Elenco dei problemi che avrei presentato al ministro Gelmini a “Che tempo che fa” (di Adriana Bizzarri)

Ho assistito all’intervista di Fabio Fazio al Ministro Gelmini a “Che tempo che fa” del 13 marzo e ho pensato che è stata persa una occasione unica per far conoscere dati e fatti sui quali il Ministro non avrebbe avuto risposta facile. Ne cito solo alcuni, nella speranza che si riesca, prima o poi, ad ottenere risposta.

 Sovraffollamento aule

Il Ministro Gelmini in una dichiarazione rilasciata al Senato il 4ottobre 2010 ha dichiarato che il problema delle classi sovraffollate è di “modeste dimensioni” dato che rappresenterebbe solo lo 0,4% del totale delle classi. Inoltre, il problema delle classi sovradimensionate, ovvero con 30 o più alunni, riguarderebbe principalmente le scuole secondarie superiori.

Ammesso e non concesso che sia così (perché i dati sono quelli resi noti dal Ministero e non c’è modo di verificare la loro attendibilità) il Ministro sa che lo 0,4% delle classi corrisponde a 1.500 classi per un totale di 45.000 studenti circa? Quindi, anche se il numero delle classi in soprannumero non fosse maggiore di questo, non è trascurabile il fatto che 45.000 ragazzi debbano frequentare aule non a norma (dal punto di vista della prevenzione degli incendi), invivibili e inadatte a garantire le condizioni minime di apprendimento.

Sarebbe, però, interessante disporre di strumenti pubblici di verifica dei dati, magari basati sulle segnalazioni dei genitori e degli insegnanti. Perché? Perché le segnalazioni ci sono e sembrano indicare una realtà diversa da quella rappresentata dal Ministro.

 Finanziamenti per la sicurezza delle scuole

I fondi FAS prevedono, complessivamente un miliardo di euro per interventi straordinari di messa in sicurezza nelle scuole suddivisi in più anni . Il primo stanziamento è andato per le scuole dell’Abruzzo (250 milioni), un’altra parte è stata ripartita su 1700 scuole in tutta Italia. Ma attenzione stanziamento non significa erogazione effettiva e esecuzione dei lavori. Quindi è anche possibile che i fondi siano stanziati, ma le scuole non vengano toccate.

Manca, però, una parte di quello stanziamento. Per questo avrei chiesto diverse altre spiegazioni al Ministro :

–          quando sarà possibile utilizzare l’ultima parte dei fondi FAS per la scuola? Secondo quali criteri? Le regioni del Sud avranno almeno in questo caso la priorità dal momento che le scuole peggiori si trovano nelle regioni meridionali e nelle isole e che questi fondi erano in origine ad esse destinati?

–          perché non sono stati previsti neanche in questa finanziaria fondi ordinari per l’edilizia scolastica né per quest’anno, né per i prossimi? Non sarebbe ora di uscire dalla logica “emergenziale” per affidarsi, invece ad una programmazione pluriennale, senza interruzioni, per mettere in sicurezza un numero significativo di edifici scolastici? D’altra parte esiste la legge n. 23 del 1996 che dovrebbe essere rifinanziata ogni tre anni e che è stata fatta proprio per programmare gli interventi anno dopo anno.

–          perché non escludere dai limiti imposti dal patto di stabilità gli investimenti che Stato centrale ed enti locali devono fare nell’edilizia scolastica?

 Assenza dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica

La legge n. 23 del 1996 aveva previsto l’istituzione dell’Anagrafe. Molta acqua è passata sotto i ponti o, sarebbe meglio dire, molte tragedie sono avvenute da allora: la scuola elementare di San Giuliano di Puglia, la classe del Liceo Darwin di Rivoli, la Casa dello studente de L’Aquila.

Eppure, nonostante tutte queste vittime, anche a causa della mancata collaborazione di alcuni enti locali, si è arrivati, come affermato ufficialmente dal ministro Gelmini e dal Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture Mantovani, al raggiungimento dell’80% dei dati dell’Anagrafe.

E allora ci permettiamo di chiedere: come è stato possibile mettere insieme dati così disomogenei come quelli dell’Anagrafe e della Mappatura avviata nel 2008, rilevati in periodi e con metodologie così diverse? Non sarebbe il caso di unificare le due tipologie di rilevazione?

Se è vero che i dati sono disponibili per l’80% delle scuole, perché non renderli consultabili a tutti? E poi : saranno aggiornati costantemente? E perché non coinvolgere i cittadini (famiglie insegnanti, studenti) che potrebbero collaborare alle segnalazioni e che avrebbero anche il diritto di sapere in che stato sono gli edifici che frequentano?

 Dimezzamento del Bilancio delle scuole e mancata restituzione dei crediti

Perché non è stato chiesto come mai i Dirigenti scolastici non riescano più a fare fronte alle spese di funzionamento ordinarie e alle supplenze? Semplicemente perché con una circolare (n.9537 del 2009) sono stati effettuati tagli del 25% sui bilanci di ciascuna scuola. Formalmente, perché poi gli stanziamenti, di fatto bloccati, si sono tradotti in crediti delle scuole verso il Ministero che risultano successivamente parzialmente riconosciuti solo per le supplenze. Tanto per capirci si tratta di 1 miliardo di euro che alle scuole servivano, oltre che per le supplenze, anche per le pulizie esterne, per gli esami, per i materiali di cancelleria, di pulizia, di igiene (sapone e carta igienica, tanto per capirci) e per le piccole riparazioni (vetri, serrature, arredi).

Perché meravigliarsi se i dirigenti scolastici sono costretti a chiedere contributi alle famiglie per supplire a questa riduzione? Perché meravigliarsi delle continue richieste da parte delle scuole alle famiglie di contributi “in natura” cioè in carta, penne, carta igienica, saponi ecc?

Possiamo sapere se quei crediti saranno mai interamente riconosciuti e restituiti i soldi alle scuole? Dal momento che il Ministro invoca la qualità del servizio scolastico come motivazione ai tagli dovrebbe spiegare in cosa consiste la qualità di istituti scolastici dove manca di tutto e devono pagare le famiglie per le necessità più urgenti.

 Cittadinanza e Costituzione: ancora una volta materia virtuale

Dopo tanta enfasi e tanti proclami sul ripristino dell’ora di educazione civica con il nome di Cittadinanza e Costituzione, assurta all’onere di materia curricolare con tanto di valutazione, dopo appena un anno di sperimentazione con la Circolare n.86 dell’ottobre 2010 è stata cancellata ed è tornata ad essere materia fantasma, nei fatti, eliminata. Perché questo improvviso dietro – front? Forse perché sono state diminuite le ore di insegnamento delle scuole secondarie? Forse perché non si sarebbe saputo a quali insegnanti affidare questa materia? Forse perché nessun docente disponeva delle competenze richieste e sarebbe stato necessario creare corsi di formazione appositi e dunque trovare fondi? E, si badi bene, questo in un momento in cui ci sarebbe un estremo bisogno di offrire una formazione civica di base per i giovani.

 Auto valutazione degli insegnanti e degli istituti scolastici

Se fossi il Ministro vedrei con preoccupazione il rifiuto, per non parlare di vero e proprio boicottaggio della sperimentazione della valutazione da parte delle scuole e degli insegnanti avviata nelle scorse settimane. Che la valutazione nel mondo della scuola sia indispensabile non c’è alcun dubbio e che la scuola opporrà resistenze al riguardo, pure.

Ma chiedo: quanto sono stati coinvolti gli insegnanti e i loro sindacati nel processo che si intende avviare, pure così importante? Possibile che i tanti rifiuti a collaborare siano spiegabili solo con le resistenze ad essere valutati da parte degli insegnanti? Non ci sarà il timore che i fondi destinati ai meritevoli saranno prelevati dal blocco degli scatti di anzianità dei docenti?

 Insomma gli interrogativi sono tanti e vanno molto al di là della litania su quanti sono gli insegnanti e quanto costano. La situazione è oggettivamente complessa come poche ma un consiglio si può dare alla giovane Ministra: girare di più nelle scuole italiane, ascoltare insegnanti, personale ATA, studenti, vedere con i propri occhi e liberarsi da schemi e vincoli di parte ricordandosi di avere l’unico vincolo della nostra Costituzione che all’art. 33 afferma:

“La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.”

I compiti che spettano alla Repubblica, si sa, costituiscono il programma di qualunque ministro dell’istruzione.

Adriana Bizzarri responsabile scuola di Cittadinanzattiva

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