Dov’è la destra sociale?

Aliquote Irpef ridotte per i lavoratori autonomi, difesa dei tassisti dalla concorrenza, privilegi agli intoccabili balneari, lasciapassare per la piccola evasione di massa. La destra sociale sembra che finisca qui. Il suo orizzonte non va oltre il suo elettorato. Il tanto sbandierato taglio del cuneo fiscale? È a carico di chi paga le tasse e sostituisce aumenti delle retribuzioni che non arrivano. La spiegazione dei datori di lavoro è la scarsa produttività, ma questa vale per i dipendenti, non certo per loro. Non è forse questo il cuore del caso Santanchè? Ai datori milioni, ai dipendenti stipendi bloccati. E guai a parlare di salario minimo (che c’è in tutta Europa). Il governo è assolutamente contrario.

La destra “sociale” cerca di mostrarsi attiva sui sussidi di povertà, ma combina pasticci. Abolisce un reddito di cittadinanza aperto a tutte le truffe e che incentiva il lavoro nero, ma scrive norme confuse per suddividere abili al lavoro e inabili. Inventa una social card di 382 euro una tantum e combina un altro pasticcio sia sui beneficiari sia sul suo utilizzo. Insomma la destra non riesce ad essere coraggiosa e a farsi carico degli interessi nazionali, ma si ostina a concentrarsi su quelli di parte. Infine Giorgia Meloni rinuncia ad essere una statista e torna comiziante intervenendo nella campagna elettorale spagnola a favore di Vox.  La sintesi? Un passo avanti e due indietro

15 luglio 2023

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