Dove nasce la nostra corruzione

Ernesto Galli della Loggia affronta sul Corriere della Sera del 26 aprile la sempre attuale questione della corruzione con un taglio inusuale perché, invece di prendersela con i politici, se la prende con chi li elegge. E non lo fa con affermazioni di principio, ma ripercorrendo l’esperienza di vita di un giovane e la sua (dis)educazione alla legalità.

scuola vandalismoParte dalle piccole marachelle di uno scolaro che si abitua a copiare senza che la cosa susciti particolare riprovazione per poi proseguire il suo percorso scolastico lungo il quale “chiunque vuole può maltrattare arredi, imbrattare di scritte di ogni tipo i bagni, scrivere e disegnare a suo piacere sui muri dell’edificio”. Il tutto senza sanzione come, d’altra parte, precisa l’articolo, “senza alcuna sanzione significativa resterà ogni atto d’indisciplina: se marinerà la scuola, se si metterà a compulsare il suo smartphone durante le lezioni, se manderà l’insegnante a quel paese. Imitato in quest’ultima attività anche dai suoi genitori” che non avranno scrupoli a ricorrere, nei confronti degli insegnanti, anche “a insulti e minacce” .

Ma le sorprese dell’educazione di un giovane non finiscono qui perché “la scuola sarà anche un’ottima palestra di turpiloquio, di bullismo sessista, di scambio di materiale pornografico quando non di spaccio di droga”. Non basta ancora perché “uscito dalle aule per tornare a casa l’adolescente italiano, se usa i trasporti pubblici si eserciterà nel salto del tornello sulla metro o si guarderà bene, se vorrà, dal pagare il biglietto di un autobus o di un tram. Ha imparato da tempo che in Italia pagare il biglietto sui mezzi pubblici è più che altro un’attività amatoriale, un hobby”.

salto tornello metroL’educazione del giovane prosegue con l’uso dei motorini truccati da meccanici che lavorano, naturalmente, in nero e con ripetute violazioni delle regole di circolazione senza correre alcun serio rischio di essere sanzionati.

Il giovane descritto da Galli della Loggia, crescendo, comincerà a gestire le sue uscite con gli amici e sperimenterà la facilità di acquistare alcolici o superalcolici nei locali e di schiamazzare per le strade senza, anche in questo caso, incorrere in sanzioni da parte di chi dovrebbe sorvegliare i luoghi pubblici.

Il nostro giovane “apprendista della legalità” andrà poi all’università e in questa occasione avrà modo di constatare la facilità con la quale i suoi familiari, pur vivendo una vita agiata, riusciranno ad apparire al fisco così poveri da ottenere la riduzione delle tasse universitarie e, magari, anche l’esenzione dai ticket sanitari trovandosi a condividere con i suoi cari il piacere dell’evasione fiscale.

Si domanda Galli della Loggia “ da quanto tempo è in questo modo – attraverso la forza senza pari dell’esempio diffuso capillarmente e quotidianamente – che i giovani italiani (in particolare quelli del ceto medio, della cosiddetta buona borghesia) apprendono come funziona il loro Paese e in quale conto vi deve essere tenuto il rispetto delle regole?”.

raccomandatiCerto non tutti rientrano in questa descrizione, ma “la grande maggioranza ci si trova benissimo e cerca una nicchia dove sistemarsi (spesso grazie alla raccomandazione e/o alle relazioni dei genitori)”.

A questo punto è chiaro che “la nostra corruzione nasce da qui. Da questo rilasciamento di ogni freno e di ogni misura che ha accompagnato il nostro divenire ricchi e moderni. In Italia il marcio della politica è il marcio di tutta una società che da tre, quattro decenni, per mille ragioni ha deciso sempre più di chiudere un occhio, di permettere, di non punire, di condonare”.

E qui torna l’attualità “ certo, Piercamillo Davigo ha ragione, lo ha deciso la politica. ma perché il Paese glielo chiedeva. Il Paese chiedeva traffico d’influenza, voto di scambio, favori di ogni tipo, promozioni facili, sconti, deroghe, esenzioni, finanziamenti inutili alle industrie, pensioni finte, appalti truccati, aggiramenti delle leggi, concessioni indebite, e poi soldi, soldi e ancora soldi. E con il suffragio universale è difficile che, prima o poi, la volontà del Paese non finisca per imporsi”.

La conclusione di Galli della Loggia è che “ di questo dovrebbe occuparsi la fragile democrazia italiana …. del mare di corruzione dal basso che insieme alla delinquenza organizzata minaccia di morte la Repubblica”.

E, tanto per dire la sua sulla polemica del momento intorno al ruolo dei magistrati, afferma che “per i singoli corrotti, invece, bastano i giudici: ed è solo di costoro che è loro compito occuparsi”.

C. L.

2 commenti
  1. Achilli Enrica dice:

    Vero, questo degrato l’ho vissuto tutto, da quando a sei anni andavo in prima elementare, si entrava in classe con il saluto fascista e ci si rivolgeva alla maestra chiamandola “signora maestra” eravamo tutti soldatini… ciò non toglie che anche allora c’erano abusi da chi aveva autorità sui sottoposti. Dopo, con la Democrazia, nel tempo, si è invertito il sistema, Abbiamo abusato di quella libertà come un giocattolo, senza capirne il valore, e nessuno di quelli che ci hanno governato ci ha fatto capire che il giocattolo non si rombe per vedere come è fatto; hanno lasciato fare, anzi ci hanno dato le caramelle, come si fa per non far piangere i bambini… avevano bisogno del voto. Questo fino a metà degli anni settanta, poi è stato un declino inesorabile in tutto fino a oggi! Sono una donna del popolo, non istruita, ma mi sono sempre guardata intorno… l’analisi di Galli della Loggia e giusto! Credo, e ne sono più convinta che questo governo sia il peggiore della Rebubblica… Forse l’intenzioni sono buone, ma chi ci governa è un apprentista stregone….

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