Dissesto idrogeologico: prevenzione e riaprire “Italiasicura”
Alcune parti di un intervento di Erasmo de Angelis ex capo della struttura di missione “Italiasicura” tratto da www.formiche.net
Dovrebbe essere chiaro a tutti che la nostra è una penisola-catalogo di grandi rischi naturali e meteo-climatici per collocazione geografica in un Mediterraneo dove le temperature corrono a una velocità del 20% superiori alla media globale, ma non lo è. Dovrebbe essere ancora più chiaro che per due terzi l’Italia è fatta di montagne e di colline geologicamente “giovani” con terreni argillosi e sabbiosi e tra i più franosi, che hanno la media record di uno smottamento ogni 45 minuti, dove l’Ispra ha censito la cifra record di 628.808 frane attive dalle Alpi alle Madonie sul totale delle circa 750.000 frane dell’intero continente europeo. (…) Dovrebbe anche essere chiaro che siamo beneficiati dalla più elevata media annua di precipitazioni europea con 301 miliardi di m3, e che conviviamo con il più ricco reticolo di acque con ben 7.494 corsi d’acqua di cui 1200 sono fiumi e tutti sono di natura torrentizia e spariscono se non piove e devastano se piove troppo.
Dovrebbe anche essere chiaro che alle nostre spalle ci sono oltre 5.400 le alluvioni e più di 11.000 le frane che ci hanno colpito negli ultimi 80 anni, lasciandoci circa 6.000 morti, migliaia di feriti, milioni di sfollati e danni in media per 4 miliardi all’anno ogni anno dal dopoguerra ad oggi. E che oggi 7.275 Comuni sul totale dei 7.904, cioè praticamente tutti, hanno aree al loro interno a rischio frane, alluvioni o erosione costiera. Le nostre superfici classificate a pericolosità molto elevata sono vaste per 59.981 km2, il 20% del territorio nazionale con dentro infrastrutture primarie.(…)
Descritte queste verità, l’altra verità è che questa nostra elevata rischiosità naturale è enormemente aumentata per la più estesa e tollerata anarchia urbanistica europea, una occupazione di suoli fragili e demaniali nel segno della deregulation. Abbiamo moltiplicato la potenza distruttiva di un evento occupando le aree franose e alluvionali come se vivessimo in un’Italia virtuale, costruendo abusivamente o legalmente – non fa differenza ai fini del rischio – e creando rischi dove prima non c’erano, aggiungendo cemento su scarpate, versanti in frana, alvei di corsi d’acqua nell’abbandono di ogni manutenzione e nell’allergia alle opere di prevenzione. (…)
I nostri ritmi di edificazione sono unici nel continente e ci hanno fatto balzare dal 2,3% del suolo nazionale occupato da costruzioni in 2000 anni di vicenda storica e fino al 1950, al clamoroso 8,3% di suolo edificato di oggi. Triplicando il consumo di suolo nel flash di appena 7 decenni. Possiamo espandere le città? Certo, ma non su vietatissime aree alluvionali e franose, fuori dai piani regolatori, approfittando dei 3 condoni edilizi, più il quarto mascherato con Ischia del governo Conte. Ma si continua a consumare suolo proprio mentre gli effetti del cambiamento del clima mostrano quanto sia cambiato il regime delle precipitazioni che assumono un carattere “esplosivo”. (….)
Ecco perché non è più possibile parlare di eventi imprevedibili. Ecco perché dobbiamo sostituire la nostra specializzazione nell’inseguire sempre le emergenze con la prevenzione fatta di opere, interventi, formazione ed educazione alla gestione del rischio.
L’ennesima lezione dall’Emilia Romagna ci dice che non va perso neanche un minuto per voltar pagina, e che serve istituire una struttura di missione permanente per il contrasto al dissesto idrogeologico che vada oltre i cicli della politica. L’opera pubblica più urgente dell’Italia è elencata nell’unico “Piano di contrasto al dissesto idrogeologico” depositato a Palazzo Chigi nel 2019 da “Italiasicura”, la struttura di missione nata dall’idea del “rammendo” di Renzo Piano che ha operato con i governi Renzi e Gentiloni. Contiene tuttora circa 11.000 opere e interventi di varia tipologia – briglie, vasche di laminazione, risagomatura di canali, apertura di canali fluviali intombati, difesa della costa, consolidamento di versanti in frana – per un investimento decennale di circa 31 miliardi di euro.
Italiasicura, in 4 anni di lavoro, con un team di professionisti provenienti da ministeri e protezione civile e con soli due esterni alla Pa, ha dimostrato che un grande Paese come il nostro può farcela a mettere nella massima sicurezza le tantissime aree fragili con tantissimi italiani in pericolo. Il Governo Conte 1 la cancellò insieme al portale che garantiva trasparenza dei cantieri.
Non è fortunatamente riuscito a cancellare alcune riforme e semplificazioni che vanno utilizzate oggi. Tutti i presidenti di Regione sono rimasti “Commissari di Governo per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico”. La sburocratizzazione nel decreto “Sblocca Italia” del 2014 che ha permesso di riaprire molti cantieri bloccati rendendoli “no stop” dopo la gara anche in caso di ricorsi, e di aprirne molti altri grazie agli atti dei presidenti-commissari che, con “dichiarazione di pubblica utilità”, sostituiscono “visti, pareri, autorizzazioni, nulla osta e ogni altro provvedimento abilitativo necessario”. Nuove linee guida non permettono più di intombare corsi d’acqua.
La dimostrazione di quel lavoro sono i grandi cantieri, ormai in via di conclusione, con i più grandi investimenti europei per contrastare le alluvioni in grandi aree urbane, che procedono con i ritmi giusti: circa 500 milioni di euro per 8 grandi progetti per difendere Genova, 120 milioni per le casse di espansione lungo l’Arno per tutelare la Toscana centrale, 120 milioni per salvare dalle piene del Seveso Milano e l’hinterland. Sono stati 1.445 i cantieri chiusi e riaperti e i nuovi cantieri, moltissimi con costi anche minimi, per un totale di 1,4 miliardi investiti. Era tutto verificabile. Per la prima volta, infatti, lo Stato permetteva a qualsiasi cittadino di cliccare sul sito del governo e “visitare” il portale di Italiasicura localizzando il suo cantiere geo-referenziato, corredato di dati, stato di avanzamento, e anche di video e “selfie” di operai e tecnici. Trasparenza totale.
Le risorse? Furono ritagliati 8,4 miliardi di euro per il piano decennale. Chiusa Italiasicura, quei fondi sono rimasti non spesi, e sono ricomparsi nel PNRR alla voce “Contrasto al dissesto idrogeologico”. Sarebbero sempre utilizzabili come un buon budget di partenza.
(Il testo integrale qui)
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!