In altre parole va affermato con chiarezza che non è conciliabile l’una e l’altra cosa, perchè o si sta dalla parte di coloro che lavorano per una società composta da spettatori, uomini e donne che si lasciano scorrere addosso la vita, consumando ed anche sprecando (perché no!) in modo spensierato l’energia come forza motrice e come calore, o si sta dalla parte di chi immagina una società abitata da cittadini che si assumono la responsabilità della propria esistenza, promuovendo una cultura e un conseguente stile di vita basato sul risparmio energetico, sulla auto-produzione e sulla tutela dell’ambiente: una persona che agisce in modo consapevole, sapendo quello che fa anche quando compie un gesto semplice com’è quello di accendere una lampadina.
Simile linea di demarcazione si rintraccia anche nella questione dei rifiuti; infatti anche qui dobbiamo sostenere che è inconciliabile la politica degli inceneritori con la raccolta differenziata porta a porta. Perché l’inceneritore svolge lo stesso ruolo inquinante e deresponsabilizzante nel settore dei rifiuti, della mega-centrale nel campo dell’energia. Tutti e due sono il frutto di una visione complessiva della vita e della società in cui l’importante è consumare e buttare, tipo usa e getta, senza pensieri e “complicazioni”, perché tanto c’è chi poi pensa a produrre energia e a smaltire i rifiuti.
Una roba anche allettante se poi non ci fossero due piccoli problemi: il primo è che questa cultura ha funzionato finché è costata poco, ma oggi che i costi sono lievitati funziona sempre meno, o meglio, non funziona più per la maggioranza della popolazione che non può più permettersi di vivere in modo spensierato, quando non si arriva alla fine del mese. E poi ci sono i costi ambientali che gli inceneritori e le mega-centrali comportano, con il loro carico di inquinamento e di malattie che si portano dietro.
Di contro la raccolta differenziata porta a porta rappresenta l’affermazione di un cittadino responsabile anche nei confronti della propria produzione di rifiuti. Chi sostiene che questa cultura della responsabilità è lontana da venire, in realtà è clamorosamente smentito dai dati forniti sulla raccolta porta a porta realizzata a Perugia, perché nei quartieri dove è stata avviata nel giro di pochi giorni si è passati dal 35% al 70-75% di raccolta differenziata, dimostrando così che se la politica chiama i cittadini ad assumersi responsabilità civiche i cittadini rispondono con una maturità molto più ampia di quella che ci raccontano interessati politici e manager di imprese della raccolta dei rifiuti.
Anzi, i cittadini smentiscono tutti questi difensori di interessi inconfessabili ancora più clamorosamente, perché quelle percentuali virtuose si raggiungono anche in assenza di incentivi economici, visto che a Perugia la raccolta porta a porta viene fatta senza eliminare la tassa sui rifiuti, che in teoria dovrebbe essere sostituita con la tariffa legata alla sola produzione di rifiuti indifferenziati, cioè si paga in rapporto a quanti quintali di indifferenziati si conferiscono al cassonetto. Ma qui si pone il tema del riuso dei materiali raccolti con la differenziata, perché a Perugia si dice che la loro vendita non compensa i maggiori costi della raccolta porta a porta; per questo in “DIRITTI IN FESTA…….o in forse?” abbiamo presentato l’esperienza di Mantova dove invece, con la raccolta porta a porta, hanno tolto la tassa sostituendola con la tariffa, hanno chiuso una discarica ed un impianto di compostaggio e hanno abbandonato definitivamente l’idea di costruire un termovalorizzatore.
Come mai a Mantova riescono a guadagnarci con la raccolta porta a porta e a Perugia no? Questa è una bella domanda, a cui è possibile rispondere solo alla luce degli interessi in gioco.
Questo è il campo del confronto duro che ci attende, sapendo però che un’altra vita e un’altra politica è possibile!
Questa è la vera linea di demarcazione tra una società moderna e democratica e il nuovo populismo, tra chi pensa che la democrazia deve tendere a rendere l’uomo protagonista della propria esistenza singola e collettiva, e chi invece se ne frega di tutto ciò e vorrebbe che la società civile fosse composta da spettatori che la sera si siedono davanti alla televisione e si imbottiscono di stupidaggini mangiando popcorn, che pensano che basti una pillola per curare tutti i mali, che sono ignavi di fronte alla costruzione di una mega-centrale e/o di un inceneritore, purché si facciano lontano dal cortile di casa propria.
Oggi nel mondo politico c’è troppa confusione, non a caso sembrano tutti uguali, perché non emergono le differenze culturali di fondo che pure ci dovrebbero essere. “DIRITTI IN FESTA………..o diritti in forse” in questa piccola regione ha svolto un ruolo importante, ha posto un granello neanche tanto piccolo per favorire l’emersione di queste differenze, sulla società che si vuole costruire, schierando le associazioni dei consumatori che l’hanno organizzata dalla parte di coloro che si impegnano a promuovere una cittadinanza attiva contro una società di spettatori.
Gabriele Silvestri
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